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6 Dicembre 2005

Dalle primarie al partito

Autore: Miriam Mafai
Fonte: la Repubblica

Lo ricorderemo, questo 2005, anche come l´anno delle primarie. Con le primarie Romano Prodi è stato indicato, da milioni di elettori, come il leader dell´Ulivo e candidato alla presidenza del Consiglio.

Con le primarie, all´inizio dell´anno, Niki Vendola è stato scelto come candidato alla presidenza della Regione Puglia, conquistata alle successive regionali.

Con le primarie, infine, domenica scorsa, 125.000 siciliani sui 180.000 che hanno partecipato al voto, hanno scelto Rita Borsellino come candidata del centrosinistra contro Totò Cuffaro, attuale presidente della Regione.

E´ una vittoria delle donne, che fin dal primo momento l´hanno voluta e sostenuta, dei giovani che ne hanno organizzato la campagna elettorale e di quanti vogliono liberare la Sicilia dai condizionamenti e dalla violenza della mafia.

Una vittoria importante, lealmente riconosciuta dal suo avversario, Ferdinando Latteri. Il centrosinistra ha dunque scelto, democraticamente, il suo candidato alle prossime regionali.


E´ importante che questa scelta sia passata al vaglio delle primarie. Lasciando , come inevitabile, una piccola scia di malumori in alcuni esponenti del centrosinistra, malumori e riserve che ci auguriamo vengano presto superati.

Le primarie sono un fatto nuovo e importante. Nuovo per noi. In altri paesi, non solo in America ma anche in Germania in Spagna o in Portogallo per fare solo alcuni esempi, sono da tempo adottate, con successo.

Da noi, e in particolare nel centrosinistra, se ne discute da anni in sede politica e in sede scientifica.

Non si è giunti finora ad una decisione valida sempre e dovunque, ma il sistema, nel corso di quest´anno è stato adottato sia per la indicazione di Prodi come leader della coalizione che per la scelta del candidato alle regionali di Puglia e Sicilia. Mentre sono in preparazione per la scelta del candidato del centrosinistra a sindaco di Milano.


Le primarie insomma , nel corso di quest´anno hanno già superato la prova, rivelandosi uno strumento democratico per la scelta dei candidati , capace di suscitare l´interesse e la mobilitazione degli elettori.

Ricordiamoci sempre dello straordinario successo delle primarie per Prodi , che non solo ne hanno legittimato la leadership ma che hanno reso possibile, superando residue incertezze e divisioni, la scelta della lista unitaria alle prossime elezioni.


Prima funzione delle primarie è certamente la scelta del candidato in particolare quando si tratti di coloro che concorrono alle cariche monocratiche, sindaci o presidenti di Regione.

Una esigenza tanto più legittima in quanto con la legge elettorale proporzionale imposta dal centrodestra, la scelta dei parlamentari verrà di fatto affidata, grazie alle liste bloccate, alle segreterie dei partiti.

Con il rischio di rendere sempre più asfittico il nostro sistema politico, accentuando il distacco degli elettori, il fastidio per scelte e manovre di vertice sulle quali sembra impossibile intervenire.

Questo fastidio, questo impoverimento del dibattito, la sensazione di non poter incidere sulle scelte politiche riservate a gruppi sempre più ristretti può ancora alimentare, come già è accaduto nel passato, una contrapposizione tra la cosiddetta “società civile” e la politica.

Con un rischio vero di impoverimento per la nostra democrazia. Le primarie non sono certo la panacea di tutti i mali o le insufficienze di cui oggi soffre la nostra vita politica.

Ma consegnando agli elettori il potere di scegliere il candidato viene riaperto un canale importante di comunicazione e di fiducia tra base e vertici.

E si riconducono sui binari dell´impegno e della politica attiva umori e forze che potrebbero scivolare nel qualunquismo e nell´antipolitica.


Ma con le primarie sembra emergere ed affermarsi anche un altro fenomeno. Nel corso della campagna elettorale che si è svolta in Sicilia nelle ultime settimane, infatti, si sono messe in moto gruppi, forze e singole persone che non si riconoscono più o non si riconoscono soltanto nei partiti di appartenenza, ma nella coalizione in quanto tale.

Nessun dubbio che abbia giocato a favore della Borsellino il consenso e l´impegno di molte donne autorevoli e di molte associazioni e gruppi femminili.

Ma non tutte queste donne o associazioni facevano riferimento ai partiti della coalizione. Molte anzi rifiutavano esplicitamente ogni appartenenza di partito, definendosi piuttosto dell´Unione o dell´Ulivo.

Lo stesso atteggiamento avevano i gruppi di giovani e di studenti , i volontari impegnati per quattro settimane in una intensa e faticosa campagna elettorale, in nome della lotta contro la mafia e per lo sviluppo dell´isola.

Forse è possibile intravedere in queste donne, e le loro organizzazioni, in questi giovani, e i loro gruppi e comitati, in tutti coloro che hanno diretto e partecipato a queste primarie qualcosa che assomiglia, o forse già precostituisce, la struttura di quello che sarà il nuovo partito di Prodi, quando finalmente ci sarà e avrà un nome.