20 Luglio 2004
Parisi: avanti con primarie e federazione, ora ci vogliono decisioni convinte
Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica
ROMA – Sì alle primarie, a una maggiore partecipazione degli elettori: “A questo pensava Prodi con la proposta della Costituente”, dice Arturo Parisi, presidente dell’assemblea federale della Margherita. E il sondaggio di Ilvo Diamanti non oscura la figura del Professore. “Registro il sicuro primato di Prodi più che la sua dimensione”. Ma quello che preme veramente a Parisi è il “radicamento della federazione a prescindere dai nomi. I Ds hanno affidato al loro congresso la scelta conclusiva sul patto federativo, hanno già segnato un calendario di questo processo. Gli altri partiti sono chiamati ad aprire lo stesso dibattito reale, concreto”.
Chiede anche lei un congresso straordinario della Margherita sul progetto di Prodi?
“Io saluto con favore la scelta della Quercia di mettere al centro delle sue assise il tema della federazione. È il modo per dare radici profonde al disegno. Mi auguro che negli altri partiti della lista si apra una discussione analoga”.
Congresso sì o no?
“La Margherita lo ha celebrato da poco e lì tutti abbiamo posto premesse solide per andare avanti sulla federazione. Ma non posso nascondere che su una decisione acquisita si è poi aperto un confronto con interventi di personalità autorevoli, come De Mita e Rutelli, che hanno fatto affermazioni diverse. Il livello di questi interventi esige una conclusione del dibattito con una sanzione formale delle scelte che riguardano la federazione. Ed è un dibattito che deve attraversare tutto il partito, dalla Lombardia alla Campania alla Sardegna, in modo da avere la garanzia di una partita chiusa. Non possiamo permetterci di avere delle decisioni che possono essere lette in modo opposto dalle diverse parti. Le forme del confronto sono tante: c’è l’assemblea federale o eventuali sedi straordinarie. Certo ci potrebbe essere anche l’ipotesi del congresso ma al momento non ne sento la necessità. Ma la cosa certa è che non possiamo avere un impegno di qualità diversa da quello dei Ds. È una scelta troppo importante, mette in causa la sovranità del partito e va discussa in piena libertà. Non è un problema da affidare ai gruppi di lavoro o almeno non solo a loro. Abbiamo bisogno di decisioni convinte, non della moltiplicazione delle parole. Quello, sì, produce delusione, la distanza tra le parole e i fatti. E dobbiamo guardare a quello che è successo in questi giorni nel Polo. La talpa del bipolarismo ha spiegato a tutti che si sta o di qua o di là, sconfiggendo ancora una volta le tentazioni centriste. In entrambi i campi dovranno riflettere su questo. Il centro non è il luogo dove ci si fa l’occhiolino. Prima che un luogo della politica è un fatto della società: un luogo che si chiama classe media. E’ in questo luogo, il luogo più di ogni altro messo in questione dalla attuale crisi sociale al cui interno le coalizioni sono chiamate a competere”.
Torniamo al sondaggio Eurisko. Vi chiede soprattutto l’unità.
“Quei dati sono da un lato la prova che siamo andati avanti e dall’altro una conferma per chi ha sempre lavorato per la lista. Ma io ci leggo anche una preoccupazione”.
Perché?
“Perché ci costringe a misurare la distanza tra la domanda degli elettori e la risposta dei partiti. Ed è per questo che invoco la chiarezza massima”.
Un’altra richiesta forte è quella delle primarie. A parole sono tutti d’accordo, ma non si realizzano mai.
“Inutile girarci intorno, la richiesta c’è. La leadership della coalizione deve trovare fondamento in un ambito più ampio dei vertici di partito. A questo Prodi pensava quando poneva il problema del coinvolgimento dei cittadini in un processo Costituente. Le primarie corrispondono alla nostra proposta. Però presentano alcune difficoltà tecniche e una politica: il metodo dev’essere concordato da tutti. Visto che si sceglie il leader di tutta la coalizione, la questio ne non può essere lasciata alla decisine di una sola forza per quanto ampia essa sia. Una formula, comunque, va trovata perché gli elettori chiedono un’unità non generica, cioè non si accontentano di non vederci litigare, vogliono una coalizione solida intorno a un leader e a un programma. Evitare una soluzione significa indebolire le scelte per poi denunciarne la debolezza, come è accaduto in passato”.
Nella ricerca di Diamanti Prodi si ferma al 22 per cento di gradimento. Questa è una debolezza?
“Parte della risposta è contenuta nella domanda, come per tutti i sondaggi. Poichè la domanda prevedeva 15 nomi alternativi, il frazionamento era inevitabile. Io però registro il sicuro primato di Prodi più che sottolinearne la dimensione. Anche se non posso non condividere il giudizio di chi sostiene che nel centrosinistra il leader viene visto come promotore di collegialità e non come un capo solitario. Per me non è una sorpresa, è la regola della democrazia. Vale dappertutto, tranne che nei regimi totalitari”.
Prima l’esecutivo della federazione o prima il programma?
“Il programma è un tema che emerge a giorni alterni. Ma non dev’essere né un libro dei sogni né un’enciclopedia. È l’identificazione dei nodi e la verifica delle soluzioni. Sugli organismi della federazione, una gestione transitoria è necessaria e dico transitoria perché oggi avrebbe una legittimazione soltanto partitica. Già oggi la lista ha un comitato nazionale e una struttura esecutiva anche se definita vagamente. Ma questo va bene per “l’intanto”, non è la federazione che chiedono gli elettori. Avremo bisogno di organi e regole che assicurino una qualità diversa da quella degli organismi provvisori”.