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12 Dicembre 2006

Eco contro Veltroni: “Fischi democratici”

Autore: Jacopo Iacoboni
Fonte: La Stampa
I fischi a Prodi? Che tristezza, l’Italia si fa del male, siamo sempre un Paese contro, che è bravissimo a demolire qualcuno ma non sa costruire…».
Però i fischi a volte sono sani, liberatori, per esempio quelli ad Ahmadinejad…
Veltroni sorride e fa un’espressione che vuol dire «mamma mia, hai visto?».
Poi spiega: «Lì i fischi significano coraggio politico, un’opinione pubblica democratica che cerca di farsi largo, anche correndo dei rischi personali… Tutto il contrario dei fischi organizzati a Romano».
Spazio Krizia di Milano, sinistra borghese onestamente per lo più agè. Siamo in quello che in un concerto rock si chiamerebbe backstage. Walter Veltroni è l’ospite per una conversazione sul Partito democratico, ma adesso prima di iniziare si concede qualche battuta sull’attualità, e chiacchiera con Umberto Eco e Sandra Bonsanti. Eco lo sprona, «questo partito democratico deve avere una spinta dal basso, altrimenti nessuno ci crederà».
Veltroni annuisce, «Umberto ricordi il ‘96? L’Ulivo nacque così, con i comitati, una cosa che si poggiava sui partiti ma andava oltre…». Dopo trova il tempo di discutere della nuova Stampa; quindi l’argomento scivola sul tema-fischi.
Eco, però, a quel punto è già uscito, e la frase sui fischi non l’ha sentita; con quella sua andatura ciondolante lo scrittore si è andato a sedere in prima fila, spostato sulla sinistra (ieri sera non solo geograficamente) accanto a Danco Singer; un paio di posti alla sua destra c’è l’ingegnere Carlo De Benedetti, lì vicino Mariuccia Mandelli alias Krizia, più in là Riccardo Sarfatti. Veltroni ha detto cosa pensa della Fed («è praticabile ma bisogna chiamarla col suo nome, una federazione è una federazione, e non il partito democratico»); ha spiegato che il partito democratico non si può concepire staccato da una nuova legge elettorale e da una (almeno parziale) riforma istituzionale: «La legge dei sindaci andrebbe benissimo; con un rafforzamento dei poteri del premier». Ha rivalutato – anche lui, alfin! – Craxi, rivolgendo una critica al partito socialista europeo: «Se il Pse avesse la gentilezza di riconoscere che c’è di più, oltre la tradizione socialista, darebbe una mano a tutti. E badate, dico una cosa che diceva già Bettino Craxi, un’Internazionale dei socialisti e dei democratici non fa male a nessuno».
Alla fine voleva concludere equanime, e dunque accanto ai fischi a Prodi ha citato il manifesto: «I fischi di Bologna, ma anche i volantini lanciati dalle finestre del manifesto contro il corteo di Ratzinger, sono la prova di un Paese infantile, che fa fatica a crescere». Applausi, tutti piuttosto concordi e moderati, in sala. Ma alt, a quel punto si alza Eco: «Io su questa cosa dei fischi non sono d’accordo». Silenzio. «A me va benissimo che si fischi il capo del governo, e mi va ancora meglio che si tirino dei volantini su un capo di stato straniero… E poi scusate, mi devono spiegare per quale motivo è salita in redazione la Digos, ma capite? La Digos! Che cacchio c’entra la Digos? Se io lancio dei volantini in strada, senza offese palesi, al massimo devono poter intervenire i vigili urbani! È una cosa normalissima in una democrazia. Perciò faccio a Walter una domanda che è anche un invito: potrebbe per cortesia nascere un partito democratico in cui tutti i membri sostengono che l’Italia non è un protettorato vaticano?».
Il battibecco è lieve ma sostanziale. Tanto più se il rilievo proviene da quello che il suo amico Edoardo Sanguineti chiama «il cardinale Eco», non certo un anti-cattolico. Veltroni sorride. Esita. Ma resiste: «Umberto, è chiaro che fischiare è lecito, in democrazia, ma continuo a credere che quei fischi così, e quei volantini sul Papa, siano un gesto inopportuno. Hai un giornale, puoi criticare il Papa sul giornale, che bisogno c’è che lanci dei volantini? Così, tra l’altro, ti metti anche contro un sacco di gente…», e insomma, lo si dimentica ma il sindaco dell’Africa, di Jfk e del Pd «dal basso» è, anche, un politico realista.