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20 Ottobre 2005

Cosa ci dicono le primarie

Fonte: Governareper

I milioni di persone che hanno votato alle primarie hanno dato una lezione memorabile di civismo e hanno posto al ceto politico del centrosinistra una domanda chiara di unità. Ci hanno detto che è venuto il momento per costruire una forza democratica e plurale che costituisca un solido baricentro per l’Unione di centrosinistra. Dell’Ulivo abbiamo bisogno già oggi, non domani o dopodomani, a partire dal significato da dare alla lista unitaria per le prossime elezioni.

La straordinaria partecipazione registrata il 16 ottobre e l’enorme consenso attribuito a Romano Prodi ha stupito anche coloro i quali, come i promotori di questo sito, hanno sostenuto per primi, con convinzione e con impegno la necessità di tenere le elezioni primarie. Più di quattro milioni di persone hanno voluto esprimere il loro sostegno alla proposta politica del centrosinistra e partecipare alla scelta del suo leader. Più di tre milioni di persone si sono riconosciute nella piattaforma riformista e nella visione post-ideologica di Prodi. Hanno dato una lezione memorabile di civismo e hanno posto al ceto politico del centrosinistra una domanda chiara di unità. Ci hanno detto che è venuto il tempo per rimarginare ed archiviare le ferite prodotte nel campo riformatore dalle ideologie del novecento. È venuto il momento per costruire una forza democratica, plurale che costituisca un solido baricentro per l’Unione di centrosinistra. È venuto il momento che l’Ulivo cominci a diventare il partito dei democratici italiani.

Questo soggetto nuovo e forte, nella società italiana, c’è già. È molto più vivo, radicato ed esteso delle vecchie identità di partito a cui una parte del ceto politico, per pigrizia o convenienza, vorrebbe rimanere abbarbicato. Si tratta peraltro dell’unico efficace antidoto alla riforma, fraudolenta e avvelenata, del sistema elettorale che Berlusconi e soci vogliono approvare. Se passasse quella legge ignobile – l’ultima di una sequela di leggi fatte a misura degli interessi particolari dei proponenti – Ds e Margherita sarebbero indotti ancora più che in passato a contendersi un identico bacino elettorale. E all’indomani del voto, una eventuale maggioranza di centrosinistra rischierebbe di essere fin troppo fragile. Né regge l’argomento secondo cui il sistema proporzionale richiede più liste, per attrarre più elettori. Le consultazioni europee del 2004 e le regionali del 2005 hanno già mostrato, ad un esame non truccato dei dati, che non esiste un particolare vantaggio ad andare divisi, tanto meno in una elezione in cui non si possono esprimere preferenze. Dell’Ulivo abbiamo insomma bisogno già oggi, non domani o dopodomani, in forme concrete e ben definite. È proprio sulle forme concrete che verranno date alle promesse di unità che potremo apprezzare la loro effettiva consistenza. Su due aspetti in particolare non si può essere ambigui.

La presentazione della lista unitaria alle elezioni politiche del 2006, se è davvero parte di un disegno di più largo respiro, non può servire solo al pure importante fine di dare una sede appropriata alla candidatura al Parlamento di Romano Prodi. La lista unitaria ha davvero senso solo se esclude ogni forma di competizione tra i due partiti riformisti e pone le basi per la formazione di gruppi parlamentari dell’Ulivo, dentro i quali possano formarsi più liberamente posizioni comuni non vincolate dal perimetro dei vecchi partiti. La formazione di gruppi parlamentari unici dell’Ulivo è anche la migliore garanzia che venga rispettato quel “patto tra gentiluomini” siglato dai segretari del centrosinistra a metà giugno secondo cui di fronte ad una eventuale crisi del governo Prodi, l’unica via praticabile siano le elezioni anticipate.

Il sereno e civile richiamo all’unità che il popolo dell’Ulivo ha mandato alla classe politica del centrosinistra, insomma, non può e non deve essere più disatteso. Già per due volte, nell’arco di pochi mesi, all’indomani delle elezioni europee e poi all’indomani delle regionali, a segnali simili dell’elettorato sono seguite parole fumose e comportamenti guidati da un avaro interesse di bottega. E se gli attuali leader dei principali partiti non sapranno rispondere a quella domanda, qualcun altro dovrà farlo.