Alle
primarie per la scelta del candidato sindaco del Pd hanno votato quasi
25 mila persone. C’è chi parla di scarsa partecipazione mentre il
partito a Bologna parla di grande successo. Qual è la sua idea in
proposito?
Che la partecipazione sia stata inadeguata é
purtroppo fuori discussione. Ha fatto bene Del Bono a ringraziare
Cevenini, Forlani e Merola. Senza il loro contributo il fallimento
sarebbe stato inevitabile. Con Pasquino la quantitá e la qualitá ne
avrebbe guadagnato ancora di piú. Pur ricordando le contraddizioni,
ritardi e scorrettezze che son stati denunciati, che ci dicono quanto
sia il cammino che ci resta da fare, va tuttavia riconosciuto il
cammino fatto. 25000 persone sono sicuramente poche. Ma sono mille
volte di piú delle 25 che normalmente decidono per tutti. La
partecipazione é stata inferiore a tutti i precedenti comparabili. Ma
la scelta offerta ai cittadini era questa volta piú vera. Lo voglio
dire anche per non farmi complice di chi a livello nazionale, dalle
difficoltá va traendo spunto per tornare indietro.
Lei è uno
dei padri delle primarie in Italia. Che effetto le ha fatto votate per
la prima volta per primarie vere nella sua città?
Fosse solo
per la civiltá e la regolaritá del loro svolgimento l’ho vissuto come
un riconoscimento e un incoraggiamento a continuare ad impegnarmi per
la democrazia di tutti, contro la democrazia dei pochi, e i poteri
solitari. Se penso alla irrisione con la quale appena due mesi fa
Cofferati aveva reagito alla mia richiesta di primarie, guidato
dall’intenzione di poterla cosí delegittimare!
Per chi ha votato?
Come
sostenitore delle primarie avrei dovuto votare per Merola. Senza la sua
coraggiosa scesa in campo la fiamma tenuta accesa per mesi da Forlani
si sarebbe sicuramente spenta. Pensando alla concretezza del governo
della cittá, da semplice cittadino, ho votato Del Bono. Ora lo posso
dire senza la preoccupazione di ridurre la libertá degli elettori e i
meriti dell’eletto.
Il partito ha puntato su Delbono, un uomo
che per stile e linea politica è distante anni luce da Cofferati (i due
hanno spesso polemizzato in questi anni). E si è assicurato che la
scelta fosse sostenuta anche dal primo cittadino? Crede sia stata la
scelta giusta?
É inevitabile e allo stesso tempo comprensibile
che gli apparati si sentano caricati di difendere l’unitá e la
continuitá, ma in questo caso sarebbe stato bene ed é bene che Del Bono
riesca a farsi meglio carico di una domanda di cambiamento che é stata
troppo a lunga nascosta e repressa.
C’è chi ha però criticato
l’atteggiamento del partito. Il professor Barbera ha sostenuto che
Delbono era comunque il candidato più forte e non c’era bisogno di
metterlo sotto tutela, schierando pubblicamene tutti i dirigenti al suo
fianco e facendo venire a Bologna tutti i big nazionali a sostenerlo.
Condivide questa critica?
Completamente.
Nonostante
qualche scaramuccia le primarie a Bologna si sono svolte in un clima
sereno. Dopo quello che è successo a Firenze ritiene che il caso
Bologna possa aiutare il Pd nazionale a prendere una boccata d’ossigeno?
Spero
che le primarie di Bologna, ma anche le altre che si sono svolte in
regione, a cominciare da quelle di Forlí, siano di incoraggiamento ad
andare avanti, a lasciare alle nostre spalle l’illusione della
democrazia guidata. Soprattutto quando a guidarla sta una linea di
comando delegittimata e fortemente indebolita dalle ripetute sconfitte
elettorali. Con i muscoli della organizzazione centrale si possono
riempire le piazze e perfino portare a Roma qualche centinaio di
migliaia di persone, ma la dinamica sociale é ormai molto piú
complessa. La nostra forza sta nella quotidianitá della partecipazione
dei cittadini normali raccolti attorno ai nostri municipi, non dei soli
tesserati di partito né nelle sole manifestazioni straordinarie.