2 Settembre 2010
PARISI, LE PRIMARIE? CHE SIANO VERE. NON HO ANCORA SCELTO MA CEVENINI HA INTERPRETATO BENE LO SPIRITO
Fonte: Il Corriere di Bologna
Il segretario del Pd di Bologna, Raffaele Donini, ha
spiegato che questa volta il gruppo dirigente del partito non darà
indicazioni sui vari candidati alle primarie per scegliere il candidato
sindaco del centrosinistra. Questa scelta da un lato permetterà forse
per la prima volta a Bologna primarie vere ma la decisione è stata anche
criticata perché presuppone una sorta di disimpegno del partito. Lei
che è il padre delle primarie che ne pensa di questa soluzione di una
gara aperta.
Primarie vere? Meglio incrociare le dita. Giá questo
da solo mi ripagherebbe di amarezze e solitudini. Anche a stare ai
titoli dei giornali, l’unico strumento che da bolognese semplice mi
informa, temevo che tra sponsorship e benedizioni, filtrate o
proclamate, finissimo alle solite. Se gara aperta deve essere, gara
aperta sia. Non ho da aggiungere che una raccomandazione. Non diciamo
parole che pensiamo di non riuscire a mantenere. Manteniamo le poche che
abbiamo dette. Se, come capita in troppe situazioni, qualcuno e’
affezionato al vecchio modello di partito che indirizza e guida i
cittadini, e riesce ad onorarlo nei fatti, lo dica. Meglio un avversario
leale di un amico imbroglione.
C’è un problema non irrilevante.
Il Pd ha deciso di puntare sulle primarie di coalizione, ma almeno tre
partiti della possibile coalizione (Prc, Verdi e Idv) non le vogliono
fare. Come crede che possa essere risolto questo problema.
Se il
Pd crede veramente nelle primarie come mezzo per mobilitare la
creativita’ e la partecipazione sociale son sicuro che trovera’ le
parole per convincere gli altri. Ma soprattutto rassicuri tutti che le
primarie sono un mezzo per scegliere assieme una persona che sia un
riferimento per tutti al di la’ delle appartenenze, e non una gara tra
candidati di partito che anticipa la gara tra partiti. E’ per questo che
il partito, e nessun partito in quanto tale, deve astenersi dallo
schierarsi e consentire ai cittadini di esprimersi in liberta’.
Altrimenti tanto varrebbe dire: il candidato lo indichiamo noi. Fatevene
una ragione.
Il consigliere regionale Maurizio Cevenini, vero
recordman di preferenze, sembra ormai essere prossimo alla candidatura
alle primarie nelle quali è il favorito. Una parte del partito e del
mondo economico considera troppo leggera la sua candidatura. Lei cosa
pensa di lui? E come valuta le altre candidature emerse fino ad oggi
(Duccio Campagnoli e Gianmario Anselmi)
Chi pensa che Cevenini sia un
candidato leggero deve avere il coraggio e la responsabilita’ di dire
pubblicamente in che senso o piu’ semplicemente argomentare a favore di
candidati che ritiene piu’ pesanti. Se sara’ convincente i cittadini si
conviceranno. Di lui posso dire che la rivendicazione della natura
personale della sua scelta, il suo “non chiedo e non cerco appoggi e
sostegni” mi e’ piaciuto, diciamo pure mi ha sorpreso positivamente.
L’approccio di servizio da “figlio del partito”, in attesa di
indicazioni superiori mi aveva onestamente allarmato. A Bologna, forse
piu’ che altrove, abbiamo tutti bisogno di imparare in politica ad usare
il pronome “io”, anche se senza gonfiare il petto. Solo chi ha il
coraggio di dire “io” puo’ prendere impegni, solo a chi ha detto “io”
possiamo chiedere conto degli impegni presi.
E’ percio’ bene che il confronto tra le proposte inizi al piu’ presto. Siamo gia’ in grande ritardo. Giudicheremo alla fine.
Lei
insieme a Romano Prodi è stato protagonista della politica nazionale,
ma vive a Bologna. Ha mai pensato di dare una mano al Pd in questa
città, in qualche ruolo?
Da quando ricopro cariche rappresentative cinque anni
su dieci li ho spesi come rappresentante del collegio nel quale vivo da
42 anni. Poi e’ arrivato il Porcellum. Nonostante la mia disponibilita’
si e’ preferito portare a Bologna dei siciliani, e riportare me in
Sardegna. Ma del perche’ e del come magari ne parliamo un’altra volta.
Crede che il nuovo Ulivo lanciato da Bersani possa e debba essere sperimentato già dalle elezioni comunali di Bologna?
Se per il Pd l’Ulivo significa solo “non andare da
soli” non mi risulta che nelle elezioni locali sia mai morto. Ma Ulivo
fu entusiasmo e speranza, 75% di unita’ 25% di distinzione come imponeva
il collegio uninominale del Mattarellum. Produrre il 75% di unita’ e’
il lavoro che tocca appunto a chi si candida a Sindaco.
Bologna è
commissariata ed è opinione abbastanza diffusa che non attraversi uno
dei suoi periodi migliori. Cosa serve a questa città secondo lei per
tornare ad essere quella ammirata in tutta Italia?
Che si apra
una stagione nuova, una “stagione dei cento fiori”, nei quali venga
liberata la creativita’ e la partecipazione piu’ ampia. A questo servono
le primarie. Speranza, visione, liberta’.