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2 Aprile 2009

Candidati senza big. Protesta nel Pd

Autore: Fabio Martini
Fonte: La Stampa

Antonio Bassolino lo confida senza le proverbiali perifrasi: «Dopo la
decisione del Pd di vietare a sindaci e presidenti di Regione di
mettersi in gioco, mi chiedo: il partito democratico quali candidature
con grande radicamento popolare metterà in campo?». Dopo la stagione
della «resistenza» alle pressioni di Walter Veltroni che lo voleva far
dimettere, il Governatore della Campania si fa dunque esplicito
portavoce di un dubbio – ancora sommerso ma diffuso – tra i quadri del
Pd: siamo sicuri che liste oneste siano anche liste competitive? La
trasparentissima regola dell’incompatibilità è fruttuosa anche
elettoralmente, davanti ad una destra che farà correre mezzo governo?
In estrema sintesi: sicuro che siano vincenti liste belle ma povere?
Dario Franceschini, anche su questo terreno, ha preferito l’opzione
della chiarezza: è una truffa quella di Berlusconi di candidarsi
capolista in tutte le cinque circoscrizioni delle Europee ed è un
imbroglio quello dei suoi ministri di fare altrettanto. Di qui il
divieto a sindaci, Governatori, parlamentari italiani a sommare quel
mandato con quello europeo.

Un lessico senza chiaroscuri che rende
complicata una possibile correzione di rotta. Per il momento nelle
riunioni a porte chiuse con i segretari regionali, Franceschini ha
arricchito il diktat con una raccomandazione: «Dobbiamo fare liste
piene, nelle quali i candidati in grado di essere eletti siano il più
possibile. Dobbiamo fare liste veramente competitive, piene di
personaggi forti sul territorio». Non è una raccomandazione scontata.
Il tutti contro tutti, il far correre tanti candidati in competizione
tra loro è una vecchia tradizione democristiana che, nella stagione
dell’Ulivo, non si è mai integrata del tutto con quella comunista dei
posti pre-assegnati. Dunque, gli acchiappavoti per il Pd dovranno
diventare le seconde linee nei vari territori. Eppure, le perplessità
sulla incompatibilità assoluta, in giro per l’Italia, non mancano.
Argomenti simili a Bassolino, sono sostenuti da Mercedes Bresso,
presidente della Regione Piemonte: «Io volevo candidarmi alle Europee,
perché i leader hanno un carisma che è giusto sfruttare in un sistema
elettorale con la preferenza. Ma il partito ha deciso e io non mi
candiderò».

Ma non tutti hanno rinunciato. La perplessità più
corposa riguarda uno dei sindaci più forti del Pd, Flavio Zanonato,
primo cittadino di Padova. Sindaco popolare e apprezzato (i sondaggi lo
danno in testa) in una Regione di centrodestra e candidato al quarto
mandato, a chi chiedeva a Zanonato se fosse interessato a fare il
capolista del Pd nella circoscrizione Nord-Est, lui ha risposto che sì,
lui ci starebbe a «dare una mano». Nel suo caso – il 7 e 8 giugno
a Padova si vota anche per le amministrative – non si sarebbe un
divieto formale, ma solo sostanziale, perché in caso di doppia
elezione, Zanonato dovrebbe scegliere per una delle due opzioni.

Esemplare
anche il caso di Rosario Crocetta, sindaco di Gela. Perennemente
scortato, giubbotto antiproiettile indosso, un coraggio fuori dal
comune, gay dichiarato, conoscitore della lingua araba, Crocetta è
personaggio di grande spessore, al quale Walter Veltroni aveva
promesso: «Ti candiderai alle Europee e avrai un anno di tempo per
preparare la tua successione a Gela». Ora, col divieto, Crocetta si
trova in un angolo. Al suo posto, come simbolo dell’antimafia,
Franceschini ha chiesto di candidarsi a Rita Borsellino, di cui si
attende una risposta. Ma è proprio sul terreno dei candidati-bandiera
della società civile che per ora il Pd sembra incontrare più difficoltà
di quante non ne ebbe nel 2004: con Berlusconi declinante e Prodi in
rientro da Bruxelles, la neonata lista dell’Ulivo trainava, in qualche
modo era di “moda”, tanto è vero che accettarono di candidarsi due
personaggi popolari come Michele Santoro e Lilli Gruber che
(soprattutto la seconda) portarono un grande valore aggiunto alla
lista. Per ora le uniche certezza per il Pd riguardano il capolista del
Nord-Ovest (Sergio Cofferati), per il Sud (Sergio D’Antoni) e
candidature in testa alle liste, come quelle (nel Centro) del sindaco
uscente di Firenze Lorenzo Domenici, di Silvia Costa, di Goffredo
Bettini e nelle Isole di Enzo Bianco.