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8 Maggio 2001

Cattolici, tre anime al voto

Pedrazzi: "Alto clero col Polo, preti con l'Ulivo" Il mal di pancia tra i credenti che votano a sinistra dopo gli articoli del settimanale dell'Arcidiocesi
Autore: Luciano Nigro
Fonte: la Repubblica - Bologna


«METTIAMOLA così – si lascia scappare l’ex vicesindaco Luigi Pedrazzi -: l'”alto clero” bolognese a maggioranza sta con il Polo, ma il “basso clero”, i parroci e i cappellani, per tre quarti sta con l’Ulivo». «Penso che Biffi non c’entri – dice Andrea De Pasquale, catechista in parrocchia, impegnato nel volontariato e rappresentante dell’Asinello – il problema è quella fascia di prelati che interpreta in modo spesso maldestro il pensiero del Cardinale».
Due reazioni esplicite, che sono spia di un dissenso più largo, un grande mugugno che attraversa il mondo cattolico bolognese in queste ultime battute della campagna elettorale. Qualcuno preferisce non parlare adesso, obbediente al richiamo della Curia a non mescolare sacro e profano, a non parlar di politica nelle parrocchie e non portare tra i credenti le divisioni e i veleni della campagna elettorale. Però è già pronto «a sollevare in momenti più tranquilli il problema del pluralismo» all’interno del mondo cattolico.
Qualche varco, nel catenaccio elettorale che via Altabella aveva imposto comincia ad aprirsi. Finora l’Arcivescovo di Bologna è rimasto completamente fuori dalla mischia elettorale. Biffi non ha avuto bisogno di annunciare «non ricevo più politici», come aveva fatto due anni fa, quando invitò l’Azione Cattolica e i movimenti ecclesiali «ad astenersi dal parteggiare per un partito e persino dal dare l’impressione di farlo». Ed è stato attento a non farsi sorprendere da una telecamera mentre benedice Sante Tura inginocchiato davanti a lui come era accaduto nel novembre ’99 per la prima sfida con Arturo Parisi.
Per la Curia ha parlato solo Bologna Sette, il supplemento domenicale di Avvenire. Nove giorni fa una bacchettata durissima contro l’appello di 120 cattolici a favore dell’Ulivo. Non è piaciuto quell’invito a diffidare di Berlusconi e dei valori che propongono le sue televisioni. Ancora meno, evidentemente, il fatto che a firmarlo fossero esponenti di primo piano dell’Azione Cattolica. Ma come? Non foste proprio voi a chiedere di non occuparvi di politica quando c’era la Democrazia cristiana?, chiede in sostanza Bologna Sette.
E un no senza sfumature a chi come De Pasquale sul Mosaico, giornale del volontariato, chiedeva di aprire il dialogo e il confronto anche nelle comunità di base. «Le varie aggregazioni cristiane – scriveva Bologna Sette – dovrebbero tornare a studiare e diffondere la dottrina sociale e non discutere di politica nelle parrocchie come alcuni suggeriscono». Un divieto che non dove essere, però, tassativo se ieri ad Ancona, Flavia Franzoni Prodi è stata invitata dal Vescovo a discutere assieme ad altri di politica e voto giovanile.
Domenica 6 maggio la seconda presa di posizione. Quasi un’indicazione di voto. Nei collegi, scrive il settimanale dell’Arcidiocesi bolognese, ricordate che «non sono indifferenti le posizioni di chi vuole imbrigliare la società e di chi vuole lavorare per renderla protagonista; di chi si batte a favore della vita e della famiglia e di chi vuole cucinare l’Italia in salsa olandese; di chi ha un’idea dell’economia capace di coniugare sussidiarietà e solidarietà e chi ondeggia tra veterostatalismo e preoccupante liberismo senza regole; di chi vuole una scuola libera per tutti e chi vuole lo Stato nella parte del pedagogo». Ma se queste parole erano prevedibili in una «bussola per orientarsi alle elezioni» ciò che ha colpito i lettori è stato l’appello a «usare il proporzionale con un po’ di fantasia, senza lasciarsi incantare dalle sirene degli schieramenti e del bipolarismo ineluttabile». Un invito a votare D’Antoni in piena regola, per chi mastica di politica. (Secondo qualche immaginifico interprete delle cose di via Altabella questo articolo sarebbe stato ispirato non da Ernesto Vecchi che sovrintende al settimanale, ma dal numero due della Curia, il vicario generale Claudio Stagni che finora si era sempre tenuto fuori dalle questioni politiche). Un rebus in piena regola, invece, per il lettore meno abituato a leggere tra le righe.
Anche nelle parrocchie c’è disorientamento. Sabato sera alla Chiesa del Pilastro, era previsto un dibattito stimolante: «Chi si merita il voto dei cattolici». Più di trenta parrocchiani sono accorsi per ascoltare don Santino Corsi (Veritatis Splendor), Marco Zanini laico di punta nella Curia bolognese di simpatie per il centrodestra, e Roberto Landini delle Acli, vicino all’Ulivo. Il pubblico è rimasto deluso. «Volevano sapere per chi votare. Ma il dibattito è stato corretto e ha rispettato le indicazioni dei vescovi», riferisce Zanini.
C’era da aspettarselo, dopo che giovedì agli Alemanni, in via Mazzini, il parroco don Angelo Carboni si era visto organizzare a sua insaputa da «un galoppino di Cl» un dibattito tra Gianluigi Magri e Sante Tura (Casa delle libertà) e il d’antoniano Emilio Franzoni. Ha protestato. E’ andato in Curia, ma il Vescovo ausiliare Claudio Stagni ha autorizzato quell’incontro, ormai convocato. La sinistra si è rifatta, però a S. Bartolomeo della Beverara, dove don Nildo Pirani aveva invitato al centro civico Lame i candidati dell’Ulivo, Walter Vitali, e del Polo, Felice Caracciolo. Quest’ultimo non si è presentato e Vitali ha parlato da solo davanti a quaranta parrocchiani.
«Cose che capitano quando si ha paura del dialogo – si arrabbia De Pasquale – . Ma dire “niente politica nelle chiese” favorisce solo l’allontanamento dei giovani e non aiuta la ricerca di soluzioni politiche, inevitabilmente diverse, a ciò che ci insegna la dottrina sociale della Chiesa. La dottrina enuncia il principio, ma poi concretamente come mettiamo in pratica la solidarietà o il rispetto della vita nell’anno 2001? Ne vogliamo parlare anche tra cattolici?».