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28 Dicembre 2009

Primarie? La democrazia non piace al Pd

Anche grazie ad un congresso che ha scelto il leader senza discutere in modo esplicito la linea, ci troviamo di fronte ad un rovesciamento delle scelte che hanno guidato questi anni. Avevamo appena ribadito che, pur divisi sulla opportunita’ di riservare la scelta dei dirigenti di partito ai soli iscritti, il partito era tuttavia unito sulla necessita’ che almeno i candidati alle cariche pubbliche fossero scelti dagli elettori.

Invece a due mesi dalla scelta del Segretario, non c’e’ candidato alla guida delle regioni, dalla Puglia al Lazio, che il partito proponga di affidare agli elettori. Avevamo ribadito la nostra convinzione in una democrazia governante che affidasse la scelta dei governi da parte dei cittadini e riconoscesse al loro voto e solo ad esso il diritto di cambiare i governi. E invece cooperiamo in Sicilia ad un cambio di maggioranza senza una adeguata reazione del partito nazionale.

E’ troppo chiedere conto al Pd delle parole dette? Che i candidati siano scelti con le primarie? Che i presidenti siano sostituiti dal voto dei cittadini? La verita’ e’ in poco tempo abbiamo fatto troppa strada. Peccato che la strada fatta sia stata fatta all’indietro. Ma il peggio e’ che non abbiamo neppure il coraggio di riconoscerlo. Se in quella che fu la stagione dell’Ulivo erano i fatti in ritardo sulle parole, ora capita il contrario. Sono le parole che non hanno il coraggio di tener dietro ai fatti. Questo impedisce di riconoscere che al centro della discussione e’ la democrazia dei cittadini, la democrazia governante introdotta grazie alla legge elettorale maggioritaria, la regola che fu il presupposto della nascita delle coalizioni uliviste, l’unica che ha dato prima senso al bipolarismo e poi alla fuga in avanti verso il bipartitismo promossa dal veltronismo. E tutto questo avviene non contro il volere del Pd per  iniziativa della attuale dirigenza del Pd.

Solo D’Alema ha il coraggio di dichiarare chiaramente un progetto coerente con i fatti che la dirigenza del partito va compiendo senza dichiararlo. Basti rileggersi l’intervista rilasciata all’Unita’ alla vigilia di Natale.

“Insieme alla ‘bozza Violante’, dice D’Alema, si dovrebbe avere il coraggio di proporre la riforma elettorale. Sono convinto che la soluzione migliore sia un sistema di tipo tedesco che ci consenta di uscire dalla logica dei blocchi elettorali e restituisca ai partiti il loro profilo.” Peccato che D’Alema non sia il segretario del Partito e che il congresso abbia discusso di tutto all’infuori che delle scelte che oggi La Torre definisce una linea ormai deliberata. Vedo che ora viene riconosciuto che tutto questo cambia, o, come preferisce D’Alema “restituisce” il profilo politico del partito e percio’ ritiene che debba essere sottoposto ai suoi massimi organi. La realta’ che il massimo organo, l’unico che avrebbe potuto decidere qualcosa ha evitato accuratamente di discuterne. Ho paura percio’ che quello che auspichiamo sia gia’ alle nostre spalle. Un altro fatto compiuto. Ecco perche’ nessuno si scandalizza piu’ di tanto per la sparizione delle primarie e per i cambi di maggioranza alle spalle degli elettori.