6 Dicembre 2005
Bazoli: modifiche irresponsabili, difendiamo la Costituzione
Autore: Gian Guido Vecchi
Fonte: Corriere della Sera
BRESCIA – «Uno dei momenti più alti del contributo dei cattolici alla democrazia è stato all’Assemblea costituente. E oggi la nostra Costituzione è oggetto non solo di una contestazione strisciante, ma anche di uno svuotamento pericoloso e irresponsabile…».
Giovanni Bazoli si rivolge allo storico Pietro Scoppola e la pone in forma di domanda, in tono piano e tranquillo, «ricordo l’articolo 3, la formulazione di un principio base della rivoluzione cristiana come la dignità della persona e la promozione del suo pieno sviluppo…
Per don Sturzo la Carta era la base intangibile della vita nazionale, diceva che è fondamentale che tutti i cittadini si trovino, nel momento del pericolo, a difenderne i valori, che le maggiori insidie stanno nella carenza educativa e nella disinformazione…Ritene che oggi ci siano questi stessi motivi di inquietudine e preoccupazione?».
La risposta viene da sé. Lo storico sospira: «Ci sarà il referendum, contro queste modifiche costituzionali è auspicabile una mobilitazione massiccia dei cattolici». Ma il problema, in fondo, è proprio questo: il «silenzio» dei fedeli.
Si presenta il libro di Scoppola su «La democrazia dei cristiani» (Laterza) e l’atmosfera è solenne, soffitti a cassettoni, crocifissi lignei, sullo sfondo una gigantesca tela con la presentazione di Gesù al Tempio.
Solo che il momento non è dei migliori, lo stesso presidente di Banca Intesa ricorda quanto scrisse sull’eredità di don Luigi Sturzo, «dobbiamo constatare che i cattolici collocati su posizioni contrapposte stentano a far emergere linee politiche di ispirazione cristiana nei rispettivi schieramenti, ossia ad improntare in modo significativo i programmi delle formazioni politiche cui aderiscono».
Tra il pubblico si nota un Mino Martinazzoli pensoso. Del resto così va in generale, Scoppola ha scritto un libro sull’identità politica dei cattolici italiani («La democrazia dei cristiani non può più essere una nuova “democrazia cristiana”.
Oggi coincide con la democrazia di tutti; è un impegno a tener viva, anche con la fede, una speranza di civiltà per il nuovo millennio”»), e la questione centrale è scandita dalle domande di Bazoli, «nella nostra democrazia manca l’anima, c’è un vuoto morale e di spirito: perché, quale contributo può dare la Chiesa?».
E qui bisogna capirsi, c’è la Chiesa dei vertici e la Chiesa come comunità dei fedeli, «non si tratta di contrapporre ma di distinguere».
E Scoppola distingue: «Sì, oggi la democrazia vive una crisi di stanchezza, di sfiducia, c’è quel vuoto etico che Pasolini aveva individuato per primo e del resto, come diceva Bobbio, la democrazia non è in grado di autorigenerarsi, consuma riserve etiche.
Questo è il contributo che può dare la Chiesa. Ma la Chiesa deve uscire dall’illusione che si possa rimediare con operazioni di vertice, ponendo condizioni al legislatore: la secolarizzazione si affronta dalla base della società, dal popolo dei fedeli».
Senso civico, moralità, e anche «il contributo politico del cattolicesimo democratico». Qui lo storico si rivolge a Ezio Mauro, direttore di Repubblica , intervenuto sulla prospettiva del partito democratico: «Se deve essere un partito davvero nuovo non può essere indifferente a questa tradizione».
Il cattolicesimo «politico» di Don Sturzo e De Gasperi, l’esempio dei cattolici nella Resistenza. E quel patrimonio etico che deve arrivare anzitutto dal basso, ripete infine Bazoli: «Oggi l’esigenza essenziale è che la capacità di improntare la società a valori etici esca dal popolo cristiano».