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10 Gennaio 2005

Ulivo: Parisi, Berlusconi è premoderno

Non credo che Berlusconi abbia probabilità  di vittoria se non residuale. Ma anche se residuale la sola possibilità  di una sua vittoria deve terrorizzarci. La linea che Berlusconi porta avanti è tutto all’infuori che liberale. E non lo dico perché può apparire paradossale che tra i provvedimenti più popolari di questo governo stiano le azioni repressive della patente a punti o l’azione antifumo della quale leggiamo oggi sui giornali. Lo dico perché è ogni giorno più evidente che dietro la pretesa modernizzatrice Berlusconi sta portando avanti una azione restauratrice di forme politiche regressive e premoderne. Il paese, la nostra gente affida la sua resistenza alla speranza di una prova di appello. Il paese ci chiede una prova appello. Guai se questa prova dovesse essere mancata. La distruzione del capitale economico sociale e morale del paese prodotta dal Berlusconismo aprirebbe una crisi profonda della generazione politica entrata in campo dopo la caduta del muro. In cinismo, l’individualismo e il si salvi chi può si impadronirebbe dominerebbe il campo. Esattamente come avvenne dopo il ’79 per la generazione del ’68 alla conclusione del ciclo dei movimenti del decennio precedente.

ULIVO: PARISI, SIAMO ALTERNATIVI A CDL

RIFORMISMO NON E’ COMPLETAMENTO LAVORO DI BERLUSCONI. ABBIAMO NOSTRE IDEE PER GOVERNARE 

Certo la nostra alleanza  affronterà  questo problema in coerenza con i suoi valori e quindi in opposizione ad ogni impostazione padronale. Ma anche con la consapevolezza che solo l’unità e l’organizzazione

So che ci sono alcuni tra noi che pensano che la vittoria debba essere cercata nella competizione col progetto di Berlusconi mettendo in campo le nostre risposte alle sue domande. E altri che immaginano il nostro riformismo come la realizzazione del progetto di Berlusconi da parte nostra come chi aveva immaginato che il comunismo italiano potesse essere la realizzazione del progetto capitalista da parte dei comunisti. La realtà  è che se sul piano del progetto di governo poco o nulla abbiamo, purtroppo, da imparare da Berlusconi rispetto al quale siamo radicalmente alternativi. Non così è sul piano della struttura del soggetto politico che è riconosciuto dalla gente come il referente della comunicazione e della azione. E’ questo il nostro problema è questo il vero motivo per il quale la gente che lascia Berlusconi non si sente attratta da noi. Non perché non abbiamo idee a sufficienza o perché dedichiamo il 90% alle questioni politiche. Se noi dedichiamo il 90% delle nostre risorse alle questioni politiche non è la causa ma l’effetto delle nostre difficoltà . Se al posto dei berlusconiani fossimo stati noi a mettere in scena le divisioni connesse, per far riferimento ad un caso recente, con la costituzione del governo di fronte alla Corte per il giudizio sui referendum abrogativi della legge sulla procreazione assistita, i giornali sarebbero stati dominati da titoli sull’ennesima “bufera nel centrosinistra”.

ULIVO: PARISI, MARGHERITA ACCELERI PRIMARIE

Se fatti dello stesso tipo non producono gli stessi titoli a proposito del centrodestra è perché al di là  e al di sopra di quello che lo stesso capo non ha difficoltà  a ricondurre al teatrino della politica, Berlusconi è di fronte agli elettori referente e garante. E’ per questo che ritengo che fino a quando non è risolto il problema delle regole e della linea di comando anche la moltiplicazione pubblica, la esibizione delle proposte programmatiche invece di risolvere i nostri problemi potrebbe addirittura aggravarli. E’ per questo motivo che alla vigilia della battaglia non deve destare meraviglia se i colonnelli di una armata che i nostri avversari vorrebbero far passare per una armata brancaleone vengono investiti della necessità di concordare urgentemente una regola e una linea di comando. E’ per questo che non possiamo rinviare ulteriormente la risoluzione della designazione della leadership della coalizione attraverso elezioni primarie.

Quanto alla linea sul piano delle parole non ho nulla da chiedere, e quello che ha detto Rutelli mi consente di dirlo con rinnovata tranquillità. Anche se so che questi sono tempi nei quali è sempre meno vero che testi sottoscritti da tutti siano stati scritti e men che mai letti da tutti, per me tutte le parole che contano sono scritte nel preambolo che abbiamo preposto al nostro Statuto. “La conferma solenne della scelta della democrazia bipolare. La collocazione stabile nel campo del centrosinistra. La costruzione del partito come costitutivo e integrante dell’Ulivo.” Pur nella essenzialità delle formule questa formula definisce le nostre scelte di fondo, il percorso della nostra ricerca. La costruzione dell’Alleanza democratica e la spinta al compimento del bipolarismo fino a quando ognuna delle forze politiche non sta in uno e in uno solo dei due poli: con la necessità  conseguente lavorare per un coinvolgimento pieno di Rifondazione comunista e il riconoscimento delle ragioni politiche, ripeto, delle ragioni politiche dell’Udeur di Mastella. La costruzione di una guida politica intestata all’incontro paritario tra le culture riformiste del ruolo di motore e perno della Alleanza senza la quale l’esito più probabile sarebbe l’antico profilo della Quercia e dei cespugli per il cui superamento la Margherita è scesa in campo. Un profilo poco rispettoso della nostra pluralità e insufficiente ad assicurare la vittoria.

