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22 Settembre 2005

Bindi: “Ma il dialogo col mondo cattolico non può svilirsi a rapporto elettorale”

Autore: Giovanna Casadio
Fonte: la Repubblica

Dispiaciuta. «Se la Margherita tenta di apparire interprete della volontà dei vescovi contro Prodi – ingiustamente raffigurato come “traditore” dei valori cristiani – non solo non aiuta il dialogo tra società e Chiesa, ma rischia di compromettere il risultato elettorale del centrosinistra».

Rosy Bindi dà battaglia. Rutelli, il leader del partito, si è smarcato sui Pacs in sintonia con l´altolà del cardinale Ruini Ebbene, ragiona Bindi, «un punto percentuale in più che potrebbe, eventualmente, venire alla Margherita, rischia di compromettere però l´affidabilità del centrosinistra e del suo leader Prodi».


Combattiva. Ha deciso di spedire nel suo collegio toscano «a un ampio indirizzario» la lettera di Prodi a Famiglia cristiana: così si capisce, testo alla mano, che «è un falso» rappresentare il Professore come Zapatero. Fa solo comodo a un centrodestra che «usa strumentalmente la Chiesa e i valori facendoli prigionieri del proprio schieramento politico».
Preoccupata. Per la “pasionaria” Bindi – formatasi nell´Azione cattolica, assistente di Bachelet, ex Dc e Ppi – il rischio è di ridurre a «un semplice rapporto elettorale» il dialogo con il mondo cattolico.


Ma in concreto, onorevole Bindi, lei è a favore dei Pacs o dei Contratti civili solidali sponsorizzati da Rutelli e apprezzati dai vescovi?

«Il mio ragionamento è che alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, così come è scritto nella Costituzione, va la priorità nelle politiche pubbliche. Ma con l´impegno a regolamentare le unioni di fatto, omo e eterosessuali. Solo così si mette fine a discriminazioni evidenti. Certo è una strada stretta».


Basta un contratto di tipo privatistico, allora?

«Uno strumento privatistico non può bastare: ci vuole una legge che dia valore giuridico di fronte a tutta la comunità. E poi ci sono materie in un contratto tra conviventi che impegnano risorse pubbliche. Ad esempio, la reversibilità della pensione o i congedi parentali per l´assistenza. Se i Ccs prevedono questo, allora sono uguali ai Pacs. Al di là dei nomi, tutelare forme stabili di convivenza anche se non sono identificabili con matrimonio e famiglia, è un bene per la società ed è un dovere delle istituzioni. Sono un seme del bene: sono meglio due omosesssuali che convivono o il disordine dei rapporti»


Il referendum sulla fecondazione assistita, la difesa di Fazio, lo stop ai Pacs: c´è un´offensiva del Vaticano in atto?

«Meno male che c´è una Chiesa così loquace in Italia e non arroccata in una dimensione spiritualistica. La democrazia si fonda su un ethos condiviso. Da cattolica, credo che il pensiero sociale della Chiesa sia uno dei pensieri politici più forti. Detto questo, spetta all´autonomia e alla mediazione della politica una traduzione storica di quei valori pensando al “bene possibile” in una società pluralista».


Il pressing dei vescovi e di Ruini sulla politica italiana ha assunto il peso di una lobby?

«La Chiesa in cui sono cresciuta non si spingeva fino a valutare la legittimità costituzionale di un progetto di legge. Occorre un reciproco riconoscimento delle differenti responsabilità di laici e vescovi».


Il rapporto tra la Chiesa e il centrosinistra è diventato particolarmente difficile?

«Forse non c´è un dialogo sufficiente, e per alcuni di noi che si sono formati nell´appartenenza ecclesiale, Prodi per primo, è una grande sofferenza».


Rutelli vuole fare di Dl un partito neo cattolico?

«Io vorrei che la Margherita fosse una palestra di laicità. Ricordo che De Gasperi, nonostante gli fosse stato suggerito da autorevoli prelati dell´epoca, non fece accordi con l´estrema destra a Roma; che i costituenti hanno messo la persona umana, non Dio, al centro della Carta. Ho ritenuto non corretto il “distinguo” di Rutelli rispetto a Prodi sui Pacs perché lo ha consegnato alle accuse ingiuste e strumentali della Cdl. La destra predica i valori e pratica una politica che li nega. Mi è piaciuto invece Ciampi sulla laicità, anche se il simbolo-Porta Pia è insufficiente. Il problema non è più la separazione tra Stato e Chiesa ma la corretta distinzione e il dialogo in una società interreligiosa».