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13 Aprile 2006

Parisi: «E ora cambieremo l’Italia»

Autore: Stefano Lenza
Fonte: L'Unione Sarda

Arturo Parisi può cantare due volte vittoria: per il vantaggio del centrosinistra, e per il successo dell’Ulivo e della Margherita in Sardegna. Per gioire ha poi una ragione personale: l’amicizia con Romano Prodi di cui è da sempre un fedele sostenitore.

Il presidente della Margherita vive queste ore come un panno nella centrifuga, contando i minuti e passando da una riunione all’altra. Pare lo faccia a cuor leggero, senza troppi patemi d’animo per l’immediato futuro.


Per Berlusconi non c’è ancora un vincitore: teme un’inversione di ruoli o si sente tranquillo?
«Serenissimo. Attendiamo la proclamazione ufficiale del risultato perché queste sono le regole e noi siamo abituati a rispettarle».


Metà degli italiani sta con il centrodestra: rivedrete il vostro programma per compiacere ai moderati?
«No, siamo guidati da un’idea della democrazia che affida ai cittadini la scelta del governo. Come affermato prima del voto, la maggioranza, anche se fosse per un solo elettore in più, decide per tutti. Avrei poi difficoltà a definire moderata la parte a noi contrapposta: se per moderazione si intende il rispetto delle regole e degli altri, i moderati siamo noi. Se invece vogliamo far riferimento alla conservazione dell’esistente, ci siamo candidati per cambiare e non per lasciare le cose come purtroppo stanno».


Dall’opposizione avete detto tutto il male possibile sulle leggi approvate dal centrodestra per la Giustizia e non solo: le modificherete subito?
«Dal primo giorno, non appena ci sarà possibile, con la consapevolezza che il danno fatto è enorme e che il rimedio richiederà quindi un tempo adeguato. Il risultati non arriveranno da un giorno all’altro ma inizieremo a lavorarci immediatamente».


Per avere il mandato, Prodi dovrà attendere l’elezione del Capo dello Stato: un rinvio scelto o subìto?
«Una scansione che nasce dalle regole e, inevitabilmente, anche da una loro interpretazione. Poiché ci sentiamo chiamati al rispetto assoluto delle regole, le osserviamo. Sarebbe così anche se propendessimo per una diversa interpretazione ».


Questa ”porcata” (definizione del ministro Calderoli) di legge elettorale penalizza la stabilità e la governabilità?
«Calderoli l’aveva immaginata contro di noi ma si è rivoltata contro chi l’ha voluta, come spesso accade per le porcate. Credo che il danno maggiore lo abbia fatto durante la campagna elettorale impedendo ai singoli candidati di misurarsi con il consenso dei cittadini. Quanto alla governabilità, anche con questa legge noi prevaliamo sia alla Camera, con un consistente numero di seggi, che al Senato, con uno scarto sufficiente a garantire la maggioranza. Per cinque anni guideremo l’Italia e la faremo crescere».

La coalizione resterà compatta o c’è il rischio che prevalgano gli interessi di partito?
«Lo schieramento ha già superato una prova durissima, quella imposta da una legge elettorale pensata e approvata per dividerci nella raccolta dei voti. Superato questo trabocchetto sarà più facile ritrovarci uniti sulle scelte di governo»


La crescita dell’Ulivo abbrevia la gestazione del Partito Democratico?
«L’accorcia sicuramente. L’Ulivo cresce non solo rispetto al passato ma anche in confronto ai partiti divisi, smentendo la tesi, contrabbandata come regola in questi ultimi mesi, che in politica due più due farebbe tre e non cinque. Avevamo già dimostrato che non è così e ora è arrivata la conferma. Abbiamo preso con noi stessi e con gli elettori l’impegno di dar vita a un nuovo soggetto, quel Partito Democratico del quale parliamo da troppo tempo e che ora è finalmente a portata di mano. Manterremo l’impegno.


In Sardegna è andata meglio che nel resto d’Italia sia per l’Ulivo che per la Margherita: effetto Soru?
«Direi effetto Pili-Berlusconi. Il tentativo di distrarre l’attenzione dal giudizio sui cinque anni appena trascorsi per indirizzarla verso la Giunta regionale non ha funzionato. Ha invece fatto emergere un vasto consenso alle cose fatte da Soru e, soprattutto, una solenne bocciatura dell’azione del suo predecessore. In questo senso, l’iniziativa di Pili si è ritorta contro di lui».


Con voi al governo, la Sardegna vedrà accolte le sue richieste o, almeno, le sarà riservato un trattamento di riguardo?
«Per quel che ci riguarda, i legittimi interessi saranno rappresentati dagli eletti dai sardi in base agli impegni presi da tempo a Cagliari e a Roma e ribaditi in campagna elettorale»


Nessuno ne dubita, si tratta però di capire quale sarà la risposta di Palazzo Chigi e ministeri vari.
«Mi sembra che Prodi si sia pronunciato senza incertezze: con le parole scritte e con quelle dette. Sono sicuro che alle une e alle altre darà seguito nei fatti, seppur con i tempi consentiti dalle compatibilità dell’opera complessiva dell’esecutivo. Preciso, una compatibilità riferita solo ai tempi».


Pensa che sarà inserito nella rosa dei ministri?
«Affronto i problemi man mano che si pongono. Per ora mi sento impegnato nel sostegno al governo per l’attuazione del programma che abbiamo proposto agli italiani».


Al di là del caso personale, ritiene che ci saranno ministri o sottosegretari sardi?
«Sicuramente sì. Non so chi e di quale partito ma ritengo non possano mancare rappresentanti della Sardegna.


Per stare alle cose isolane, chiederete agli americani di affrettare la partenza da La Maddalena?
«L’agenda concordata può essere portata a compimento in tempi ragionevoli per tutti»