2222
13 Giugno 2005

Referendum: Parisi, adesso affrontare con spirito nuovo i temi delicati

Ora finalmente sappiamo che, al di là delle apparenze, dei partecipanti potenziali attesi a partire dai dati a nostra disposizione dagli ultimi referendum, circa metà ha seguito la proposta del fronte astensionista, e metà l’invito alla partecipazione rivolto da una parte dai promotori di questo referendum e dall’altra dai difensori dell’istituto referendario.

Ora finalmente abbiamo la misura della fondatezza  del calcolo dei difensori della legge 40, e la misura dell’illusione di chi pensava di cambiarla attraverso il referendum. Ora finalmente sappiamo che la forza di quanti si sono impegnati per portare i cittadini alle urne è pari a quella di chi ha investito sul disagio difronte alla natura dei quesiti e sulla propensione alla delega particolarmente presente in aree e sezioni della nostra società.

Ora finalmente sappiamo che le tematiche in campo attravversando in modo trasversale il paese non consentono di ricondurre le scelte contrapposte a fattori nitidamente religiosi o partitici.

Da una parte stava infatti il fronte rappresentato certo dal Card Ruini ma anche da personalità come Ferrara, Pera, Casini, Berlusconi e la Fallaci che non mi risulta pretendano di rappresentare in politica l’ispirazione cattolica, il modello tradizionale di famiglia, e la scelta radicale per la non violenza. Dall’altra stava un fronte che certo vedeva in posizioni di evidenza il radicalismo individualista di Pannella e la scelta laica di esponenti autorevoli della Casa delle Libertà e del governo, ma anche il solidarismo di esponenti della sinistra e la preoccupazione per la partecipazione democratica testimoniata da personalità come Ciampi, Scalfaro e Prodi al di là e indipendentmente dal merito dei quesiti.  

Quello che attendiamo con trepidazione di sapere è se ci siano tra quelli che si presumono vincitori persone e forze tentate da pericolosi ancorchè infondati trionfalismi, e se alberghino tra chi si sente sconfitto sentimenti di rivalsa e di riscatto di  ragioni che i numeri non riescono a rappresentare.

Contro queste tentazioni e questi sentimenti credo che, indipendentemente dalla scelta di questi giorni, le persone di buona volontà debbano sentirsi impegnate: per affrontare con spirito nuovo i delicati temi della vita e della morte che nè la legge 40 nè il referendum hanno risolto, per evitare che il lascito di veleni messo in moto da calcoli e radicalismi faccia tornare il paese ad una stagione di guerre religiose che speravamo di aver lasciato definitivamente alle nostre spalle.