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31 Dicembre 2009

Un Pd senza linea è un problema per il Paese, prima ancora che per se stesso

Autore: Arturo Parisi
Fonte: Il Riformista

Caro Direttore,
 
mentre le scrivo mi chiedo se non appartenga anche io alla categoria dei cretini cosi’ come Carlo Cipolla ebbe a definirli una volta per tutte in un libretto pubblicato dal Mulino ormai troppi anni fa che lei ha voluto ricordare. I cretini che danneggiano se stessi e contemporaneamente gli altri. Come definire altrimenti uno che trova il modo di rovinarsi un giorno di vacanza, e allo stesso tempo disturbare la vacanza degli altri? E per di piu’ per un p.s.: il post scriptum che ha voluto apporre al suo brillante e allo stesso fazioso editoriale di ieri.
 
A provocarmi non e’ stata infatti la sua difesa, nel testo, del “legittimo impedimento”, una legge che secondo lei sarebbe una di quelle che “salvano una persona ma non inguaiano nessun altro”.
 
La dichiarata trasgressione del principio che la legge sia una norma “generale e astratta” e diventi invece “particolare e concreto” non e’ mai infatti senza prezzo. Anche se una legge “ad personam” non solo non inguaiasse nessuno ma addirittura rasserenasse, nell’immediato, tutti, il moltiplicarsi delle leggi ad personam finisce per dissipare il nostro capitale sociale, il patrimonio sul quale ogni collettivita’ investe per progettare il futuro. Se anche a pagare il prezzo non fosse nessuno di noi, lo stesso non potremmo dire dei nostri figli ai quali ci apprestiamo a trasmettere un capitale sociale gia’ troppo depauperato. Privi del principio di legalita’, del riconoscimento che l’uguaglianza dei cittadini difronte alla legge, non e’ solo un ossequio formale, la nostra comunita’ finirebbe in balia della regola del “se po’ fa’ ” che sembra sempre piu’ l’unico criterio che regola la nostra vita collettiva.
 
E le assicuro che quando penso alle leggi ad personam non vedo solo quelle che riguardano Berlusconi ma tutte quelle che vanno moltiplicandosi attorno a noi ivi compresa quella che proprio oggi ci si propone di approvare a tambur battente per consentire in Puglia la candidatura di Emiliano da poco eletto sindaco di Bari. Cosi’ come non ho difficolta’ a rifiutare con lei “come stella polare la speranza di una condanna penale per il premier”. Io sono infatti convinto che Berlusconi sia oltre che il maggiore ma non l’unico beneficiario uno dei maggiori responsabili della crisi del Paese. Ma la profondita’ della nostra crisi e’ tale che solo un ottimista sfrenato potrebbe riconoscere in Berlusconi la causa fondamentale e quindi sperare che la sua rimozione ci porti da sola fuori da essa.
 
Non e’ quindi il suo editoriale, sul quale avrei peraltro molte altre cose da dire, a indurmi a rovinarci le feste, ma, come dicevo, il suo post scriptum. Glie lo rileggo. “C’e’ un altro elemento che ci fa tenere che si stia tornando alle solite. Tutto cio’ che si era votato al congresso e alle primarie si rimette apertamente in discussione. Rosy Bindi vuole convocare l’Assemblea Nazionale per decidere se Bersani deve fare cio’ che ha deciso il congresso. Ed Enrico Morando diffida Bersani dal proporre una legge elettorale alla tedesca che e’ esattamente la proposta della maggioranza che ha vinto il Congresso.”
 
Esattamente quello che ci aveva ricordato LaTorre alla vigilia di Natale invitando tutti ad attenersi alla linea deliberata dal congresso del partito. ” Il partito ha una linea e la linea e’ quella espressa dalla maggioranza degli iscritti e degli elettori. Non ci possono essere voti di coscienza, per intenderci. Questa e’ una questione dirimente. La linea e’ chiara e resta quella”.
 
Peccato che contemporaneamente sull’Unita’ D’Alema sostenesse che “Insieme alla ‘bozza Violante’ si dovrebbe avere il coraggio di proporre la riforma elettorale.” ribadendo “la convinzione che la soluzione migliore sia un sistema di tipo tedesco che ci consenta di uscire dalla logica dei blocchi elettorali e restituisca ai partiti il loro profilo.”
 
Mi puo’ aiutare a capire che “coraggio” ci vuole a sostenere una tesi che, come lei sostiene, il congresso avrebbe votato a maggioranza. Se cosi’ fosse il coraggio, ci vorrebbe a rimettere in discussione il deliberato congressuale.
 
La verita’ e’, caro Polito, che il congresso non ha deciso alcunche’ e meno che mai il sostegno della legge proporzionale alla tedesca. Altrimenti la Bindi e Morando, che durante il congresso si sono schierati su fronti opposti non aprirebbero la questione della legge elettorale che secondo la bersaniana Bindi metterebbe in causa il profilo del partito, e secondo il dalemiano D’Alema servirebbe a “restituire”, ripeto, restituire al partito quel profilo che il Pd avrebbe perso in un passato a me sconosciuto.

La verita’ e che, il cosiddetto congresso ha certo scelto il segretario, ma l’assenza di un serio dibattito sulla linea del partito non ci consente in alcun modo di condividere la sua convinzione che abbia scelto una linea. La verita’ e’ che questa discussione e’ mancata e assieme ad essa e’ mancata ogni decisione perche’ a tutti e’ chiaro che la legge elettorale maggioritaria, la regola che fu il presupposto della nascita delle coalizioni uliviste, l’unica che ha dato prima senso al bipolarismo e poi alla fuga in avanti verso il bipartitismo, non puo’ essere messa in discussione senza mettere in discussione la funzione e l’idea stessa che e’ stata all’origine della nascita del Pd. Ecco perche’ D’Alema ha ragione nel dire che ci vorrebbe coraggio, molto coraggio, a metterla in discussione. Assieme ad essa sarebbero infatti messi in discussione il partito, l’idea di democrazia governante che ha finora sostenuto, il motivo per il quale molti di noi si sono finora spesi per questa idea all’interno del Pd. Ecco perche’ Bersani non ha mai risposto alla domanda di chi come me durante il congresso gli ha ripetutamente chiesto (anche sul suo giornale) se condividesse la linea da sempre sostenuta con chiarezza da D’Alema e preferisce invece, da una parte, far parlare D’Alema a nome di tutti come se il segretario del partito fosse lui, e dall’altra, scommettere che il ritorno della vecchia linea possa trovare il suo fondamento su un semplice “silenzio assenso”, un altro ancora dei tanti fatti compiuti.

Passi pure il cretini. Ma, mi consenta caro direttore, fino ad un certo punto.
Buone feste.

Arturo Parisi