Non mi resterebbe che salutare il fatto con tre evviva e tre alleluia.

Una rivoluzione! Soprattutto se uno si riandasse a leggere le cronache sui giornali all’indomani delle Europee quando si aprì tra noi una profonda divisione a proposito della valutazione di quel risultato elettorale.

 

Ma come non ricordare la lezione delle Europee?

Il faticoso cammino che preparò la nostra decisione favorevole alla proposta di Prodi? Il dissenso profondo e diffuso coperto nella Assemblea di Bologna da un esito unanimistico più che unanime. E poi l’esplosione del dissenso represso all’Indomani del voto. Un dissenso rispettoso sì dei deliberati ma purtroppo perché non convinto poco coinvolto nel processo elettorale.

Perciò, nel momento in cui mi congratulo per il ritrovato spirito unitario non posso non chiedermi non posso non chiedervi: come evitare che il 6 aprile assomigli al 18 giugno?

Perciò debbo riproporre l’appello che rivolsi alla Assemblea di Bologna. Non basta scegliere le liste unitarie perché non si come dire no a Prodi.

Per vincere dobbiamo convincere. Per conviNcere dobbiamo essere convinti.

Ed è questo fine che debbo fare appello a tutti e innanzitutto a me perché sia ritrovato nel partito finalmente uno spirito unitario attorno all’obbiettivo della costruzione dell’Ulivo.

E se è vero che ho avuto occasione di lamentarmi per le provocazioni di Bondi e ancor più di Manca che ho ritrovato con disappunto come dfensore delle scelte dei Presidenti delle Camere per l’Antitrust,anche io non posso riconoscere che non è normale in un partito normale che un giornalista lo interroghi ancorché in via ipotetica su una eventuale prospettiva di scissione del suo partito. Anche io debbo chiedermi cosa è che non va e correggere quello che non va.

Così come non è ammissibile che possa ripetersi un episodio come quello del corsivo pubblicato recentemente su Europa sotto la reponsabilità della direzione del giornale a proposito della leadership di Prodi e dei temi oggetto del dibattito presente: provocatorio e irresponsabile. Sento molti di voi ce mi invitano a non sopravvalutarlo data l’irrilevante diffusione del giornale. Resta tuttavia il fatto che Europa resta giornale del partito doppiamente: sia sul piano del controllo della proprietà che su quello della destinazione del finanziamento pubblico. Un tema sul quale non potremo non tornare nelle sedi competenti.

Se su tutti questi fronti riusciremo a camminare e a camminare assieme il successo della nostra proposta non potrà  non premiare il nostro impegno.

Quello che è sicuro è che se chiarimento ci deve essere questo è il tempo del chiarimento. Lo dobbiamo a noi stessi. Lo dobbiamo agli elettori.


FINTE UNANIMITA’ NON SERVONO A NESSUNO

“Se il problema è il sospetto derivato da alcune dichiarazioni apparse oggi sulla stampa di una ricerca strumentale di differenziazione rispetto a te per celebrare una supposta vittoria della componente ulivista che fa a me riferimento posso assicurarti che nessuno nella nostra riunione ha ieri sostenuto una posizione così meschina. Poiché non posso in alcun modo nascondere né mutare la mia convinzione radicata che mi ha portato negli ultimi mesi a denunciare la tendenza all’unanimismo che domina il partito, non fossaltro perché è ancora in edicola una mia intervista rilasciata al riguardo al settimanale l’Espresso, debbo ripeterti che, lungi dall’essere personale, il problema è nitidamente politico. La questione è se tu come appare anche da alcune tue recenti interviste sei ancora sulle posizioni che ti indussero a dichiararti contrario alla lista unitaria dell’Ulivo come espressione di un percorso e di una prospettiva politica oppure hai cambiato opinione. Se hai cambiato opinione non posso che rallegrarmi di trovarmi unito con te nel voto. Se invece sei ancora su quelle posizioni,le stesse che ti indussero con un cedimento alla volgarità  a dichiarare lo scorso anno a Lerici a conclusione di un nostro confronto pubblico che avresti dedicato il tuo impegno al fallimento della nostra proposta mi sembra difficile che noi due possiamo votare nello stesso modo. Questo per rispetto verso di te, verso me e verso tutto il partito. La diversità di opinioni non ci impedirà  naturalmente di condividere la solidarietà di partito e anzi renderà  più riconoscibile la forza della nostra amicizia e il rispetto che nutro verso la tua persona. E lo dico oggi che sento la maggioranza del partito convergere su posizioni nelle quali mi riconosco ma lo direi e l’ho detto anche recentemente quando mi son trovato su posizioni di minoranza. A differenza del Moro che voi amate ricordare, quello del “preferisco sbagliare assieme piuttosto che aver ragione da solo”, io, molti di noi e penso lo stesso Moro veniamo infatti da culture e ispirazioni ideali che ci chiedono di ascoltare tutti ma di avere il coraggio di aver ragione da soli.”