«Silvio Berlusconi ha semplicemente esplicitato quello che si era
già intuito, facendo capire che era socio di scalata di Gianpiero Fiorani».
L’affermazione è di Enrico Letta, secondo il quale «le dichiarazioni fatte oggi
dal premier spiegano molti dei suoi comportamenti» degli scorsi mesi. «Tanto più
— insiste — dopo le rivelazioni dell’ex sondaggista Luigi Crespi su
Berlusconi».
Che cosa c’entra adesso Crespi?
«Non ha forse dichiarato che il premier gli chiese di farsi da parte e di
vendere la sua società, la Hdc, alla Popolare di Lodi? Se poi aggiungiamo che lo
stesso Fiorani intratteneva rapporti, ed è un eufemismo, con il sottosegretario
alle riforme Aldo Brancher, molto vicino al premier, e se poi aggiungiamo che la
Lodi ha salvato la banca della Lega…»
Se aggiungiamo tutto questo?
«Ne viene fuori un intreccio, anzi, un vero e proprio asse, fra Berlusconi
e Fiorani. Ed è il motivo per cui il presidente del Consiglio non ha mai voluto
trarre le dovute conclusioni sull’ex governatore della Banca d’Italia Antonio
Fazio. C’era un disegno comune».
Ma ieri ha attaccato anche la scalata dell’Unipol alla Bnl, proponendosi
come «avvocato accusatore delle coop». E Giovanni Consorte e Fiorani, per i
quali secondo Berlusconi i giudici avrebbero usato due pesi e due misure, non
erano certamente nemici fra di loro…
«La sua è pura campagna elettorale. In tribunale Berlusconi c’è già andato
e abbiamo visto il risultato. Se vuole continuare a usare il boomerang, faccia
pure. Per noi contano i fatti. E i fatti sono questi: Berlusconi ha dichiarato
che la scalata di Fiorani è stata fermata dai giudici, che avrebbero così fatto
il gioco degli olandesi».
E allora?
«Vorrei sapere che ne pensano i correntisti della Popolare italiana
truffati da Fiorani, che si sono visti togliere 30, e qualcuno dice anche 100
euro, dal conto. È lecito domandarsi, nel caso in cui il disegno di Fiorani
fosse andato in porto, se non sarebbe successa la stessa cosa ai correntisti
Antonveneta. Meno male che c’erano Consob e magistratura…»
Però il governo ha fatto subito dopo la legge sul risparmio.
«Quella era partita subito dopo il caso Parmalat».
Già, ma poi s’era fermata.
«L’avevano fermata loro. E poi non c’entra nulla con le affermazioni che
Berlusconi ha fatto oggi sulla scalata Antonveneta. Di una gravità
inaudita».
Si riferisce all’attacco ai magistrati?
«Si può essere idealmente a favore o contro la magistratura: è
indifferente. Il fatto è che lui ha detto queste cose dopo le pesantissime
ammissioni dello stesso Fiorani. Come si fa a non pensare che ci siano interessi
personali in gioco?».
Berlusconi ha criticato pure l’iniziativa dei magistrati su Cesare Geronzi.
Anche questa è campagna elettorale?
«Vedo che giustamente tutti, naturalmente tranne lui e qualcun altro nel
suo schieramento, sono molto rispettosi dei magistrati. Non credo che si possa
dire molto di più sulla decisione che ha riguardato Geronzi. Certamente è un
fatto che sorprende…»
Che cosa, sorprende?
«Mah, la sorpresa è legata alla contemporaneità con la sensazione che il
fronte delle aggregazioni bancarie si sia rimesso in movimento».
E perché mai?
«A Capitalia la decisione dei magistrati crea sicuramente qualche
imbarazzo. Penso che gli eventuali progetti della banca saranno congelati per un
po’».
Berlusconi fa trapelare addirittura che con Geronzi azzoppato Capitalia può
trasformarsi in una preda.
«Spero che questa iniziativa della magistratura non abbia conseguenze
simili se no sarebbe un fatto grave».
Restano gli apprezzamenti del premier per il banchiere. Come li
giudica?
«Osservo che Berlusconi ha dato questi giudizi su Geronzi poche ore dopo
che la sua Fininvest aveva aumentato la partecipazione in Capitalia. Alla faccia
del conflitto d’interessi che non esiste».
Piero Fassino, invece non ha voluto commentare. Come se lo spiega?
«So che ha fatto una lunga intervista a Panorama in cui parla di queste cose…»
E nella quale dice che «per nessun
gruppo si può tenere come criterio quello dell’italianità». Una specie di pietra
tombale dal segretario dei Ds su quella parola che tanto piaceva a Fazio.
«Concordo pienamente con le posizioni di Fassino. L’italianità si difende
con forza sul mercato, anche crescendo all’estero».