Se avessi avuto il tempo e l’occasione per partecipare all’ulteriore seminario di studi che oggi D’Alema promuove sulle Riforme per dare anche all’Italia “Una moderna democrazia europea” ci sarei andato per sentire un intervento solo: quello di Veltroni.
La posizione di quanti oggi parleranno a titolo di studiosi la conosco infatti, in politica, da tempo, e, all’interno della accademia, la seguo da sempre.
La posizione di D’Alema che, al riparo di 14 sigle, è il protagonista della giornata, è nota a molti se non a tutti, perchè è la stessa da sempre. Lineare, coerente, realista, direi, troppo troppo realistica. Tornare ad un impianto proporzionale, corretto quanto si vuole, ma sostanzialmente proporzionale. Riconoscere in politica quello che si chiama il primato della politica, cioè dei politici, cioè dei partiti, cioè, volta a volta, di quelli che in quel momento sono “questi partiti”. Dare all’Italia un progetto istituzionale sulla misura delle convenienze e preoccupazioni dei soggetti partitici, cioè a dire un progetto che consenta a tutti o a quasi tutti i partiti di sopravvivere come sono e far sopravvivere nel futuro le loro più o meno grandi storie passate inclusi i rispettivi gruppi dirigenti. Esattamente l’opposto del sogno, chiamatela pure ossessione, che ci guida da venti anni, e della speranza che ci ha accompagnato negli ultimi ora innominabili quindici anni. Il sogno e la speranza di costruire nuovi e grandi soggetti all’altezza e in funzione di un nuovo e grande progetto che consenta al Paese di sedere alla pari e assieme agli altri grandi Paesi europei al tavolo del governo del mondo. Portare i soggetti all’altezza del progetto, non piegare il progetto all’altezza dei partiti. Battersi, ad esempio per stare alla cronaca di oggi, perchè l’Italia rappresenti, assieme ad altri, l’Europa “nel” Mediterraneo, e non dover assistere impotente alla apoteosi di Sarkozy e alla sua pretesa di imporre Parigi come la capitale dei 461 milioni di abitanti che abitano attorno al nostro “grande lago”.
A proposito di come dare anche al nostro Paese un governo forte autorevole e democratico, quella che non riesco a capire è invece la posizione di Veltroni. L’ultima volta che gli ho sentito dire qualcosa è che avrebbe portato il Pd a battersi per il sistema francese, semi presidenziale a doppio turno di collegio. Facciamo come in Francia, disse all’inizio di gennaio riconoscendosi in una improvvisata di Franceschini, ma precisando, come ha fatto ora per le manifestazioni di piazza rinviate a ottobre, che sì la condivideva ma – calma! – quello era il programma per la prossima legislatura. Bisogna che qualcuno ricordi perciò ora a Veltroni che la prossima legislatura è già iniziata da quasi tre mesi. E gli ricordi anche che secondo D’Alema, sul finire della legislatura passata (cioè cinque mesi fa) anche Veltroni, mentre annunciava di battersi nel futuro per il sistema maggioritario e presidenziale alla francese, aveva condiviso nel presente l’idea di un sistema proporzionale alla tedesca.
Ecco perchè del seminario dei 14 thinktank di domani, l’unico intervento che interessa è quello di Veltroni. Perchè ci dica cosa pensa nel mese di luglio, e cosa pensa di proporre nei mesi di autunno per il futuro del Paese. O almeno ci dica appunto se è vero quel che per i mesi da poco passati ha sostenuto appena giovedì scorso D’Alema sul Foglio. “A me pare che Veltroni abbia sempre detto che era favorevole al sistema tedesco, ad esempio quando tentammo la strada del governo Marini, solo che non era possibile. E noi, per l’appunto, stiamo cercando di rendere possibile ciò che in passato è stato impossibile'”.
E ci dica Veltroni, magari a parte, se pensa che un Partito come il Pd non ha alcun bisogno di discutere e soprattutto decidere di cose di questo rilievo in una sede adeguata, perchè, come sempre sostiene D’Alema, questa è stata da sempre la linea del Pd e quindi il congresso non sarebbe (per dirla alla genovese o con un termine tecnico alla Di Pietro) altro che “una belinata”. Ovvero, se così non è, se non è vero che il sistema tedesco è da sempre (cioè da nove mesi?) la linea del Pd e dello stesso Veltroni e su questo si deve quindi finalmente discutere e decidere, ci dica dove discutere e decidere. Se in un Congresso straordinario o in una Assemblea Costituente finalmente vera, o se invece il Pd sia costretto a continuare a chiaccherarne in finti convegni di studio di finte fondazioni di ricerca, promossi da finti privati cittadini?