Capisco che, con tutti i guai che abbiamo, parlare di primarie è l’ultima cosa che ad uno può venire in mente. Anche se nella distrazione generale l’Assemblea del Pd potrebbe non essersene accorta, oggi sulle primarie Bersani ci ha messo comunque sopra una bella pietra tombale. Penso alle primarie vere. Mentre rinvia all’autunno le decisioni sul se e sul come, già dire come ha detto Bersani che “il Segretario del Partito Democratico” partecipa “in ossequio alle regole statutarie” è dire tutto.
Dire in terza persona “il Segretario del Partito” e non “io Pierluigi Bersani” in prima persona, e ribadirlo con le nitide parole di D’Alema, sta infatti a dire che in gara siamo “noi il Partito in quanto tale” e che essendo il Partito in quanto tale a vincerle o perderle l’organizzazione del Pd e tutti noi non potremo non metterci pancia a terra al servizio di questo obiettivo. Questo anche perchè poichè la data del loro svolgimento dovrebbe essere, a dire di Bersani a “ragionevole distanza dalle elezioni e cioè entro la fine dell’anno”, come a dire a poco più di un mese dall’inizio della campagna elettorale, il Partito non può permettersi di perderle.
Se le primarie non fossero sicuramente preordinate al risultato atteso, potremmo finire infatti per assistere, questa volta sì, al più spettacolare “big bang” della breve storia della seconda repubblica. Come già è accaduto per le primarie a Sindaco nei principali comuni, il Pd entrerebbe infatti nella campagna elettorale sconfitto nelle primarie che lui stesso ha voluto in questo modo. Ma questa volta senza neppure la soddisfazione di vedere vincere il candidato comune del centrosinistra nel posto di Sindaco d’Italia, non fossaltro perchè questo posto non esiste.