19 Agosto 2005
Cresce il malumore. Santagata (Dl): se serve diremo «ti amo» Ds, pressing su Prodi «Ora deve difenderci» Il Professore a Fassino: ho il massimo rispetto per voi
Autore: Maria Teresa Meli
ROMA — Ora la richiesta non corre più solo sul filo del telefono nei numerosi colloqui tra Romano Prodi e Piero Fassino. Ora la richiesta è ufficiale: il leader dell’Unione deve intervenire per bloccare la polemica sulla questione morale che sta investendo la Quercia. Vannino Chiti, coordinatore della segretaria Ds, è esplicito: «Mi sarei aspettato e avrei voluto da parte di Prodi—dice il dirigente del Botteghino — una parola più forte per porre fine a un mese troppo lungo di polemiche nel centrosinistra. Come capo della coalizione avrebbe dovuto dire con maggiore forza “basta”, perché è una follia procedere su questo piano». Ma come risponde il candidato premier dell’Unione al «pressing» della Quercia? Dicono che ieri Prodi abbia avuto un altro colloquio con Fassino, corre anche voce—benché l’indiscrezione sia stata smentita da entrambe le parti— che i due si siano incontrati in Toscana. E vi è stata conversazione telefonica pure tra Prodi e Chiti. Morale della favola: il Professore ha promesso ai Ds che dirà la sua. Del resto, a Fassino come agli esponenti della Margherita a lui più vicini, Prodi ha spiegato che «la moralità» del leader della Quercia e del suo partito «è fuori discussione». «Io—ha precisato — ho il massimo rispetto per i Ds». Il che non significa però che Prodi rinuncerà a fare della questione morale uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale, un’arma puntata contro Berlusconi. A riguardo il candidato premier dell’Unione è stato molto netto in tutti i suoi colloqui. Il Professore, infatti, è convinto che occorra «un grande sforzo di moralità nella politica», che questo sia un «tema fondamentale». Insomma, al di là delle «polemiche quotidiane», Prodi pensa che sulla «questione morale» tutto il centrosinistra possa essere «unito».
La promessa di Prodi di intervenire per bloccare una «querelle» che stava andando avanti troppo a lungo giunge dopo numerose prese di posizione diessine. In un’intervista al Giornale Peppino Caldarola ha definito «sgradevole » il silenzio del Professore: «E’ ora—ha sottolineato il deputato della Quercia — che Romano trovi il coraggio di dire almeno una parola a difesa del primo partito della coalizione ». E in un’intervista all’Unità il capogruppo al Senato Gavino Angius ha sollecitato un «chiarimento» nell’Unione, perché iDs non intendono «offrire l’altra guancia». Del resto, con questo clima, secondo Caldarola, c’è il rischio di demotivare i militanti della Quercia, e «senza una mobilitazione dei Ds—ha avvertito l’ex direttore dell’Unità — dubito che le primarie possano essere un successone». Anche Angius non ha nascosto una certa «preoccupazione » per le primarie. Insomma, come scrive Miriam Mafai sulla Repubblica di ieri «un disagio, un malessere profondo percorre in queste settimane imilitanti diessini e i loro gruppi dirigenti locali» che dovrebbero appunto impegnarsi per le primarie.
E’ del tutto evidente, dunque, che le polemiche di questi giorni rischiano di incidere negativamente sulla campagna elettorale di Prodi per le primarie. Perciò il Professore ha promesso ai Ds che cercherà di mettere la parola fine a questa vicenda. Lo ha anticipato pubblicamente uno dei suoi fedelissimi, Giulio Santagata: «Come in tutti i rapporti— ha detto il deputato della Margherita — si ha bisogno di conferme ogni tanto: se uno dei due chiede che gli si dica “ti amo”, vorrà dire che lo diremo ». Messo in questi termini, quello di Prodi appare un contentino che il Professore ha intenzione di elargire ai Ds e nulla più. Ma la Quercia dovrà comunque ritenersi soddisfatta. Lo scontro infatti non può andare avanti a oltranza. Neanche ai Ds conviene che Prodi ottenga un risultato non eccellente alle primarie e che, magari, Fausto Bertinotti riesca invece a guadagnare numerosi consensi. Certo, nonostante la promessa prodiana, i sospetti e i problemi rimangono. Gli alleati contestano alla Quercia di voler «mettere in mezzo» il Professore. Lo sostengono sia il capogruppo della Margherita al Senato Pierluigi Castagnetti che Antonio Di Pietro. Mentre da parte loro i Ds guardano con estrema diffidenza al progressivo riavvicinamento tra Prodi e Rutelli e temono che il candidato premier dell’Unione abbia scelto la linea del silenzio in questi giorni per arginare il peso e l’influenza nella coalizione del più grande partito del centrosinistra.