Mi dispiace dissentire da Bersani proprio in occasione di quella che è di fatto l’apertura della campagna elettorale. Ma non è per tornare ai progressisti, dopo 18 anni, vuoti di tutto all’infuori che del berlusconismo. Non è per tornare alla illusione del partito egemonico che abbiamo fondato il Pd. Non è per incoronare quello che Bersani chiama “il candidato dei progressisti” che sono state pensate le primarie.
Con questa tradizione, anche se ad essa estraneo, dovrà confrontarsi chiunque voglia ragionare sul nostro futuro. Resta tuttavia che ci vuole ben altro che una alleanza tra il Pd e le supposte “autorità morali e intellettuali” del Paese, per guidare l’Italia oltre la tempesta. Nè a renderla più forte basta, dentro il centrosinistra, il puntello di alcuni improvvisati contratti co.co.co. con partiti minori, e, all’esterno del centrosinistra, un “patto” con centristi più o meno consenzienti.