“C’è un nesso inscindibile tra la Prima e la Seconda parte della Costituzione” che riguardano rispettivamente i diritti e i doveri dei cittadini e l’ordinamento della Repubblica e “quando vedo toccare punti non marginali di questa Seconda parte vedo seriamente minacciata la Costituzione”. Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, lancia l’allarme sul referendum “che può recare un vulnus grave alla Costituzione”.
Discutendo con il ministro dell’Economia Tommaso Padoa- Schioppa il suo libro su “Mercato e disuguaglianza” Bazoli ha ricordato che l’impegno dello Stato non può essere quello di eliminare le disuguaglianze, ma “quello di ridurle, di agire sulle cause che le determinano”. Se anche la democrazia non dovesse limitarsi “alla verifica dei suoi presupposti, che sono la libertà e l’uguaglianza”, non è pensabile che questi siano il suo scopo finale, “perché la disuguaglianza non è estirpabile”.
Nè, forse, sarebbe saggio puntare alla sua eliminazione. “Visto che proprio in nome dell’uguaglianza – ha detto Padoa-Schioppa – sono avvenute le più gravi sciagure del secolo scorso, sia economiche che sociali”.
L’uguaglianza, cui, secondo Bazoli, anche la sinistra “guarda con una certa prudenza”, è una nozione che, secondo il ministro dell’Economia, contiene in se stessa “un pericolo di perversione”. “Mercato e democrazia sono due regimi che si fondano sull’uguaglianza, ma producono disuguaglianza. Possono essere corretti, ma non fino al punto di eliminarla” ha detto Padoa-Schioppa. Secondo il quale, se “l’uguaglianza è all’inizio una norma di giustizia, deve essere poi la solidarietà a correggere la disuguaglianza”.
Così come per la globalizzazione “è il suo governo, e non il suo arresto, a risolvere i problemi che determina”.