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26 Marzo 2006

Parisi: “Berlusconi deve stare attento. Se votano anche gli apatici per lui sarà disfatta”

Autore: Fabio Martini
Fonte: la Stampa

ROMA. Lo studioso che è in lui gli fa ammettere: «Sì è vero, tra i cittadini attivi e partecipanti il centrosinistra registra i maggiori consensi…», ma poi il professor Arturo Parisi demolisce così l’ultimo refrain di Berlusconi: «Immaginare che la misura della vittoria del centrosinistra possa diminuire grazie all’entrata in linea dell’elettorato di riserva, cioè a quello normalmente astensionista, è già di per sé un riconoscimento della propria sconfitta…». Ma Berlusconi sostiene che se vota più dell’80% degli elettori, lui vince: «E’ bene che lui non faccia troppo conto su quelli che vengono considerati gli elettori apatici. Se la loro apatia dovesse trasformarsi in protesta potrebbe indirizzarsi contro i responsabili dello sfascio del Paese. E’ meglio che Berlusconi si contenti di una partecipazione dell’80%. Se essa cresce, può trasformarsi in disfatta». Da diversi mesi – dopo l’intervista estiva al «Corriere della Sera» sulla cosiddetta questione morale che tante discussioni suscitò a sinistra – il presidente dell’Assemblea federale della Margherita Arturo Parisi ha preferito affidare le sue esternazioni ad interventi scritti, ma ora ha accettato di rispondere alle domande de «La Stampa» e a quelle dei lettori via Web.


Dalle polemiche sul voto elettronico e su possibili brogli della sinistra, lei immagina che la mattina dell’11 aprile qualcuno possa contestare l’esito del voto?

«E’ un po’ che Berlusconi canta questa canzone, una canzone stonata che rappresenta la sua difficoltà a stare da persona normale in una democrazia normale. In parte è il segno dell’incapacità di rendersi conto che questa elezione è una ripetizione del 18 aprile 1948 solo per lui: a causa della sua età e del rilievo dei suoi interessi personali».


Il suo protagonismo per ora sembra giovare soprattutto a Forza Italia: essere capo della futura, eventuale opposizione conviene più al politico, all’imprenditore o all’imputato Silvio Berlusconi?

«Lui pensa a tutti e tre. A noi interessa solo il politico. Ad essere preoccupati dovrebbero essere i suoi alleati: hanno assecondato il gioco a tre punte, immaginando di distrarre gli elettori dalle comuni responsabilità. Finiranno vittime del disegno di Berlusconi, che punta a radicalizzare lo scontro per garantire la sua egemonia sulla Cdl».


E’ ricominciato il chiacchiericcio sul Grande Centro e il partito che può spazzarlo o farlo diventare realtà è proprio la Margherita…

«Mi sembra che le risposte di Rutelli non lascino spazi ad equivoci. Chi pensa che la Margherita sia disponibile ad operazioni neocentriste si sbaglia di grosso. Se il sogno e il rilancio dell’idea di un grande partito democratico sotto il segno dell’Ulivo è al centro di questa elezione, questo è grazie all’impegno unanime di tutte le componenti del partito».


Ed ecco una selezione tra le domande arrivate dai lettori via Web.


Come può una coalizione andare da Clemente Mastella a Vladimir Luxuria?

«Questa è (in parte) la logica del sistema bipolare che ha molti pregi e qualche difetto. I difetti, tra cui l’eterogeneità delle coalizioni, sono accentuati dalla nuova legge elettorale. Vladimir Guadagno, come è giusto chiamarlo, ha peraltro dimostrato di essere meno radicale e molto più equilibrato di come lo si vorrebbe far apparire».


Non pensa che la mancanza di visibilità della componente cattolica della Margherita possa giovare ad avversari come Casini?

«Ma lei pensa che Casini possa proporsi in politica come il rappresentante dei cattolici? Mi accontenterei che, per dare testimonianza di questo, ci alleggerisse della “c” presente nel suo segno elettorale. E penso alla “c” di cristiano, non alla “c” di Casini».


Perché la sinistra ritiene che il cardinale Ruini, solo perché difende la famiglia, sosterrebbe Berlusconi? Un uomo che, dal punto di vista sacramentale, non si trova nella migliore posizione…

«Più che in ogni altro ambito, è in quello religioso che le distanze tra il dire e il fare possono diventare abissali. Penso anche io che sia meglio testimoniare le proprie convinzioni e i propri valori evitando di strumentalizzare a proprio vantaggio i “nomi” che ci hanno comandato «di non nominare invano». Sapendo che anche la democrazia trae alimento dal dialogo».


Che provvedimenti prevede per chi si droga? Psicologo, psichiatra, San Patrignano, Sanremo o San Vittore?

«Educare, prevenire, curare. Non incarcerare. Per le tossicodipendenze non servono né il carcere né i ricoveri coatti. E intendiamo quindi abrogare il recente decreto legge sulle tossicodipendenze, rilanciando una strategia dell’accoglienza sociale per la persona e le famiglie che vivono il dramma della droga. Occorre invece tolleranza zero verso i trafficanti».