18 Marzo 2005
Referendum: Parisi, così come chi ha scelto di partecipare riconosce la legittimità della astensione chi ha scelto l’astensione spieghi come questo favorisce la crescita di una cultura comune della vita
Ma quale marcia indietro? E’ lo sviluppo del confronto che costringe ognuno a spiegare meglio le proprie posizioni e a spiegarle in avanti. Quanti, come me, hanno anticipato da tempo la propria determinazione a recarsi alle urne per dare ad ognuno dei quattro distinti quesiti quattro distinte risposte, nel riconfermare la propria scelta traggano occasione per riconoscere la legittimità della altrui scelta di astenersi. Chi ha scelto invece di non recarsi alle urne alleggerisca la propria scelta dalla impressione che essa derivi dalla necessità di conformarsi ad una disciplina ecclesiastica che alcuni hanno associato ad un rinnovato “non expedit”, e quindi al timore delle sanzioni esplicite o implicite che sono ad essa connesse. Solo così un confronto che è solo agli inizi potrà svolgersi in modo utile e non dilacerante. Si evitino da una parte gli anatemi civili contro l’esercizio di un diritto quale è quello di astenersi dal voto in occasione di un referendum, si evitino dall’altra quelli religiosi contro chi ritiene che sia meglio manifestare le proprie posizioni recandosi alle urne. Quello che è urgente è che il confronto trovi, finalmente il suo fuoco autentico. Un fuoco che non è la difesa di una legge che tutti ritengono insoddisfacente. E neppure la scelta di questa o quella tecnica per poter far valere dentro il meccanismo democratico la propria opinione. Ma come far sì che cresca nella società una cultura comune della vita, quella disponibilità cioè al riconoscimento, all’accoglienza e alla difesa di ogni vita che è in gioco sia quando si decide della procreazione assistita, sia quando si decide della protezione sociale e sanitaria dei più deboli, sia quando si decide della guerra e della pace.