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27 Novembre 2015

UNA SCELTA POLITICA E SOVRANA CHE REGOLERA’ PER IL FUTURO LA NOSTRA UNITA’ REGIONALE. PROPRIO PER QUESTO RILIEVO STORICO SONO NECESSARI CONFRONTO E CONDIVISIONE
di Arturo Parisi, La Nuova Sardegna p.17

Sul tema del “riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna” si svolge oggi a Nuoro un incontro che si annuncia partecipato e impegnato. Il confronto porta ad ulteriore sviluppo il movimento che ha già avuto occasione di manifestarsi attraverso incontri che nell’ultimo mese sono andati moltiplicandosi. Questo movimento dà da solo risposta alla domanda che appena ieri proprio su queste colonne poneva Umberto Aime commentando la bocciatura della proposta Erriu da parte del Consiglio regionale delle Autonomie Locali.

“Come mai – chiedeva – una assemblea di 200 sindaci votava appena un anno fa all’unanimità a favore della proposta della Giunta regionale?”. È cambiata la proposta o è cambiato l’atteggiamento verso di essa? Si è ecceduto nella manipolazione, o l’aquiescenza si è trasformata in rivolta? Io credo che la risposta stia nello spirito riassunto nel motto che dà il titolo all’incontro di Nuoro. “Partecipazione! Condivisione! Proposta!”.
Dietro esso sta infatti l’approfondimento e la diffusione della coscienza del rilievo storico della scelta che è oggi nelle mani del Consiglio regionale, o, meglio, di ognuno dei consiglieri regionali. Quello che l’anno scorso era parso a troppi quasi un adempimento scontato, un ulteriore trasferimento nell’Isola dell’ennesima pressione romana è apparsa come una nostra scelta autonoma sulla nostra autonomia.

Una scelta di rilievo compiutamente costituzionale. Al netto delle successive precisazioni è questo peraltro nell’essenza il messaggio che è venuto da Gianclaudio Bressa il sottosegretario che, per delega del Presidente Renzi, guida in questo momento a livello nazionale il processo relativo alla Riforma Delrio. La riforma dell’ordinamento che per gli anni futuri è chiamato a regolare la nostra unità regionale a partire dal riconoscimento della pluralità delle nostre comunità locali è, grazie alla autonomia, di nostra piena ed esclusiva competenza. Come poche altre una scelta politica. Come poche altre una scelta sovrana. Una scelta contro la quale, una volta tanto, non potremo prendercela che con noi stessi. Ammesso che qualcuno ci abbia un tempo definiti “pocos, locos, y mal unidos”, questo è appunto il momento di dimostrare a noi stessi la nostra saggezza. “Pocos” come ancora siamo, possiamo rigettare l’oltraggio che ci vuole “locos”, solo se dimostriamo la capacità di unirci bene.

Ecco perchè, paradossalmente, dobbiamo ringraziare la Giunta che ha cominciato a parlare con parole dure ma tuttavia di verità, abbandonando finalmente la linea seguita in passato: riduttiva per quel che riguarda il rilievo della riforma e apparentemente accomodante per quel che riguarda la sua attuazione. Che cosa infatti può dare la misura del rilievo storico della scelta in campo meglio della minaccia, da parte dell’assessore Erriu delle sue dimissioni nel caso di rinvii e distorsioni, e addirittura di un ritorno alle urne che conseguirebbe a quelle del presidente Pigliaru? Ma per lo stesso motivo, difronte alla presa di coscienza che pur con qualche ritardo si estende e approfondisce, come non riconoscere la necessità di una moratoria che offra alla riforma quella “partecipazione e condivisione” della quale oggi sicuramente non dispone? Solo una attitudine muscolare e allo stesso tempo una inadeguata convinzione nelle proprie ragioni potrebbe rendere sordi difronte a questa preoccupazione, rinviando inevitabilmente ad un referendum che decida della eventuale divaricazione tra il giudizio dei cittadini rappresentati con le decisioni dei consiglieri che in questo momento si trovano a rappresentarli.
Ecco perchè è difficile non confrontarsi con la richiesta che viene da molti documenti dei Sindaci, la stessa che è oggi affidata alla “Carta dei sindaci della Sardegna centrale” che chiede “la sospensione di sei mesi” per l’esame del disegno di riforma del sistema delle autonomie affinchè venga consentito quel dibattito largo e partecipato che non è stato finora possibile.