Roma – Uno in camicia e maglione sulle spalle, l’altro in giacca e cravatta. Romano Prodi e Walter Veltroni, il leader che c’e’ ed il leader che, secondo tutti i sondaggi verra’, hanno giocato di sponda oggi pomeriggio per rilanciare il sogno del Partito Democratico, che ogni tanto rischia di essere appannato dalle polemiche interne, davanti alla platea dei cittadini dell’Ulivo che chiedono. con toni anche duri, una competizione aperta, senza rete per nessuno, per l’elezione dell’Assemblea del 14 ottobre che il Professore definisce ”la vera rivoluzione italiana”.
Il 14 ottobre ”ci sara’ una gara vera senza nessuno posto prenotato”, aveva auspicato il premier in mattinata che, alla domanda sul suo gradimento all’ipotesi di Veltroni leader, aveva sbuffato: ”Non e’ che io voglio qualcuno. Chi vince, vince”. Poche ore dopo, al teatro Quirino, i due si trovano per tre ore fianco a fianco, prima si abbracciano e baciano, poi parlano a lungo tra loro, prendono appunti sulle domande che fioccano dei cittadini, e poi nel loro discorso stanno attenti ad evitare lo spinoso tema della leadership. Da ottobre, aveva detto Prodi a ‘Radio 24′ non ci sara’ alcuna diarchia tra lui, il presidente, ed il segretario che l’Assemblea Costituente eleggera’, ”perche’ io ho avuto dalle primarie una fiducia per una legislatura di cinque anni, quindi su questo c’e’ un accordo che a quanto so nessuno intende violare”.
Il Professore non pensa di rinunciare al ruolo di presidente del Pd, quello che ”tiene il coordinamento tra governo e partito”, cosi’ come, scandisce con convinzione alla platea dei cittadini”, e’ sicuro che ” governera’ tranquillamente per 5 anni”.
Veltroni, ”razionalmente ottimista” sul Pd, evita, invece, con cura il tema e punta su un discorso di respiro. Sono due i pericoli da cui il sindaco di Roma mette in guardia. ”Attenti al rischio, che ora sento particolarmente pesante, di chiuderci in una ‘second life’, estranei dai temi concreti della gente, altrimenti il Pd sara’ algido”, e’ il primo avvertimento. Il secondo e’ un appello all’unita’ e alla decisione: ”Bisogna avere fiducia e stare il piu’ uniti possibili perche’ l’importante e’ come il partito nasce”, spiega il sindaco di Roma legando il Pd alla necessita’ di riforme istituzionali per passare ”dalla democrazia dei veti alla democrazia delle decisioni”.
Tocca al ministro Arturo Parisi, mescolato sul palco tra cittadini e i ministri Santagata e Melandri, dire che non tutti i nodi sono stati sciolti dal comitato ed e’ bene chiarirsi sul tema della leadership. Ma il premier non ci torna sopra, anzi loda i pregi delle discussioni interne e dice ”guai a rifugiarsi nell’antipartito”. Quello che gli preme, pero’, e’ ribadire i caratteri della gara vera del 14 ottobre ”con regole trasparenti, su liste aperte, plurali, una competizione effettiva, senza nessun posto prenotato”.
Gara per tutti, vecchi e giovani. ”A me il posto non lo ha lasciato nessuno, ho sempre lottato, spero che altri leader, 2, 3, accettino la sfida”, aveva detto in mattinata. Poi, davanti a tanti giovani, nel pomeriggio, Prodi lancia una sfida al merito: ”I giovani devono poter competere sfidando se’ stessi. Ho visto tanti giovani vecchi, sponsorizzati da potenti e che poi si sono rivelati incapaci…”.