Professore Arturo Parisi, il Pd sembra sull’orlo dell’implosione. Può ancora evitare il punto di non ritorno?
“Non è l’implosione del Pd che mi preoccupa di più ma quella del Paese. Il baratro si avvicina ogni giorno di più e nessuno sembra disposto a fermarsi. Solo contrastando la crescente frammentazione politica possiamo provare a resistere a quella sociale”.
Prima Prodi, poi Bersani tornano a parlare di un nuovo Ulivo. A lei che inventò quella formula chiedo: è una strada praticabile?
“Quella di Prodi era una risposta, quella di Bersani una proposta. Quello di Prodi l’Ulivo di sempre, l’invito all’unità, la più larga possibile, contro ogni divisione e oltre ogni distinzione passata per il governo del Paese. Quello di Bersani un “nuovo Ulivo” che sento oggi numerato 4.0. Sarebbe utile accordarsi su quali furono le due versioni intermedie”.
A suo avviso cosa intende allora Bersani per “nuovo Ulivo”?
“Immagino che nella sua proposta sia accomunato al primo Ulivo nello spirito. Ma, come ha detto bene Cuperlo, non riesco a pensare qualcosa che rifacendosi a quella esperienza nasca dalla divisione e, men che mai, dalla dissoluzione del Pd”.
Ma come è possibile che chi, come D’Alema, avversava l’Ulivo ora lo invochi?
“Capita. Non solo a lui. Man mano che il tempo passa cresce la nostalgia e cala la memoria. Ma anche la superstizione gioca il suo ruolo. Per il centrosinistra Ulivo resta il nome dell’unico progetto di respiro che ha associato l’unità alla vittoria”.
Ma il Pd non è già l’Ulivo?
“Di quel progetto e di quella ispirazione è sicuramente lo svolgimento, non il suo compimento. Ci sono voci del campo di centrosinistra, a livello nazionale e ancor di più locale, ancora non coinvolte. E voci nuove che chiedono ascolto. D’altra parte se per sindaci, governatori e premier, da più di un decennio abbiamo pensato e promosso primarie del centrosinistra, è perché riconosciamo la necessità di coalizioni che organizzino un campo che va oltre il Pd”.
Lei parteciperà alle primarie?
“Certo. Come sempre. Prima a sostegno di ogni iniziativa che punti al loro svolgimento e incoraggi un confronto aperto tra proposte credibili per il governo del Paese. Poi da cittadino elettore del centrosinistra scegliendo tra le proposte in campo quella che nelle difficoltà presenti annunci un futuro”.
Mi sta dicendo che non è sicuro che voterà Renzi come ha fatto in passato?
“Le sto dicendo che sceglierò tra le proposte in campo senza pregiudizi di opinione né vincoli di appartenenza. Seguendo lo stesso percorso che mi ha condotto al voto per Renzi. Nelle elezioni primarie sceglierò cioè la proposta che nelle elezioni secondarie sia più capace di conquistare e meritare il premio di maggioranza, per governare il Paese”.
Qual è stato il principale errore di Renzi?
“Di aver preteso di superare da solo una stagione dimenticando che quella non era una stagione della sua vita ma una stagione del Paese. Ma questo è il passato. Purtroppo. Un lutto che io stesso non ho ancora elaborato. Quello che mi preoccupa è il presente. Mi chiedo infatti se Renzi abbia preso piena consapevolezza che una stagione è finita. Una stagione del Paese e una della sua vita”.
Che percorso immagina per risollevare il centrosinistra? Un atto di rifondazione ed elezioni nel 2018, oppure con urne subito?
“Non conta la scadenza finale, ma cosa fare del tempo intermedio. Bisogna lavorare subito alla costruzione di una coalizione di centrosinistra definita da una cornice programmatica. Una coalizione che escluda solo chi si esclude. Che questo dia vita ad una coalizione di liste o a una lista coalizionale lo deciderà la legge elettorale. Una strada difficilissima, ma bisogna provarci. Poi, a ridosso, primarie per decidere quale dipinto inquadrare nella cornice comune”.
Prodi può ancora avere un ruolo nella rifondazione di un nuovo Ulivo?
“Il ruolo che ha avuto e che ha, che nessuno può disconoscere, né lui dismettere. Come parlare di ulivi senza evocare l’Ulivo? Come evocare l’Ulivo senza evocare Prodi?”.