Roma –
“Incredibile”, ha esclamato il ministrodella Difesa, Arturo Parisi, quando
collaboratori e parlamentarigli hanno riferito il ritiro della candidatura
Bersani e ilsostegno del ministro a Walter Veltroni.
Piu’ che il ritiro
in se’, sono le motivazioni che lascianol’amaro in bocca a lui e ai
parlamentari di area prodiana. Tantoche la notizia e’ stata commentata alla
Camera in un mini-verticecon lo stesso Parisi, il coordinatore del Pd Mario
Barbi, ildeputato Franco Monaco, il ministro Giulio Santagata.
Inutilenasconderlo: il ritiro di Pier Luigi Bersani dalla corsa al Pd liha
delusi. Soprattutto perche’ il ministro dello sviluppo parladi un “un
possibile disorientamento”, derivante dalla suacandidatura accanto a quella
di Walter Veltroni. E si schieraesplicitamenmte al fianco del sindaco di
Roma.
“Peccato- commenta Arturo Parisi a margine di
un’iniziativareferendaria- perche’ la candidatura Bersani ci avrebbe aiutato
amescolarci, a creare una competizione vera e plurale. Ma piu’ cheil ritiro,
legittimo, ci stupiscono le motivazioni”, aggiunge.”Perche’ la decisione di
Bersani evidentemente risponde allavolonta’ di ricostituire l’unita’ dei Ds
e propone l’idea di unacandidatura che e’ quella proposta da Fassino nella
primaformulazione, di una candidatura cioe’ unitaria delpartito. Insomma se
il ministro dello sviluppo fossesceso effettivamente in campo, avrebbe dato
un valore aggiuntoalla corsa per la segreteria del Pd, “quello di un Ds che
sfidaun altro Ds: la prova piu’ evidente che il nuovo partito
e’effettivamente nuovo. Con il ritiro di Bersani, le probabilita’ che non
sara’ cosi’aumentano di molto.
“Leggendo le motivazioni- spiega il
deputatoFranco Monaco- ho come l’impressione che si faccia fatica
adaffrancarsi dal dogma dell’unita’ dei partiti promotori”. Inquesto modo,
aggiunge, si rinuncia ad accedere “ad una virtuosacontaminazione e
trasversalita’, a convergere cioe’ su unprogetto del Pd declinato al futuro,
anziche’ prigioniero delleappartenenze del passato”.