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18 Maggio 2005

Documento sul no al Listone, Rutelli contro i prodiani

Autore: Maria Teresa Meli
Fonte: Corriere della Sera

ROMA — Il documento è praticamente già pronto. Con il garbo del politichese e con la dovuta diplomazia quel testo contiene il « no » della Margherita all’ipotesi di andare alle elezioni politiche con la lista unitaria. Gli uomini di Francesco Rutelli e quelli di Franco Marini vogliono metterlo al voto, venerdì prossimo, nella seconda giornata dei lavori dell’assemblea federale del partito. E sfidare così i prodiani che sono in netta minoranza.

L’accelerazione, ha spiegato ai suoi lo stesso leader della Margherita, si è resa « inevitabile » dopo le dichiarazioni dell’altro giorno di Romano Prodi, che sono state lette come « l’ennesima forzatura » per mettere all’angolo il partito dell’ex sindaco di Roma. Marini ha mobilitato tutti: « Sospendete le iniziative di partito — è stato il suo messaggio — perché dovete venire a Roma, che c’è la conta » . Il responsabile Enti Locali Peppe Fioroni, ieri, ha passato tutta la giornata attaccato al telefono per contattare i componenti dell’assemblea. Paolo Gentiloni, fidatissimo del presidente della Margherita, dopo aver contribuito alla stesura del docu mento, ha impiegato più di mezz’ora per tentare di dissuadere il rutelliano Ermete Realacci che, al contrario del suo leader, è favorevole alla lista unitaria.

Insomma, un’intera giornata trascorsa a preparare le truppe. E a sera Marini sorrideva sornione e diceva ai compagni di partito: « I prodiani cominciano ad aver paura » .

Vero? I diretti interessati negano. Anzi ieri hanno lasciato intendere di non credere affatto che all’assemblea si andrà alla conta. « E’ solo una minaccia » , sostenevano. Ma Arturo Parisi appariva più cauto. Non sembrava aver voglia di impegnarsi nella propaganda, piuttosto si mostrava preoccupato per le sorti della Margherita e dell’Ulivo. « A questo punto — spiegava ai suoi — non fare la lista unitaria significherebbe tirarsi indietro anche sulla Federazione. Ma il riaprirsi di una competizione tra Ds e Margherita rischia di aumentare la frammentazione e di rendere difficoltosa la go vernabilità. Il problema è che nel nostro partito esistono due linee e quindi è un bene che in Assemblea si faccia un’operazione verità in cui ognuno dica qual è il suo progetto. Rutelli ci aveva chiesto una moratoria e noi l’abbiamo osservata, ponendo un solo limite: che entro giugno si decidesse. Dopodiché, altro che moratoria! Sono arrivate provocazioni. E a queste ha voluto rispondere Prodi. Finora, quindi, hanno parlato solo le voci contrarie all’Ulivo, con l’Assemblea sarà consentito anche a noi di parlare e dire la nostra » .

I prodiani, però, non hanno la forza numerica di imporre le loro decisioni. E per questa ragione, probabilmente, se si arrivasse al « redde rationem » , potrebbero evitare una conta non lusinghiera per loro in un solo modo: disertando le votazioni.

Ma si andrà veramente al voto? Dubbio più che legittimo, visto che nella Margherita le truppe sono state schierate diverse volte, ma alla fine i maggiorenti del partito hanno sempre rinunciato al combattimento, firmando la tregua prima ancora della pugna. E in questo senso l’ufficio di presidenza previsto per oggi potrebbe diventare la camera di compensazione dove prodiani, rutelliani e mariniani addivengono a un democristianissimo compromesso.

Ieri, a dire il vero, l’aria non sembrava questa. « Dobbiamo andare avanti, non possiamo fare altrimenti » , spiegava ai suoi Rutelli. « Io ho tentato di mediare, ma ho capito che è impossibile » , osservava Dario Franceschini. E Marini avvertiva alcuni prodiani amici suoi: « Ragazzi, guardate che si fa sul serio. Vedete che dovete fare » . Ma si farà poi veramente sul serio?