ROMA – Una partenza, ma «un´ottima partenza». Romano Prodi ha raggiunto il risultato: annunciare cioè, dopo il vertice con i leader del centrosinistra al completo – come non accadeva più dal 1998, da quando lasciò Palazzo Chigi – l´avvio della «grande sfida» e la nascita della Grande alleanza democratica, la Gad, com´è stata già abbreviata.
Non sembra provato il Professore alla fine delle cinque ore di confronto. Più di tutto, dicono nel suo entourage, è soddisfatto. «Parte oggi una grande sfida e parte la Grande alleanza democratica», scandisce nella conferenza stampa che chiude il vertice, tutti i leader attorno al tavolo ovoidale (Fassino per i Ds, Rutelli per la Margherita, Boselli dello Sdi, Luciana Sbarbati dei Repubblicani europei, Bertinotti del Prc, Diliberto per il Pdci, Pecoraro Scanio dei Verdi, Di Pietro di Idv e Clemente Mastella dell´Udeur). Parla solo Prodi: «È l´inizio di un grande cammino con obiettivi e programma comune».
Il centrosinistra unito con il nuovo nome (che sostituirà quello dell´Ulivo con cui vinse nel 1996) si avvia ad affrontare le prossime sfide elettorali. Mette per il momento da parte le divisioni e riparte dalla mobilitazione contro la Finanziaria di Berlusconi (il 6 novembre ci sarà una manifestazione nazionale); dal faticoso compromesso raggiunto tra riformisti e pacifisti sull´Iraq; dall´accordo sulle primarie (si terranno entro febbraio) e che sanciranno l´investitura di Prodi a candidato premier. Prodi incassa anche consenso sulle regionali, e afferma che la Grande alleanza democratica si presenterà unita in tutte le 14 regioni in cui si voterà nella prossima primavera. Al massimo a fine mese si conosceranno i nomi da presentare. Il criterio da seguire? «Scegliere sempre il candidato più forte e con maggiori possibilità di vittoria».
Di intesa sulla questione irachena parlano sia Prodi sia, subito dopo, Bertinotti e Fassino. In pratica, un lavoro di cesello per raggiungere il difficile compromesso: sì al «ritiro delle truppe», così come chiede la sinistra radicale, ma insieme a una serie di tappe. «L´Italia si attivi per una conferenza internazionale con tutte le parti interessate che permetta lo svolgimento sereno delle elezioni – spiega il Professore – poi si sostituiscano le forze occupanti con una forza internazionale percepita come di pace. E in questo quadro va previsto il ritiro delle truppe italiane».
Bertinotti approva, una volta che è stato accettato da Prodi l´impegno per il ritiro delle truppe: «La posizione di Prodi mi soddisfa molto, riassume le istanze di tutti, oggi abbiamo una posizione comune». Aggiunge il leader di Rifondazione che è accaduto «ciò di cui avevamo bisogno, che l´opposizione battesse un colpo». Piero Fassino, il segretario dei Ds, è il primo a commentare positivamente: «Una riunione dalla quale è emersa una forte solidarietà, una forte coesione e una forte volontà unitaria che si è tradotta nell´adozione si punti chiari». E sull´unità insiste Francesco Rutelli sia all´uscita dal vertice mattutino («Il nostro popolo ci chiede unità e noi oggi siamo stati veramente uniti») sia nella riunione pomeridiana di Prodi con i parlamentari della Margherita. «È andato tutto bene», commenterà a conclusione della giornata il Professore. A chi gli chiede se con i Dl ha avuto problemi, risponde: «Il passaggio più difficile è stato al mattino». Mentre con i deputati e i senatori diellini ha insistito: «La vostra casa è anche la mia, tra quelli che si sono dati da fare per costruirla c´ero anch´io». A introdurre il suo intervento, Pierluigi Castagnetti («Ti consideriamo un collega del gruppo in servizio permanente in funzione di governo») e Rutelli («Il periodo delle turbolenze è alle spalle»). Arturo Parisi, “inventore” dell´Ulivo e presidente dell´Assemblea federale della Margherita, chiosa: «È un ulteriore avanzamento del progetto dell´Ulivo, un passo avanti notevole, è stata una bella giornata».