ROMA – ‘Invitando Renzi
ad uscire dal Pd
come condizione per partecipare alle primarie, Rosy Bindi, con
l’autorevolezza di presidente dell’Assemblea del Pd, ripropone,
non senza ragione, un problema non risolto o mal risolto che
gia’ ha affaticato le primarie locali del centrosinistra’. Lo
afferma Arturo Parisi, coordinatore del comitato referendario
per l’abrogazione dell’attuale legge elettorale.
‘Dimentica tuttavia – prosegue – che nelle primarie aperte
di coalizione, le uniche vere, le uniche che abbiano un senso,
e’ proprio la linea del candidato unico e del candidato
ufficiale di partito che ha prodotto i maggiori guai
trasformando in molte situazioni quella che doveva essere
salutata da tutti come una vittoria di tutti in una sconfitta
del Pd. Se si continua ad invitare i potenziali candidati ad
uscire dal Pd c’e’ il rischio di essere ascoltati. Se il
problema e’ lo Statuto conviene modificare lo Statuto’.
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PD: BINDI, INVITO A RISPETTARE REGOLE NON AD ANDARSENE
SE PARISI VUOLE PUO’PRESENTARE EMENDAMENTI ALLO STATUTO
ROMA, 3 SET – ‘Arturo Parisi
e’ un autorevole
componente dell’assemblea nazionale del Pd. Se lo ritiene
necessario presenti emendamenti allo Statuto. E’ comunque
evidente, e Parisi me ne da atto, che con le attuali norme
l’unico candidato del PD alle primarie di coalizione per la
presidenza del Consiglio e’ il segretario nazionale. Nessuno
invita alcuno ad uscire dal partito, ma chi ci vuole stare forse
deve conoscere le regole che ci siamo democraticamente dati e
possibilmente rispettarle’. Lo afferma Rosy Bindi, presidente
dell’Assemblea del Pd replicando alle dichiarazioni di
Parisi. (ANSA).
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PD: ARMARO ALLA BINDI, PARISI SOLLEVA PROBLEMA POLITICO NON
BUROCRATICO
Roma – “La Bindi sa che quello sollevato dal
professor Parisi e’ un problema politico non burocratico. Un
partito
democratico non puo’ impedire ad un proprio iscritto di partecipare
alle primarie di coalizione: sia per una fatto elementare di
democrazia sia per rispetto delle primarie”. Lo dice Andrea Armaro, de
‘I Democratici per il referendum’.
“Se infatti alle primarie concorre
un ‘candidato di partito’
queste non sono piu’ libere e democratiche. Sono e sono vissute come
un tentativo di imposizione del proprio candidato -prosegue-.
Evidentemente le lezioni delle primarie di Firenze, di Milano, di
Napoli e di altre citta’ non sono servite a nulla. Li’ c’era il
candidato di partito e il partito ha perso clamorosamente perche’ non
ha saputo cogliere lo spirito delle stesse basate sulla competizione
reale di programmi diversi e la voglia di partecipazione e di
decisione dei cittadini”.
“Fa impressione sentire il presidente
dell’assemblea del partito
lanciare anatemi contro il sindaco di Firenze che annuncia la propria
disponibilita’ ad arricchire le primarie. Il Pd per essere tale non
deve avere paura del confronto interno”, conclude.