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19 Marzo 2013

PARISI: TERZI SPIEGHI IL CAMBIO DI LINEA INDIA INQUALIFICABILE SULL’AMBASCIATORE. europaquotidiano.it Paolo Campo

L’ex-ministro: l’onore per un paese è valore inestimabile, oggi più che mai. Il governo ritrovi il bandolo prima che sia troppo tardi

Arturo-Parisi-con-binocolo 

Nel giorno in cui la controversia tra Italia e India si fa ancora più aspra, con la Corte Suprema di Nuova Delhi che ha negato l’immunità diplomatica al nostro ambasciatore, vietandogli di lasciare il paese fino al prossimo 2 aprile, e la nota del governo italiano che condanna la decisione indiana come contraria alla convenzione di Vienna, Europa ha chiesto ad Arturo Parisi, ex-ministro della difesa, un suo giudizio sulla crisi diplomatica in corso.

Professore, come si è comportato secondo lei il governo italiano e il ministro degli esteri in questa delicata vicenda?

Mi faccia innanzitutto dire che quando il Paese parla all’estero, prima di dissentire dal governo, è sempre bene contare più a lungo e misurare attentamente le parole. Un dovere di tutti, ma ancor più di uno come me che ha servito la Repubblica come Ministro della Difesa. Per questo motivo la scorsa settimana a ridosso della decisione, da parlamentare uscente ma ancora formalmente in carica, non potendo più interrogare il Ministro Terzi in Parlamento lo avevo pregato di spiegare pubblicamente per quale motivo l’Italia aveva chiesto all’India il rientro per il voto dei nostri militari e, dopo averlo ottenuto, aveva poi deciso di non consentire il loro ritorno in India.

Che cosa era intervenuto di nuovo dopo la loro partenza che potesse giustificare questa decisione?

L’ho chiesto con tutto il rispetto di chi sa quanto è difficile decidere in casi come questi e nella consapevolezza di chi sa che non sbaglia solo chi non fa. Ma tuttavia c’erano domande alle quali andava data una risposta diversa dalla tesi che dice che a brigante si risponde con brigante e mezzo. Domande che ci si poteva illudere di aver messo a tacere solo per un momento, ma che presto erano destinate a farsi sentire. Ma queste domande non hanno avuto purtroppo risposta. Si è così consolidata l’impressione che l’Italia ha mancato alla parola data.

Ma secondo lei i nostri soldati sono colpevoli o innocenti?

Sono convinto che i nostri militari siano innocenti e che l’India non abbia competenza a giudicarli. Mi faccia aggiungere che se i militari sono finiti nei guai non è in occasione di una gita turistica o di una avventura personale ma perché si trovavano lì a rischio della loro vita perché mandati da noi per contrastare la pirateria al servizio della sicurezza e della legalità internazionale e quindi della stessa India. E che noi abbiamo quindi il dovere di non dormire la notte fin quando non li abbiamo riportati a casa. Un dovere che dovrebbe essere condiviso dall’Europa e dalla Comunità Internazionale visto che l’Italia opera nel quadro di un dispositivo multinazionale. Un dovere potenziato dal fatto che se i nostri marò sono finiti in mano indiana a causa di quello che il Ministro degli Esteri definì un raggiro è anche perché probabilmente qualcuno si è fatto raggirare e questo qualcuno non sono certo i nostri militari.

Cosa è cambiato nel frattempo?

Resta comunque da spiegare perché una volta che si era accettato di muoversi nel quadro del diritto, facendo buonissimo viso a quello che veniva definito un cattivo gioco, si è poi cambiata linea. Sarebbe il massimo se, dopo aver subito tutte le prepotenze che vengono denunciate, se dopo aver fatto ufficialmente finta di non vedere i motivi per i quali le varie fazioni indiane giocavano con la libertà dei nostri per motivi di parte, ci toccasse passare dalla ragione al torto passando per i soliti italiani che mancano alla parola data. Come ho detto subito, interpellato al riguardo, ripeto che l’onore è per un popolo un valore inestimabile. Ma questo è un momento nel quale ha più valore che mai. E dicendolo come popolo, lo dico immedesimandomi in ogni italiano che passa dalle parti dell’India, o deve all’estero far fronte alle vili provocazioni alle quali purtroppo ci troviamo ad essere sottoposti. No. I nostri marò meritavano e meritano da tutti un rispetto maggiore.

Cosa pensa della ritorsione realizzata nei confronti del nostro ambasciatore?

Inqualificabile. Qualsiasi cosa dicano. Una mancanza al buon senso e alla grande civiltà del popolo indiano. Non vorrei che al silenzio delle nostre mancate risposte, si aggiunga ora un eccessivo silenzio a questa vera e propria offesa al diritto internazionale.

Sullo sfondo il tema di Finmeccanica, quanto siamo penalizzati a livello globale sul piano industriale da questa vicenda?

Mi faccia dire che non riesco ad accettare che la confusione tra il piano dei principi e quello degli interessi arrivi fino a questo punto. So tuttavia, e mi sembra purtroppo già di vedere, che come sciacalli altri sono già all’opera per approfittare delle nostre difficoltà. Anche per questo è urgente che il governo ritrovi il bandolo prima che sia troppo tardi.