MADRID – Zapatero supera l´esame europeo. Più di tre spagnoli su quattro si sono pronunciati per il «sì» al referendum sulla nuova Carta costituzionale, e il livello di astensionismo, alto come previsto, non è stato tale da sottrarre rilevanza politica al risultato: la partecipazione – con 14 milioni di cittadini che sono andati alle urne – ha superato il 42 per cento, solo poco al di sotto delle Europee dello scorso anno. «Oggi nessuno ha perso», ha asserito il capo del governo presentandosi raggiante davanti ai giornalisti al Palazzo della Moncloa alle dieci e mezzo di sera. «Ha vinto l´Europa, ha vinto la Costituzione europea, ha vinto la Spagna». Il premier ha ricordato come, sin dall´inizio del mandato, il suo impegno sia stato quello di «portare la Spagna nel cuore dell´Europa». Un´operazione che, appena un anno fa, non sembrava all´ordine del giorno a Madrid, dove José Maria Aznar governava esaltando l´alleanza transatlantica con l´America di George W. Bush e mettendo veti all´approvazione della nuova Carta fondamentale della Ue.
Per questo José Luis Rodríguez Zapatero aggira tutte le macchinose interpretazioni di risultati e percentuali ed esprime una sola convinzione: «L´appoggio alla linea europeista del nostro governo è stato molto ampio. Ora è il momento di sentirci soddisfatti come paese. Quella di oggi è stata un´espressione di democrazia matura e seria».
Soprattutto, Zapatero raggiunge l´obiettivo che si era prefissato convocando la consultazione popolare primo fra tutti i leader dell´Europa comunitaria: aprire il cammino ai partner della Ue, dando l´esempio di un paese che non ha reticenze nell´esprimere la sua adesione ai principi dell´Unione, a un´Europa «della pace, della solidarietà e della tolleranza». Un entusiasmo che porta il premier ad affermare: «Noi spagnoli oggi abbiamo fatto storia in Europa».
Il rapporto di forze non dovrebbe lasciare spazio ai dubbi: 76,5 per cento ai «sì», 17,5 per cento ai «no».
Eppure le polemiche non sono mancate, anche all´interno degli schieramenti. Così, alla reazione entusiastica del Psoe, i popolari, anch´essi favorevoli al «sì», replicano appigliandosi alla scarsa partecipazione per concludere che quella di ieri è stata una giornata negativa per il premier Zapatero. Il presidente del Pp Mariano Rajoy insiste sul tasto della «partecipazione molto bassa», attribuendone la responsabilità al capo del governo per la sua «precipitazione» nel convocare il referendum. Il governo, secondo Rajoy, avrebbe dovuto «fornire più informazioni agli spagnoli»: «Zapatero ha voluto essere il primo in Europa, un modello per gli europei, ma questo livello di partecipazione non è un modello per nessuno». Un rilievo al quale il premier replica ricordando che sull´astensionismo ha influito il fatto che, in nessun momento, è stato in dubbio il successo dei «sì» con ampio margine: «Non c´era competizione», ha detto Zapatero, spiegando così che molti elettori possono aver pensato che non fosse indispensabile la loro partecipazione.
Al capo del governo, inoltre, il leader del Partito popolare rinfaccia che lo schieramento del «no» era guidato proprio da alcune forze politiche che sostengono l´esecutivo socialista: da Izquierda Unida, il cui leader Gaspar Llamazares si è felicitato con quei «due milioni e mezzo di spagnoli che hanno votato progressista», agli indipendentisti catalani di Esquerra Republicana guidati da Josep Lluis Carod Rovira, convinto che il sì all´Europa mette in pericolo la sussistenza stessa della Catalogna.
Un´idea condivisa probabilmente anche da parecchi elettori del Paese Basco, dove la percentuale dei «no» è stata nettamente superiore alla media nazionale, nonostante i nazionalisti del Pnv, che governano la regione con Juan José Ibarretxe, avessero fatto campagna – seppure senza eccessiva convinzione – a favore della Costituzione Ue. Un risultato che lascia trasparire l´esistenza, tra gli elettori baschi, di una forte componente ancora legata alle posizioni di Batasuna, il braccio politico dell´Eta dichiarato fuorilegge, che in queste settimane si era chiaramente espresso per il «no».