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3 Novembre 2005

Parisi concede l’amnistia a Pannella

Autore: Stefano Cappellini
Fonte: il Riformista

«La Rosa nel pugno è dentro la coalizione. L’apertura di un confronto sul programma è ormai nelle cose».

Arturo Parisi risponde così, via Riformista, alla richiesta dei
radicali di sedere sin dai prossimi appuntamenti al tavolo del
centrosinistra, per concorrere a definire un programma comune per le
elezioni del 2006.

Il nulla osta di Parisi è però accompagnato da alcune precisazioni: «È
fondamentale che i radicali intraprendano il percorso comune accettando
il ruolo guida di Romano Prodi, che nessuno si presenti alla
discussione con richieste pregiudiziali e non negoziabili e che il
confronto con l’Unione cominci solo dopo che radicali e socialisti
hanno maturato una loro sintesi politica».

Implicito, in quest’ultima affermazione, il riferimento alla questione
del ritiro delle truppe italiane dall’Iraq, tema su cui la posizione di
Emma Bonino («No al ritiro») e quella di Enrico Boselli (che la
richiesta di rientro del contingente l’ha già più volte votata in
Parlamento) sono divergenti.

D’altro canto, il presidente dell’assemblea federale della Margherita
dichiara massima disponibilità a ragionare sulla richiesta avanzata da
Marco Pannella di introdurre l’amnistia nel programma unionista: «Credo
– dice Parisi – che nell’ambito più ampio del capitolo giustizia
l’amnistia sia un tema che possa e debba essere concordato a livello di
coalizione».

Non è comunque il tira e molla sui contenuti tra le
diverse anime dell’Unione a preoccupare Parisi. Lo inquieta la
possibilità che il centrosinistra smarrisca lo slancio e lo spirito
acquisito dopo le primarie del mese scorso. Per questo il tema su cui
si sofferma di più è la questione siciliana.

Il leader storico degli ulivisti smentisce di essersi già schierato a
favore di Rita Borsellino, candidata della sinistra radicale che si
accinge a incassare l’appoggio anche dei Ds (ma la riunione dei vertici
locali della Quercia è slittata a domani), contro Ferdinando Latteri,
sostenuto dalla maggioranza del suo partito.

Spiega però che non gli piace il modo in cui i partiti coinvolti nel
progetto dell’Ulivo, alias Partito democratico, stanno preparando le
primarie del 20 novembre. E quando dice «partiti», pensa soprattutto a
uno: il suo.

«I partiti – dice Parisi – hanno il diritto e il
dovere di promuovere e incoraggiare candidature. E io ho apprezzato che
Borsellino e Latteri si siano fatti avanti senza essersi preassicurati
dell’esistenza di una maggioranza che li appoggiasse.

Il problema nasce se un partito avanza una candidatura sulla base di
logiche del passato. Vede, io non mi stupisco che certi modi di pensare
siano sopravvissuti a quella che io definisco l’Apocalisse del 16
ottobre, né me ne scandalizzo.

Certo non posso accettare che una forza politica rivendichi una
candidatura con argomenti del tipo “quella carica tocca a me”. Questo
modo di pensare rappresenta la sopravvivenza di un vecchia cultura
politica, che non ho problemi a definire arretrata e impropria».

Siccome il partito cui si riferisce Parisi è appunto la Margherita, e
gli sponsor nazionali di Latteri sono Rutelli e Marini, il sillogismo è
facile da chiudere. Da qui la domanda: ad appena una settimana
dall’unanimità dell’ultima assemblea federale dei Dl Parisi già torna a
parlare da separato in casa?

«Potrei rispondere – ribatte lui – che fino a dieci giorni fa io ero
all’opposizione nel mio partito, e un motivo doveva pur esserci. O dire
che non c’è alcun deliberato che stabilisce che il candidato della
Margherita debba essere Latteri.

Dico solo: siano le primarie a stabilire chi sarà il candidato
presidente. Bisogna che i partiti dell’Ulivo sposino un’idea
competitiva della democrazia partecipata e non pensino alle primarie
come a una consultazione puramente confermativa».

A proposito di
Ulivo e partito democratico, Parisi snocciola una serie di riflessioni
su vari aspetti del disegno politico. Tempistica: «Mi piace pensare che
l’orizzonte per la realizzazione del partito unico sia la prossima
legislatura. Più realisticamente, mi accontento di sapere che la
direzione di marcia è condivisa e irreversibile».

Gruppi unici in Parlamento: «Puntiamo a gruppi federativi. Per questo
occorrerà una modifica del regolamento parlamentare che permetta di
estendere la formula del gruppo misto, che è una risposta tecnica a un
problema tecnico, anche a gruppi che si uniscono su base politica».

Confini del partito che verrà: «L’orizzonte non è ristretto alle sole
forze che facevano parte della federazione dell’Ulivo (Ds, Margherita,
Sdi e Repubblicani europei, ndr), ma chi aderisce deve condividere lo
spirito da avanguardia riformatrice e la nitida cultura di governo che
animano il progetto».

Diverso è il discorso dei confini della lista dell’Ulivo per la Camera
dei deputati. Verdi e Di Pietro bussano alla porta. Parisi non serra il
lucchetto. Anzi spiega che «la lista unitaria potrebbe dare ospitalità
elettorale anche a forze che non partecipano al disegno politico del
partito democratico. Andrà deciso valutando bene l’impatto della nuova
legge elettorale».

Infine il simbolo della lista: «Per le elezioni del prossimo anno –
annuncia Parisi – useremo il simbolo storico del 1996. Per l’occasione
abbiamo bisogno di presentare l’Ulivo nella sua forma più pura e
originale».