14 Novembre 2005
Parisi, l’Ulivo sarà il Partito Democratico. Le Primarie siano la regola non l’eccezione
Fonte: Orizzonti
E’ trascorso un mese dalle Primarie. Come commenta a freddo la grande partecipazione?
Così come l’ho commentata a caldo. Una festa della partecipazione. L’esplosione di una domanda di unità e di alternativa. La testimonianza della esistenza di una cittadinanza attiva che non si accontenta di scegliere tra proposte formulate da altri ma vuol partecipare anche alla definizione della proposta che il proprio campo avanza a tutti i cittadini. La rivelazione di un “noi” che in molti sapevamo da sempre presente ma che pochi si azzardano ad immaginare così esteso: 4 volte e mezzo i nominativi presenti negli elenchi delle tessere, 11 volte il numero massimo dei partecipanti alla vita di partito. Ammetto che qualcuno possa ancora dire che non per questo le primarie debbano essere fatte d’ora innanzi sempre e comunque, ma come immaginare che la norma debba essere il farle e l’eccezione non farle? Come pensare che i siciliani e i milanesi possano dire la loro sul governo della Repubblica e non su quello della loro regione e della loro città?
La legge elettorale giunge al Senato. Secondo è possibile modificarla?
E’ doveroso non darla per approvata fin quando approvata non è. Ma è meglio prepararsi al peggio. L’intenzione che ha guidato questa legge sciagurata è quella di esaltare la logica divisiva della proporzionale che potenzia la naturale propensione della destra a investire sulle proprie divisioni per moltiplicare i consensi. Il pericolo maggiore per il centrosinistra è costituito dalla tentazione di imitare la destra dimenticando che la nostra forza è proprio nella nostra maggiore capacità di unità. A questa tentazione dobbiamo reagire accrescendo la nostra unità. Da questo punto di vista la prima risposta l’ha data proprio il popolo delle primarie che mescolandosi nelle file davanti ai seggi ha contrapposto alla logica della delega, che lascia nelle mani dei vertici dei partiti la scelta dei parlamentari, la pratica della partecipazione, e alla esaltazione delle differenze la testimonianza dell’unità.
L’Ulivo. Perché torna? E’ merito della legge elettorale come dice qualcuno o delle Primarie come sostiene lei?
Tutte e due. Il venir meno della costrizione della regola maggioritaria a stare assieme lasciandoci solo nelle mani della nostra libertà ci ha posto all’improvviso difronte alla nostra responsabilità chiedendoci una scelta: la scelta della massima unità possibile. Dall’altra la scelta fatta dal popolo delle primarie ci dice che quella scelta non è solo doverosa ma anche possibile.
Che rapporto c’è tra l’Ulivo e il partito democratico?
L’Ulivo è “un nome e un segno” che attende da più di un decennio “una cosa” che per non disturbare l'”ordine costituito” delle divisioni del passato non osavamo nominare in pubblico preferendo chiamarlo altrimenti: “casa”, “soggetto”, “movimento”..Le primarie ci hanno incoraggiato a chiamarlo finalmente in pubblico come da tempo lo chiamavamo in privato: “partito”, il partito di tutti i democratici riformartori, di tutti, non solo di una parte e men che mai di una parte contro l’altra.
E’ possibile e auspicabile in Italia un partito democratico di tipo americano?
Il partito che ho in mente muove certo dalla lezione della democrazia americana, ma guai se lo pensassimo come una sezione, una proiezione o anche solo una imitazione del partito democratico americano. Ogni Paese ha la sua storia. Quella italiana ci chiama a portare a sintesi le tradizioni che hanno fanno vivere e crescere la nostra democrazia e nel passato hanno dato vita a quelli che furono, ripeto, che furono i grandi partiti di massa.
Come integrare la cultura radicale con l’Unione? E’ una opportunità o un problema l’accordo tra i radicali e i socialisti?
Una opportunità solo se la sappiamo cogliere come una sfida: una sfida all’Unione, ai socialisti e agli stessi radicali. I radicali hanno infatti condiviso fianco a fianco con la sinistra molte loro battaglie, ma le loro radici affondano in un terreno. Solo muovendo dal riconoscimento di questa diversità l’incontro tra i radicali e il centrosinistra può diventare una opportunità: attraverso un concreto rigoroso ed esigente percorso di elaborazione programmatica che li chiami a confrontarsi prima con i socialisti dentro la “rosa nel pugno” e poi come “rosa nel pugno” con le altre formazioni di centrosinistra. Se il confronto sarà serio né l’Unione, né i socialisti, né i radicali potranno uscirne come sono entrati.