14 Febbraio 2004
Europeisti e centristi, parisiani è meglio
Fonte: il Riformista
Europeista, centrista, sociale, parisiano. Questo, con qualche eccezione, è l’identikit di base della nuova nomenklatura nell’era del listone riformista, e sebbene solo le prime tre componenti siano fondamentali, la quarta aiuta, e molto. Del resto è Arturo Parisi l’uomo che sin dall’inizio ha tessuto le fila del progetto prodiano, coordinando le delicate manovre diplomatiche, sia quelle interne alla Margherita che quelle verso i Ds, e verso l’ex nemico Massimo D’Alema in particolare. Manovre senza le quali il varo del listone riformista sarebbe stato impossibile.
Il vicepresidente della Margherita, abituato ad apparire poco, si è prima preso la soddisfazione di vedere il progetto unitario per le europee lanciato all’insegna di quello che era il motto dei Democratici del 1999 («Uniti per unire») e quindi quella non solo simbolica, di riportare il pensatoio del centrosinistra nello storico quartier generale prodiano di piazza Santi Apostoli.
A Parisi è profondamente legato Enrico Letta, il più autorevole aspirante candidato premier per il dopo-Prodi. Sempre a Parisi ha fatto costante riferimento quel pugno di uomini che, mentre i rapporti tra Prodi e D’Alema s’erano totalmente gelati dopo la staffetta a palazzo Chigi, hanno tenuto vivi i contatti tra le parti, permettendo che al momento giusto si riattivasse il canale diplomatico che ha poi portato alla grande pace e al via libera alla lista per le europee.
Gli sherpa prodalemiani sono stati da una parte il fedelissimo deputato prodiano Giulio Santagata, Paolo De Castro, presidente di Nomisma e già ministro sotto il governo D’Alema, l’ex popolare Antonello Soro, dall’altra l’ex direttore dell’Unità Peppino Caldarola, la parlamentare Elena Montecchi, Nicola Latorre, spin-doctor di D’Alema.
Ma nella Margherita non tutto il nuovo che avanza passa per Parisi e Letta. Abbracciando pienamente la proposta Prodi, Francesco Rutelli ha anche definitivamente imposto i suoi fedelissimi, a partire dal potente responsabile della Comunicazione Paolo Gentiloni, che insieme al suo omologo ds Gianni Cuperlo, anch’egli in forte ascesa, ha curato l’organizzazione della Convenzione.
Insieme a Gentiloni nel partito dei quarantenni margheritini, custodi della criptocorrente rutelliana, ci sono anche l’attuale coordinatore Dario Franceschini, Maurizio Fistarol, membro dell’esecutivo, e l’ex presidente di Legambiente Ermete Realacci.
Ma tra i rutelliani in carriera non si può non citare anche Rino Piscitello, che certo non è un front-man, che forse non gode di buona stampa, ma che in fatto di peso reale nel partito, dicono di lui i colleghi, «è l ‘unico che se la batte con Franco Marini». Nella Margherita, oggettivamente più che nei Ds, esiste poi un gruppo di giovani emergenti, tutti fieramente unitari e federalisti, tra i quali vanno segnalati almeno il presidente del Consiglio comunale di Torino Mauro Marino e altri due membri dell’esecutivo uscente, Gianluca Susta, responsabile Enti locali e sindaco di Biella, e Lapo Pistelli, responsabile Esteri che si è candidato alla carica di coordinatore regionale del partito in Toscana (nel nuovo statuto federale i presidenti regionali della Margherita godono di molti poteri). Pistelli, appoggiato da Letta e Realacci, correrà contro Rosi Bindi, che nonostante il curriculum sinistrorso e
girotondino è un nome che conta anche nella nuova era riformista.
Altra fucina di idee e uomini sono poi i think tank, alcuni più defilati, altri schierati in prima linea. A Bologna sono importanti punti di riferimento per il listone riformista l’Istituto Cattaneo e la rivista Il Mulino.
Su quest’ultima, diretta da Edmondo Berselli, si esprimono intellettuali su cui il nuovo centrosinistra punta moltissimo, primo fra tutti Filippo Andreatta. Sul fronte ds, invece, la nuova intellettualità politica è raccolta intorno alla Fondazione Italianieuropei., diretta da Andrea Romano e al periodico ultradalemiano
La lettera, diretto da Claudio Mancini e Roberto Gualtieri. Ma i nomi forti che la Quercia può spendere in questa prima fase del progetto prodalemiano sono, Cuperlo a parte, più o meno gli stessi della stagione preunitaria e si identificano con le cariche principali del partito.
Per questo Fassino spera molto nella valorizzazione di alcuni giovani dirigenti locali, come Nicola Zingaretti, che sarà uno dei candidati di punta dei Ds nel listone e il segretario regionale toscano Marco Filippeschi.