2 Marzo 2005
Bimbi risponde a Vladimir il dissenso non è criminale – Risposta di Federico Orlando
Fonte: Europa
Caro Europa, vorrei far pervenire queste considerazioni al caro Vladimir: per favore non criminalizzare chi non la pensa come te, facendoti scudo del Papa. Nell’articolo di sabato scorso (“Per favore non banalizzate il Papa”) cogli l’occasione per prendertela con coloro che inserirebbero nel Dna dell’Occidente cristiano «un ri?uto radicale, se non proprio criminale, dei principi inalienabili della vita nascente e di quella che declina». Dunque, chi – come me – non è pregiudizialmente contrario alla ricerca sull’embrione o è disposto a discutere sull’eutanasia, sarebbe culturalmente quasi criminale, di sicuro non cristiano, e comunque incapace di distinguere il bene dal male. Invidio le tue certezze, ma mi sento offesa dall’intolleranza sottesa al tuo giudizio, che non ci aiuta a discutere serenamente su temi difficili.
Nei secoli, su materie opinabili ancorché delicate, particolarmente su questioni scienti?che oppure su decisioni morali o mediche attinenti alla sessualità, alla procreazione, alla cura dei corpi, è capitato a molti credenti di non esser d’accordo con la Chiesa. Spesso il tempo galantuomo ha dimostrato che non avevano torto: non di rado anche la Chiesa ha dovuto riconoscere le loro buone ragioni, magari dopo averli perseguitati. Dunque i cristiani disobbedienti non possono esser considerati nemici dell’Occidente cristiano: spesso la loro dissidenza ha indicato nuove vie per paci?- care i rapporti tra nemici e per consolidare il modello pluralista e democratico della civilizzazione occidentale. Sono stati i dissidenti, prima dei liberi pensatori, a praticare la distinzione tra fede e politica, che è stata utile alla vita della Chiesa, anche lei malgrado. Non è così? Comunque su Europa ci si aspetterebbe un maggior rispetto delle ragioni degli altri, credenti e non. Sarebbe bene evitare il muro contro muro e fare a meno di usare il pensiero del Papa per buttarla in politica. Mi accuseresti di vetero-laicismo, credo, se dessi del criminale a chi condanna l’uso del preservativo in funzione anti-Aids, oppure se ritenessi la dottrina cattolica sulla contraccezione responsabile, nel tempo, della morte di molte donne oberate dalle gravidanze. Dunque confrontiamo la diversità delle opinioni, ma senza contrapporre i buoni crociati ai cattivi infedeli. Piuttosto, guardando all’Italia di oggi, riconosciamo che non sono utili né alla fede né alla politica coloro che si ritengono, essi soli, “i cattolici”. Parafrasandoti: essi inseriscono nel Dna dell’Italia lo scambio continuo tra le ragioni della fede e i loro posizionamenti sul mercato politico. In questo non c’è nulla di cristiano, ma, forse, molto di simoniaco.
ON. FRANCA BIMBI
FEDERICO ORLANDO RISPONDE
Cara onorevole Bimbi, grazie per la quotidiana attenzione che riservi al nostro giornale (diversamente da altri tuoi colleghi di gruppo e di partito).
E, premesso che condivido del tutto la tua critica a quella affermazione di Vladimir che hai citato, permettimi anche di non concordare con te quando scrivi che «da Europa ci si aspetterebbe un maggior rispetto delle ragioni degli altri, credenti e non». Che ci siano cattolici che non hanno nulla da invidiare – quanto a integralismo – agli islamici, è purtroppo una realtà che secoli di lotta tra religione e scienza, chiesa e stato, ragione e fede, società civile e società religiosa, non sono riusciti a modi?care. Ma che il nostro giornale ospiti anche opinioni integraliste è un fatto di pluralismo, non di fondamentalismo, perché insieme a quelle abbiamo sempre ospitato opinioni laiche, cultura critica. Ogni collaboratore si assume la responsabilità di quel che scrive, perciò gli articoli sono ?rmati. Il nostro dovere è quello di evitare che una setta, un gruppo, una corrente si impadronisca di queste pagine e le strumentalizzi ai ?ni di un pensiero unico. Qui, e anche la pubblicazione della tua lettera lo conferma, non ci sarà mai pensiero unico, prima di tutto perché noi stessi che facciamo questo giornale apparteniamo a culture diversissime (sulle problematiche che oggi tu sollevi, io la penso esattamente come te, e saranno dieci volte che lo scrivo); in secondo luogo perché è la Margherita che non nasce da un pensiero unico, né cattolico né laico, e chi non è capace di convivere con altre culture diverse dalla sua può solo auspicare che si torni indietro ai partiti-chiesa, altro che Federazione dell’Ulivo.
Tu concludi che «non sono utili né alla fede né alla politica coloro che si ritengono essi soli “i cattolici”». Fede a parte, per la quale non ho titoli a pronunciarmi, sono convinto anch’io di quel che dici: e vale non solo per i “soli cattolici”, ma anche per i “soli liberali”, per i “soli progressisti”, per i “soli democratici”. Capita a costoro di essere addirittura più rigidi delle loro stesse gerarchie, come è stato ricordato sul Corriere della sera riportando le parole di mons. Sgreccia: «Per la Chiesa, anche qualora ci fossero dubbi sull’esistenza del carattere pienamente umano dell’embrione, ci si deve astenere da ogni atto che possa danneggiarlo o sopprimerlo ». Una verità di fede, dunque, visto che non si esclude che possano esserci dubbi. E le verità di fede da tempo non sono più leggi dello Stato. Che non tornino ad esserlo, cara Franca, è però compito soprattutto vostro, di legislatori. Il nostro compito di giornalisti è quello di favorire la manifestazione di tutte le opinioni, utili a creare più solide basi alle nostre analisi e alle vostre decisioni. Non pare anche a te?