Oggi siamo entrati ormai in luglio ma, come è noto, il testo base non è ancora
stato adottato, e neanche presentato in Commissione. I tempi del processo
legislativo e la natura della materia non consentono a nessuno di
sorprendersi e men che mai di disconescere l’impegno profuso al riguardo sia
del Presidente Bianco che del Ministro Chiti. Dobbiamo quindi riconoscere
più che mai l’importanza del pungolo referendario. Se, nonostante questo
siamo ad oggi all’inizio dell’inizio cosa succederebbe se l’iniziativa
referendaria dovesse fallire per un inadeguato sostegno? Mentre continuiamo,
contro ogni speranza, ad impegnarci per il superamento della legge attuale
attraverso la via parlamentare è necessario che in questi ultimi giorni di
raccolta delle firme chiunque abbia sostenuto la necessità della sua
abrogazione faccia la sua parte. Dire che la legge attuale è inaccettabile ma
limitarsi a riconoscere l’utilità del referendum significa al massimo
anticipare il proprio sì qualora il referendum si svolgesse. E’ già
qualcosa. Ma è troppo poco.
Questi primi passi dell’iter legislativo al
Senato rendono infatti evidente che se il referendum dovesse fallire la
probabilità che tutto venga prima rinviato all’infinito e alla fine tutto
resti così com’è è l’esito più probabile. E’ tempo che ognuno si assuma le
sue responsabilità dando seguito alle troppe parole che durante la campagna
elettorale abbiamo detto agli elettori con atti coerenti. Alla scadenza
della raccolta delle firme meno di un mese. Mentre invece da quando
prendemmo l’impegno di cambiare la legge attuale è passato molto più di un
anno.