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4 Novembre 2009

Parisi, è nelle forze armate che gli italiani si riconoscono

“Se oggi celebriamo assieme l’Unita’ Nazionale e le Forze Armate, e’ perche’ quel 4 novembre
di 91 anni fa lego’ indissolubilmente Forze Armate e Unita’ d’Italia.
Il compimento della unita’ nazionale fu infatti raggiunto attorno e
attraverso le nostre Forze Armate, attorno al nostro popolo in armi,
alla fatica e al dolore di milioni di italiani.Non e’ una celebrazione
retorica. E’ una celebrazione piu’ attuale che mai, e, aggiungerei
purtroppo. Non possiamo infatti dimenticare che l’Unita’ nazionale che
consideravamo un fatto compiuto e forse un fatto scontato,e’ tornata ad
essere un problema. Attorno ad esso si e’ aperta una discussione su
come l’Unita’ debba concretizzarsi. Ma soprattutto non possiamo
dimenticare che contro l’Unita’ d’Italia si sono levate voci che sono
arrivate a metterla in discussione. Non e’ una celebrazione retorica
neppure per quel che riguarda le Forze Armate. La sospensione del
servizio militare obbligatorio, che troppi definiscono abolizione della
leva, rischia infatti di allentare il legame che esiste tra il popolo e
le Forze Armate dimenticando che esse furono allo stesso tempo figlie e
madri della Nazione. Se “una volta fatta l’Italia”, il progetto di
“fare gli italiani” auspicato da D’Azeglio dopo l’Unita’, e’ stato in
qualche modo realizzato questo e’ avvenuto anche grazie alle Forze
Armate. E’ nelle “camerate” e nei cortili dellecaserme che cittadini di
tutte le parti del Paese, che fino a quel momento non disponevano, per
comunicare, neppure di una lingua comune, hanno imparato a parlarsi. E’
nelle “camerate” che si sono riconosciuti come italiani uomini che,
considerandosi innanzitutto cittadini del proprio villaggio, quando si
incontravano in terra straniera, si chiamavano l’un l’altro paisa’.

E’ nelle Forze Armate che oggi ci riconosciamo
come Italia quando i nostri reparti si proiettano all’estero nelle
missioni militari internazionali al servizio dell’ordine e della
sicurezza del Mondo, mettendo a frutto la loro riconosciuta
professionalita’ di soldato e a rischio la loro vita.”