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7 Giugno 2005

Cinque motivi per non disertare

Autore: Sabino Cassese
Fonte: Corriere della Sera

Il 12 e 13 giugno prossimi siamo chiamati a votare per il referendum su alcune parti della legge del febbraio 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Espongo cinque motivi per i quali disertare le urne, pur essendo lecito, non è giusto.

1. Perché chi è contrario all’abrogazione, invece di esprimere il proprio voto negativo, propone di disertare le urne, facendo propaganda per tale proposta La spiegazione è stata fornita dal presidente della Cei: «Il votare no, dato che contribuisce al raggiungimento del quorum, di fatto è un aiuto, sia pur involontario, ai sostenitori del referendum». Chi fa propaganda per l’astensione, in sostanza, punta sul «premio di maggioranza» che deriva dall’astensione «naturale», non programmata, di chi è malato, di chi sta al mare, di chi è indifferente, di chi non è sufficientemente informato, di chi è incerto, di chi non ha fiducia nelle istituzioni. Sommando l’astensione «naturale» con quella programmata, si può riuscire a non raggiungere il numero legale, facendo fallire il referendum. Questo disegno è più agevole di una opposizione che si manifesti con il no, che non può valersi del «premio di maggioranza» delle astensioni «naturali». Messa la questione in questi termini, ci si può chiedere: è giusto che i contrari al referendum raggiungano il loro scopo in questo modo obliquo, confondendo la loro opposizione con il non voto degli incerti, degli impediti, di chi è in vacanza, eccetera Non si corre così il rischio che una minoranza metta una (eventuale) maggioranza nella impossibilità di esprimere validamente la propria scelta

2. L’articolo 75 della Costituzione dispone che la proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto. Questa norma è parallela a quella dell’art. 64, per cui le deliberazioni delle Camere e del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti. La funzione di queste norme non è quella di dare una terza scelta al popolo e ai parlamentari (di astenersi, oltre a quelle di essere favorevoli o contrari a una proposta), bensì di proteggere la maggioranza. E’ allora corretto sfruttare programmaticamente tale norma ad un fine ulteriore e diverso, affermando che la Costituzione dà una triplice opportunità di scelta e che disertare le urne è un diritto Si può affermare apoditticamente che le tre scelte hanno pari dignità

3. Il presidente della Camera dei deputati ha affermato che il Parlamento è il «luogo istituzionale ineludibile» per decidere sulla materia. Ma la Costituzione sottrae al referendum e assegna in via esclusiva al Parlamento solo le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Su quali basi è fondata l’interpretazione estensiva delle materie per cui non è ammesso il referendum

4. Al referendum si può votare sì o no, oppure scheda bianca. Chi è contrario può votare no, oppure può lasciare la scheda bianca. Quest’ultimo sarà un voto non valido. La Costituzione prevede che è approvata la proposta soggetta a referendum se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. L’astensione serve solo a dare un sovrappiù di peso alla propria scelta, facendo fallire, con il «premio di maggioranza», la procedura referendaria.

5. Il referendum non verte su un solo quesito. Le domande poste ai cittadini sono ben quattro. Ad esse si può rispondere in modo diverso. Chi manifesta il proprio dissenso non recandosi a votare si priva della possibilità di esprimere la propria scelta in modo articolato, è costretto a un rifiuto in toto.