(AdnKronos) – Professore, nella primavera 2016 il Pd si trova ad affrontare il rinnovo di amministrazioni importanti da Milano a Napoli, da ultimo Roma. Il fatto che i candidati saranno scelti con le primarie, non è al momento un passaggio scontato. Sta finendo l’epoca delle primarie?
“Forse è più semplice dire che non si sono ancora affermate del tutto. D’altra parte son passati appena 11 anni da quando nel 2004 riuscimmo per la prima volta a strapparle dalle mani degli allora capipartito del centrosinistra. E appena 10 anni dallo svolgimento delle prime primarie a livello nazionale. Quelle che a metà dell’ottobre del 2005 designarono Prodi come candidato alla Presidenza del Consiglio. Diciamo che indietro non si può tornare, anche se sono ancora troppi quelli che vorrebbero farlo.”
Nel caso di Marino, il vincitore delle primarie non si è poi rivelato un amministratore efficace. Forse è il momento che la politica torni a selezionare le candidature?
“Perchè quelli scelti in segreto da decisori segreti sono stati sempre efficaci? E la selezione dei candidati da parte dei cittadini, non è forse politica? O la politica è solo quel che fanno i politici di professione?”
Non è un segreto che anche Matteo Renzi nutra perplessità sulle primarie. Fa bene?
“E quello che ho letto anche io. Ma ho letto pure che senza le primarie tutto il suo percorso politico sarebbe stato impensabile. Dalle primarie per sindaco che vinse a Firenze, a quelle, pur perse, che nel 2012 lo imposero come protagonista sulla scena politica nazionale, aprendo la strada alla sua successiva elezione diretta a segretario Pd.”