2222
15 Febbraio 2005

Parisi, altro che astensione se fossi sicuro che il Governo si propone di portare l’Iraq fuori dalla guerra voterei sì

Finalmente liberi da posizioni pregiudiziali e liberati da ogni tipo di eredità penso che i parlamentari dell’Ulivo debbano confrontarsi con l’unico interrogativo che deve guidare una forza di governo. Che non è come approfittare di questa occasione per differenziarci da altri ma rispondere alla domanda che deve guidare una forza di governo:che cosa faremmo noi se fossimo al governo, che cosa faremo quando saremo di nuovo al governo?

E la risposta non può essere che una: portare l’Iraq fuori dalla guerra, il più in fretta possibile fuori dalla guerra, dalla guerra ingiusta e ingiustificata contro la quale ci siamo battuti fin dall’inizio.

Uscire dalla guerra certo in adempimento al dettato della nostra costituzione senza tuttavia alcuna illusione che il mondo possa essere governato solo con l’arma della testimonianza. 

Uscire dalla guerra, non abbandonare l’Iraq al suo destino. Uscire dalla guerra per non lasciare l’Iraq al suo destino.Uscire dalla guerra per rafforzare la speranza di democrazia aperta dalle ultime elezioni. Se questo fosse l’obiettivo del governo, altro che rifugiarci nella scelta incomprensibile  incomunicabile e impotente della astensione, io mi sentireidi chiedervi di votare si. Ma c’è qualcuno che può onestamente sostenere che l’uscita dalla guerra sia l’obiettivo del governo? Io ritengo di no. Non fossaltro perchè per uscire dalla guerra bisogna riconoscere di esserci entrati. Ed anche se è vero che l’incendio è ormai appiccato e noi non possiamo non porci il problema del suo spegnimento dobbiamo chiederci come potremmo mai spegnere l’incendio con chi lo ha appiccato? O almeno senza che chi lo ha appiccato riconosca i suoi errori e modifichi radicalmente il senso e il segno dell’impegno del nostro Paese.

Invece di aggiungere il nostro sostegno peraltro inutile alla azione di un governo che ha imbrogliato il Paese, il nostro impegno deve esser quello di rafforzare l’iniziativa dei principali paesi europei perchè l’Unione Europea promuova nel quadro dell’Onu la soluzione del dramma irakeno.

Per questo motivo non possiamo che rinnovare il nostro no al passato, e lavorare da italiani e da europei per il futuro.