2222
3 Luglio 2007

Al Pd serve una politica ecclesiale

Autore: Pierluigi Castagnetti
Fonte: Europa

Ho partecipato insieme a Rosy Bindi e Marco Follini al dibattito finale di un
seminario sui temi della laicità organizzato dalla stessa Bindi presso il
monastero di Bose, dove normalmente si prega e si svolgono corsi biblici, ma
di tanto in tanto si riflette pure su questioni importanti per l’uomo
d’oggi. La prima parte era stata arricchita da tre lezioni (padre Enzo Bianchi,
monsignor Giovanni Giudici e professor Fulvio De Giorgi) sui profili
teologici e storici del tema della laicità.

Nel mio intervento ho inteso
richiamare l?attenzione su quella che considero una grande carenza del
centrosinistra e, io temo, anche del Partito democratico: l’assenza di una
strategia o, se vogliamo, di una seria ?politica ecclesiale?, nel senso
dell?attenzione e dell’intelligenza su quanto sta accadendo nella Chiesa
italiana. Vorrei che nessuno si scandalizzasse di questo rilievo e che non
dovessimo attardarci a spiegare che per l?Italia il ruolo della Chiesa
cattolica è storicamente e inevitabilmente così importante da non poter
essere ignorato dalla politica. Se oggi i cattolici italiani si apprestano a
svolgere una importante ?Settimana sociale? nel cui documento preparatorio
si affaccia l?esigenza di approntare «reti di sicurezza», cioè di
autoprotezione rispetto alle istituzioni e, dunque, allo stato, non possiamo
fingere di non vedere in ciò ?un problema?, né come credenti impegnati in
politica chiamarci fuori da qualche responsabilità.

È successo qualcosa in
questi anni e noi ne siamo dentro non solo perché siamo parte della comunità
ecclesiale, ma perché come attori ? non sempre protagonisti ? della vita
politica non siamo stati capaci di corrispondere, evidentemente, a molte
aspettative. In effetti dopo la fine della Dc non siamo stati capaci di un
vero rincominciamento, né di un efficace innesto in realtà pluralistiche in
cui siamo entrati, in modo da consentire a una parte importante dei credenti
di riconoscersi nel nostro lavoro.Senza il riconoscimento di questa
responsabilità perdono peso anche i giudizi severi che talvolta riteniamo di
dover esprimere su posizioni e scelte di una parte del mondo cattolico.
Cerchiamo allora di capire cosa è realmente successo nella Chiesa italiana
negli ultimi vent?anni, che grossomodo coincidono con la presidenza del
cardinale Ruini. Innanzitutto credo che a Ruini si debba riconoscere un
merito, tributatogli peraltro da un osservatore solitamente severo con la
gerarchia come Marco Damilano: ha saputo evitare che la crisi della Dc si
scaricasse drammaticamente sul mondo cattolico. Come ha potuto evitare ciò
che accadde in Francia dopo la fine del Mrp? Con una accentuata
ecclesiasticizzazione della Chiesa e un progressivo accentramento delle
dinamiche interne, in modo da renderne sempre più unitaria e uniforme
l?immagine pubblica.

L?area cattolica è stata compattata con una forte
iniziativa attorno al progetto culturale e alla cosiddetta questione
antropologica, mortificando talvolta i carismi per le cose temporali che il
Concilio riconosceva posti in capo ai laici. È a questo punto che la dichiarata
neutralità della Chiesa rispetto ai due schieramenti politici italiani ha
finito, per ragioni diverse e oggettive, per trasformarsi in uno
sbilanciamento verso il centrodestra, dove pure sono presenti posizioni
fortemente secolarizzate, ma dove prevale la duttilità e la spregiudicatezza
culturale, e dunque la propensione a cogliere nel rapporto con le posizioni
della Chiesa una decisa opportunità elettorale. Va altresì riconosciuto che
tutto ciò è stato involontariamente (?) favorito dall?emersione nell?altro
campo politico, il nostro, di posizioni di laicismo reattivo, ma anche di
forme di laicismo sostitutivo di ideologismi defunti. L?antipolitica della
destra ha trovato così terreno fertile nell?apolitca di certe forme di
distanziamento istituzionale praticate da una parte del mondo cattolico, in cui
è andata formandosi la convinzione che solo la destra fosse in grado di
difendere valori cristianamente ispirati.

Mentre noi cattolici democratici
andavamo lamentando la latitanza cattolica rispetto ai temi della legalità,
non ci rendevamo conto che se lo stato non è più amico e amato (Moro
esortava i cristiani ad amare lo stato anziché diffidarne), anche la
tensione a difendere le prerogative di Cesare finisce per allentarsi. E ciò si è
verificato anche in aree cattoliche a suo tempo educate agli anticorpi verso
ogni forma di qualunquismo. È stato grave che il centrosinistra abbia
rinunciato a capire ciò che stava avvenendo (e che produceva per sé medesimo
gravi penalizzazioni elettorali, come hanno dimostrato le analisi del voto
dei cattolici nelle ultime elezioni) per un?imperdonabile distrazione o una
non meno imperdonabile supponenza. Errori a cui dobbiamo porre rimedio oggi che
ci stiamo incamminando per i sentieri un po? impervi e un po? sconosciuti
del Partito democratico.

Come? Innanzitutto cercando di capire le nuove
domande che attraversano la Chiesa italiana, non solo a livello delle
gerarchie, ma nondimeno della base. Dobbiamo recuperare la conoscenza della
realtà anche in questa direzione e farci guidare da un principio di realtà. Con
tale ottica, ad esempio, prendendo atto della mancanza delle condizioni
politiche e numeriche nell?attuale parlamento per affrontare talune
questioni etiche di cui si è dibattuto in questi mesi, al di là di ciò che
pure noi pensiamo di positivo delle posizioni del governo e della
maggioranza, occorre dire con onestà che su questi temi decidiamo di fermarci.
Non già a causa di un diktat esterno (della Chiesa), ma di un diktat per
così dire interno, qual è la mancanza dei numeri per decidere. Ciò potrà
servire ad allentare una tensione che non giova ai credenti, ma neppure alla
politica. Occorre poi darsi, discutendone serenamente e approfonditamente,
una strategia non improvvisata nelle relazioni con la Chiesa, soprattutto in
un momento in cui, per varie ragioni, piaccia o non piaccia, il peso delle sue
parole è cresciuto anche in strati dell?opinione pubblica che non si
definiscono credenti.