“Un futuro comune si costruisce solo se ci riconosciamo su un passato condiviso come base comune. Un Ulivo come casa comune dei riformisti deve riconoscere come riferimenti comuni i riformisti che con il loro pensiero, la loro azione, e il loro sacrificio hanno messo le basi della nuova fase della nostra democrazia. Un Ulivo nel quale ognuno celebrasse separatamente i propri morti e per di più senza far distinzione tra quanti sono stati guidati da una ispirazione riformista dagli altri (conservatori, massimalisti, rivoluzionari che essi siano) è destinato a separare anche i vivi. Moro è stato tra i democristiani sicuramente uno di quelli che più ha lavorato per il compimento della nostra democrazia in una prospettiva governante e riformista. Se la M. lo celebrasse da sola in nome del passato, essa riconoscerebbe come proprio passato quello democristiano o al massimo un passato come somma dei diversi passati non comunisti. La M. che si pensa come anticipazione e strumento per la costruzione dell’Ulivo (casa dei riformisti) non può celebrarlo che come antesignano del nostro progetto. In sintesi: o Moro lo ricordiamo come riformista e allora dobbiamo offrirlo a tutti i riformisti, o Moro lo ricordiamo come dc e allora è bene che lo celebrino (o, almeno, l’iniziativa della celebrazione sia di) quanti sono stati democristiani.”