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10 Febbraio 2004

E Romano ritrova la sua sede: il cammino continua

Diavolo di un Parisi, chissà quanto l’ha pensato l’incontro di ieri sera. Chissà quali percorsi mentali, ridendo man mano che li compiva, l’hanno portato a organizzare, a premeditare la “visita dei Magi”, Fassino, Rutelli, Boselli, a piazza Santi Apostoli. “Uè, ma Romano non è il Bambino”, rideva ieri l’inventore dell’Ulivo e dell’Asinello. Che Prodi non stesse sgambettando nella mangiatoia lo abbiamo sempre saputo. Come sappiamo, però, che il forte attaccamento di Parisi alla simbologia lo ha ispirato, di certo, ancora una volta.


E siccome nulla in politica è improvvisato, le mosse di Parisi partono da lontano. Da quel biglietto di Natale inviato ai parlamentari del centro-sinistra, nel quale il professore sardo avvertiva che “i Magi possono vedere comete che si nascondono ad altri occhi”.


L’attaccamento alle proprie convinzioni, l’affetto verso gli amici possono portare a volte a qualche sbandamento. Ma per il professore quella cometa che occhi umani non sanno vedere non è comunque Prodi. Perché il leader dell’Ulivo esiste, “Prodi è vero, non è un’invenzione di Parisi”, ha scherzato incontrandolo ieri sera un deputato della Margherita. La cometa è quella lista unitaria ulivista alla quale alla fine quattro partiti sono arrivati. Cometa che “i Magi” hanno saputo distinguere e che li ha indotti, con la loro visita, a dare atto dell’intuizione politica e della caparbietà di Prodi e Parisi che quell’idea hanno continuato a difendere.


Prodi quando è arrivato nel suo vecchio studio si è commosso: “Non ci entravo da quasi cinque anni. Ci vengo oggi e so già che sarà l’ultima volta per qualche mese”. Si è guardato intorno come a volere controllare che tutto fosse a posto. Lo ha notato Parisi: “E’ tutto come prima. Come sai, l’ho tenuto aperto io. E mi sono tolto la soddisfazione di riportare dentro la corrente ulivista”. E mentre Prodi accarezzava con lo sguardo l’ulivo bonsai sulla scrivania, il vice presidente della Margherita ha sottolineato: “Lo volevano fare morire, ma l’ho curato io personalmente. Guarda com’è bello”.


Simbolismi anche nelle parole. Prodi non è virtuale, l’Ulivo rivive e “i Magi” sono arrivati nella sede dei Democratici (che in passato fu elemento di divisione e oggi, guarda caso, è sede della lista unitaria) a certificarne l’esistenza. Senza oro e incenso. Ma con quei ramoscelli che sono tornati a movimentare il panorama italiano. Ieri è successo soprattutto questo, infatti i discorsi politici erano già fatti, gli accordi già presi. Ma i simboli talvolta hanno grande importanza. E così Prodi a fine serata ha potuto commentare: “Non è stato un ritorno al passato lontano o recente. Ricordate come si era divisi solo sei mesi fa? Oggi c’è una bella unità. Abbiamo fatto un passo avanti. E’ la continuazione di un cammino”. Assai impervio e lungo finora quasi nove anni. 

Sergio Stimolo