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15 Marzo 2005

Il modello Zapatero per l´eurosinistra

Autore: Marc Lazar
Fonte: la Repubblica

In trent´anni, dalla fine della dittatura franchista a oggi, il socialismo spagnolo ha conosciuto due grandi leader, Felipe Gonzalez prima, Jose Luis Rodriguez Zapatero adesso. Il primo è stato uno degli artefici di quello che è stato definito il socialismo dell´Europa meridionale, nonché uno dei primi a mettere in pratica una “terza via ante litteram”, per usare l´espressione del politologo catalano Gabriel Garcia Colomé. Il secondo si impone forse come l´inventore di una nuova esperienza di governo, un esempio da seguire per l´insieme dei partiti socialisti dell´Europa occidentale.

Negli anni ?70-80 la socialdemocrazia più solida, quella del centro e del Nord dell´Europa – in Germania, in Austria, in Svezia, in Belgio, in Inghilterra – è in serie difficoltà. Al contrario, i partiti socialisti dell´Europa del Sud – in Francia, in Spagna, in Portogallo, in Italia e in Grecia – hanno il vento in poppa. Ciascun partito adotta la strategia più appropriata al proprio Paese, ma emergono nuovi punti in comune. In particolare emergono nuovi leader: François Mitterrand in Francia, Mario Soares in Portogallo, Bettino Craxi in Italia, Andreas Papandreu in Grecia, Felipe Gonzales in Spagna. Ognuno di loro si impone alla testa del suo partito, lo trasforma in una macchina al servizio della propria ambizione, rinnova la dottrina socialista, modernizza l´immagine del socialismo e sfida i potenti antagonisti comunisti. Secondo modalità ovviamente proprie a ciascun sistema politico, tutti costoro conseguirono il loro obiettivo: la conquista del potere. L´esercizio di tale potere, iniziato in pompa magna, sarà seguito da momenti di gloria e da gravi rovesci di fortuna, per poi concludersi in grandi difficoltà. Dopo aver conosciuto una primavera promettente e un´estate fruttifera, questi cinque uomini hanno tutti vissuto l´autunno dei patriarchi.
In Spagna il Psoe è rimasto al potere per 14 anni, divisibili in tre grandi fasi. Dal 1982 al 1986 i socialisti consolidarono la democrazia, modernizzarono lo Stato – in particolare con la decentralizzazione – e agganciarono la Spagna all´Europa. Dal 1986 al 1992 svilupparono uno Stato sociale, pressoché inesistente fino allora. Infine, gli ultimi quattro anni furono quelli dell´insuccesso economico, dell´indigenza sociale, delle divisioni, della scoperta del clientelismo e della corruzione. Sebbene rabbuiato dagli sconvolgimenti dell´ultimo periodo, il bilancio resta tuttavia sbalorditivo. In realtà il Psoe aveva sin da allora messo in pratica quello che più tardi Tony Blair e Anthony Giddens teorizzarono con l´appellativo di “terza via”: Felipe Gonzales incarnò quell´intenso momento spagnolo. Simbolo del socialismo mediterraneo, egli fu in un certo qual modo il precursore del rinnovamento del socialismo, se non addirittura del suo superamento, intrapreso da Tony Blair.
Di ritorno al potere dopo otto anni di opposizione, Zapatero deve dunque aprirsi una propria strada. I suoi primi 365 giorni al Palazzo della Moncloa non hanno segnato soltanto la penisola Iberica, ma l´Europa tutta. Zapatero è arrivato al potere alla stessa età di Felipe Gonzales, 44 anni: il Psoe offre dunque una cura di giovinezza al socialismo europeo, così come all´insieme dei partiti politici europei. Zapatero ha energia da vendere e sull´esempio del suo predecessore è riuscito in una rischiosa metamorfosi: il capo di partito, nominato primo ministro senza aver mai avuto in precedenza esperienza di governo, ha dimostrato molto rapidamente le proprie capacità di uomo di Stato. Ma c´è di più: egli è diventato una delle personalità importanti della sinistra europea, al medesimo livello di Tony Blair che dirige il suo partito dal 1994 e il suo paese dal 1997, e ha profondamente scompigliato la sinistra riformista, provocandola e esortandola a esplorare vie nuove, scatenando vigorose adesioni e animosi rifiuti. Rispetto a ciò che accade in Europa, Zapatero a prima vista si colloca nella scia del britannico: accetta l´economia di mercato e dà prova di ortodossia economica. Come Blair, ma altresì come gli altri socialisti europei, vuole modernizzare il welfare, l´educazione, la ricerca, promuovere azioni sociali con l´aumento dei salari minimi o con un rialzo delle pensioni più basse. Al tempo stesso, tuttavia, egli evidenzia alcune differenze nette e importanti rispetto al prestigioso occupante del Numero 10 di Downing Street. In materia di relazioni internazionali si è opposto agli Stati Uniti ritirando le truppe spagnole dall´Iraq e ne paga lo scotto, poiché il presidente americano George W. Bush l´ha accuratamente evitato in occasione del suo recente viaggio in Europa. Blair stesso non ha apprezzato l´atteggiamento spagnolo e lo ha dichiarato pubblicamente. D´altra parte, Zapatero pretende di essere un europeo militante e determinato: con lui la Spagna è stata il primo Paese dell´Europa dell´Ovest ad aver organizzato un referendum sulla Costituzione che gli spagnoli – per lo meno quelli che hanno votato – hanno ratificato. Zapatero non esita a recarsi in Francia per aiutare i partigiani del Sì. Grazie a lui la Spagna, per lungo tempo parente povera dell´Europa, pretende di essere uno dei Paesi motori dell´integrazione europea. Infine, a differenza di Blair, fervente anglicano, Zapatero si è impegnato in una trasformazione profonda della società spagnola: formazione di un governo nel quale uomini e donne sono rappresentati alla pari, legge contro la violenza coniugale, riforma del divorzio, matrimonio degli omosessuali, sospensione dell´insegnamento religioso nelle scuole medie, etc. Zapatero e il suo partito hanno fatto proprie le tematiche post-materialiste e libertarie e così facendo arricchiscono il programma della sinistra.
Il ciclo dello stato di grazia di Jose Luis Rodriguez Zapatero volge lentamente al termine. Benché sia ancora molto alta, la sua popolarità va erodendosi. La disoccupazione resta elevata, intorno al 10,4 per cento, uno dei livelli più alti dell´occidente europeo. La questione delle autonomie regionali rimane ancora irrisolta. Ormai, però, Zapatero è uno dei grandi leader spagnoli ed europei. François Hollande, il primo segretario del Partito socialista francese, fantastica, si immagina alla stregua di uno Zapatero francese, colui che avendo contribuito alla vittoria del Sì, nel 2007 ambirà alla presidenza della Repubblica pur non essendo mai stato ministro. Zapatero potrebbe forse ispirare altresì la sinistra italiana, il che supporrebbe una rivoluzione culturale, visto che i Ds sembrano procedere a rimorchio – sull´esempio del Pci di un tempo – in merito alle questioni sociali che il capo del governo spagnolo affronta con cotanta determinazione.
(Traduzione di Anna Bissanti)