Ciriaco De Mita, a sinistra, saluta Enrico Letta al congresso
Dl
Roma – Ultime ore dell’ultimo congresso. Eppure i petali della Margherita
si agitano, si muovono, quasi aumentano e sembrano ben lontani dall’ultimo
respiro. “Ce l’abbiamo fatta” si sussurrano Francesco Rutelli e Walter
Veltroni quando il sindaco di Roma arriva come ospite nello Studio 5 di
Cinecittà dove il congresso della Margherita consuma il suo secondo e
penultimo giorno di sempre. E’ vero, il Partito democratico è nato, almeno
concepito. “Modernizzerà il paese” ha detto ieri Rutelli nel suo discorso
fiume. E’ di sicuro uno degli obiettivi. Certo che a vederlo da qui, dai
vialetti di Cinecittà ombreggiati da pini marittimi dove per ogni pino c’è
un capannello e un petalo di corrente, il partitone sembra risucchiato
dall’ingorgo delle correnti. Uno spettacolo antico. Che non piace ad Arturo
Parisi, padre fondatore dell’Ulivo prima e del Pd poi (Rutelli glielo ha
riconosciuto dal palco mettendolo nel pantheon dei padri storici,
Prodi-Andreatta-Parisi).
Parisi: “Basta con quote e correnti” – Il
ministro della Difesa è emozionato perché “sul treno partito tanti anni fa
non è più solo ma tutti ci hanno messo sopra i propri bagagli”. E’
“orgoglioso” del cammino fatto che è “enorme” e lui se n’è reso conto ieri
quando ha sentito D’Alema a cui riconosce il coraggio di aver pronunciato le
parole “ultimo” congresso Ds e “scioglimento”. Riconosce la vittoria del
“progetto” Margherita ma “la sconfitta del soggetto” Margherita. Ora però
c’è da pensare al futuro, al Pd, creatura fragile, delicata, da proteggere
da scissioni e giochi di corrente. E qui Parisi non può non togliersi sassi
e sassetti dalle scarpe. “Dobbiamo evitare nell’immediato – dice – mosse
sbagliate che possono pregiudicare la novità della storia che inizia”.
Evitare, soprattutto, proprio quello che sta andando in scena nell’altro
congresso, quello ombra, quello lungo i vialetti di Cinecittà: “Evitare
innanzitutto il riprodursi di ogni tipo di quote tra partiti che oltre a
vederci minoritari darebbe anche al nuovo partito il segno del peso
elettorale e organizzativo dei partiti promotori”.
Basta quote, basta
correnti. Basta petali. Avanti tutta, ad esempio, con il voto segreto per
l’elezione del “parlamentino” federale della Margherita. “Sarebbe, questo, –
dice Parisi – il vero segno della modernità”. E’ questa, adesso, per la
Margherita, la sfida più difficile: salvaguardare tutte le sue anime che
sono tante, che hanno paura di scomparire nel partitone e che disperatamente
cercando numeri, boe e appigli.
I petali e le relative percentuali – Lo
schema è complesso, in movimento e scontenta sempre qualcuno.Quello più
diffuso dice che i popolari hanno all’incirca il 70 per cento, i rutelliani
il 25 per cento, diniani e parisiani si dividono il restante 5 per cento. Un
altro schema vede gli ex Ppi al 57-60%, diniani e parisiani il 7 per
ciascuno e Rutelli fermo al 25. E fin qui sarebbe semplice. Il problema è
che il “petalone” ex Ppi produce piccoli petali a non finire. Quindi,
all’interno di quel 60 o 70 per cento bisogna distinguere: Fioroni avrebbe
il 27 per cento; Franceschini il 14 e Letta il 7. E poi Ciriaco De Mita e il
suo “nuovo” delfino, il senatore Antonio Polito, che presidente regionale
campano il primo, presidente provinciale di Napoli il secondo, possono
contare su un bel gruzzolo di voti. Minimo minimo il 5 per
cento.
Applausi fiume per Ciriaco – Ecco, a proposito del nuovo partito e
del basta con le vecchie correnti: oggi a Cinecittà è stata – va detto – la
giornata di Ciriaco De Mita. Non solo perchè quando ha parlato lui lo Studio
5 si è riempito – e poi svuotato – ma perchè durante e alla fine è stato
accolto da una reale e travolgente standing ovation. Da registrare la faccia
scura di Rutelli al tavolo della presidenza e il tentativo, inutile, di
Mattarella di far rispettare i tempi all’ex Presidente del consiglio. E che
ha detto De Mita? Lui resta, questo è chiaro, “perchè il Partito democratico
è una sfida di pensiero e di fede in cui credo”. Però ha un sacco di
“perplessità”. Le primarie ad esempio: “Sono demagogia profonda”. Il
ricambio generazionale, avanti i giovani, “non è dato dalla sostituzione
della classe dirigente, ma dalla capacità della generazione precedente di
facilitare il passaggio di mano”. Il bipolarismo netto poi “da noi non può
funzionare, siamo una società complessa con una storia complessa” dove hanno
peso “il sentimento religioso e la superstizione”. Ok modernizzare “ma
guardare il futuro ha senso se si sa dove guardare”. E a proposito di
laicismo, avverte: “Non apriamo una questione cattolica nel nostro paese
perchè andiamo a spaccare tutto”. Rosetta, delegata di Ponte Cagnano,
demitiana convinta, non sta nella pelle: “Ha sentito come è moderno De Mita?
E’ il più intelligente. Non è vero che non apre a giovani e donne, è il
contrario. Ma lui sa com’è questo paese. Sa che nel mio bacino di voti ci
sono donne che sgranano il rosario a cui io non posso andare a dire che
mettiamo insieme due uomini e due donne perchè lo dicono il Concilio
vaticano e la Costituzione”.
“Non possiamo dire non possumus” – La
delegata di Ponte Cagnano ce l’ha con Rosy Bindi che si prende una bella
quota di applausi quando spiega. “I Dico per me non sono stati un sacrificio
e non ho rinunciato ai valori in cui credo. Cosa c’è di più impellente dei
diritti delle persone?”. Applausi dai quasi tremila dello Studio 5 – forse
l’organizzazione ha sbagliato le previsioni perché sono finiti anche i posti
in piedi – quando scandisce che “la laicità va difesa dalla tentazione sia
del laicismo che del clericalismo” e che “il primato della coscienza si
afferma non lavandosi le mani ma facendo scelte”.
La giornata va
verso la conclusione con l’intervento di Enrico Letta che elogia “la sana
incoscienza per quello che stiamo facendo” e invita la politica “ad
ascoltare e a discernere” perchè, citando Salomone, “il regalo più bello che
ci possa essere fatto è un cuore docile all’ascolto”. E di Willer Bordon,
stoppato da Rutelli col progetto della terza gamba.
Il rito dei
congressi, le parole, le promesse, i sogni. Tutto va in frantumi appena esci
nei vialetti e ascolti i bisbigli dei capannelli in difesa della quota, del
petalo. L’ultima novità è che domani il voto per il parlamentino non sarà né
segreto né palese ma – forse – ci sarà una lista e delle preferenze. Spiega
la delegata Rosetta: “Io poi non ci vado a Roma nel partito democratico a
parlare del mio elettorato. Ho biosogno di avere il mio
referente”.