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31 Luglio 2011

PARISI: SENZA GOVERNO E CON QUESTA OPPOSIZIONE NON CI RESTA CHE IL COLLE

Autore: Fabio Martini
Fonte: La Stampa

Il Governo?
Ormai in carica solo per gli affari correnti. L’opposizione non esiste
come alternativa. Il Parlamento? Rischia di farsi piazza. Arturo Parisi,
uno dei pochi liberi pensatori della politica italiana, lancia
l’allarme: ” l’intera classe politica si sta dimostrando nettamente al
di sotto dell’ora presente”.


Si
apre un agosto durante il quale – tra latitanze di governo e attacchi
speculativi – potrebbero determinarsi pericolosi vuoti di potere? La
situazione è più grave di quel che pare?

«Agosto? Mi viene in mente l’apertura di “Tutti a casa”,
l’indimenticabile film di Comencini. Il tenente Innocenzi, interpretato
da Alberto Sordi, che l’8 settembre tornando
bello e leggero in caserma alla guida della sua compagnia, trova i
tedeschi che attaccano gli italiani e telefona ai superiori il suo
sbalordimento: signor colonnello i tedeschi si sono alleati con gli
americani! Ma come ha passato l’agosto il Tenente Innocenzi? I lunghi
45 giorni che seguirono il 25 luglio del ’43? Come è
potuto arrivare così impreparato ai fatti che gli cadevano addosso
imprevedibili? Anche noi stiamo andando in vacanza con una situazione
del Paese disastrosa, da allarme rosso, dimenticando che altrove c’è
gente che lavora duramente contro di noi: quando da noi è estate,
altrove è inverno, quando da noi è giorno altrove è notte. Perché nella
partita mondiale non esistono nè stagioni nè ore».

Quasi
ogni giorno il Capo dello Stato interviene, corregge, supplisce: quanto
può durare?

«In un quadro così compromesso è inevitabile che la
domanda si rivolga in misura crescente all’unico punto di riferimento,
il Capo dello Stato, che si trova così caricato di una domanda
pressante. Ci troviamo così difronte ad un pericoloso slittamento della
forma costituzionale. Meno male che alla Presidenza c’è Napolitano. Da
una specie di presidenzialismo pasticciato sembriamo finiti in quello
che in Francia direbbero un semipresidenzialismo con coabitazione. Ci
vuole pure che si finisca in un presidenzialismo altrettanto improprio.
Questo sarebbe invece il momento delle forze politiche. Il momento del
confronto sui progetti per il futuro».

Ce la può
fare questo governo a rimettersi in piedi?
«Questo è un governo dimissionario da tempo, un governo
per gli affari correnti, quelli personali del suo capo. Come definire un
presidente del Consiglio che difronte ad una vicenda come quella libica
dice che gli è passata sopra la testa? Un presidente che dichiara la
sua irresponsabilità, la sua impotenza, la sua resa? E ancora: chi ha
mai telefonato da palazzo Chigi in Germania per chiedere delle azioni
nei confronti dei nostri Bpt? O, più semplicemente le chiamate non si
sono sentite per assenza di forza, e di credibilità».

Lei
accomunerebbe anche l’opposizione nel giudizio di inadeguatezza
rispetto alla gravità del momento?

«Purtroppo sì. Se il governo non c’è
più, l’opposizione non c’è ancora. Non certo come resistenza in
Parlamento nel presente. L’opposizione non esiste come alternativa nel
futuro. Opposizione si legge ancora opposizioni.Manca l’annuncio di una
alternativa. Manca l’attesa, la speranza, un progetto».

Eppure,
stiamo vivendo una stagione nella quale anche i profeti dell’alternanza
come lei, devono convenire che una fase di convivenza al governo con la
destra potrebbe essere necessaria?

«Trattare?
Anche i puri tra i puri chiedono da sempre di trattare con Talebani e
violentatori di bambine. E difronte all’Italia che brucia non dovremmo
trattare con Berlusconi e C. in fuga? Ma trattare non signfica
confondersi. E per non confondersi una opposizione, deve dimostrare di
poter diventare una nuova maggioranza e spiegare in che cosa è diversa e
alternativa. Altrimenti, in nome dell’emergenza, si finisce sempre
nell’inciucio e nell’ammucchiata, dove è chiaro l’incontro presente, ma
totalmente confuso l’esito futuro».

Con un Parlamento mai così debole
nella storia repubblicana?
«Sporcato
dalla “porcata” che li ha nominati in Parlamento, i Parlamentari sanno
di trovarsi in una condizione di delegittimazione estrema, sempre più
stretti da una tenaglia senza precedenti: da una parte l’obbedienza ai
capi, dall’altra l’obbedienza alla piazza, alla tentazione dei cittadini
di rappresentarsi direttamente come folla. Se la pressione cresce,
anziché dare rappresentanza ai cittadini, il Parlamento rischia di
frantumarsi al suo interno facendosi piazza esso stesso. È urgente
intervenire prima che sia troppo tardi.».