2222
25 Ottobre 2013

NON SI PUÒ PIÙ STARE CON BERLUSCONI. CON LE LARGHE INTESE SI È PERSO L’ONORE. Giovanna Casadio, La Repubblica

“Qui si parla di venduti e comprati come se fosse una cosa da nulla. Questa è una questione molto più che giudiziaria. È una questione che chiama in causa la condivisione dei valori fondamentali, quelli che rendono possibile la stessa convivenza sociale, la comune idea di persona e della sua libertà”. Arturo Parisi, il padre dell’Ulivo e fondatore del Pd, l’amico che con Prodi ha condiviso venture e sventure dei governi di centrosinistra, ex ministro della 
Difesa, è indignato. Ma non sorpreso. E denuncia: “Di fronte a un episodio di questa portata, come minimo, minimo minimo, mi attendo la richiesta di un confronto esigente, un ripensamento profondo che si interroghi sul come le larghe intese, prima che larghe possano essere vere. Non ho sentito invece reazioni adeguate”.
Parisi, il governo Prodi è caduto per una compravendita di 
senatori?
“In genere capita che per cercare le cose nascoste si 
dimentichino quelle palesi. Non c’era bisogno di queste ultime rivelazioni per ricordarci come iniziò l’attacco di De Gregorio contro il governo di Prodi. Con la sua elezione a presidente della commissione Difesa, forse la più critica e certo nel luogo più critico, al Senato dove la maggioranza era risicatissima. Una elezione resa possibile dal suo repentino passaggio dalla parte Berlusconi, ad immediato ridosso della sua entrata in Parlamento col centrosinistra, e per di più dalla porta che sarebbe dovuta essere quella più stretta, quella di Di Pietro.”
 
Un tradimento.
“Sì è difficile immaginare un tradimento maggiore. Ma innanzitutto il tradimento di un impegno ancora caldo. Quello appena preso con gli elettori. Per De Gregorio riconoscerlo non deve essere stato semplice. E per di più spiegarlo come esito di una corruzione. Ho letto che il magistrato ha evocato al riguardo l’articolo 54 della Costituzione, quello che chiede ai cittadini investiti di funzioni pubbliche “il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Onore! Se c’è una cosa che in questi anni è mancato è proprio l’onore, innanzitutto verso se stessi. Come vede tutto iniziò dall’inizio”.
E come continuò?
“Come era iniziato. Guidato dall’idea che ha segnato il modo in cui Berlusconi è stato in politica. Dalla convinzione che ognuno abbia il suo prezzo. È il lascito più pesante che ci portiamo appresso”.
Il centrosinistra può governare con il “carnefice” politico 
di Prodi?
“In effetti la domanda su come si possa condividere una 
responsabilità al servizio della Repubblica muovendo da posizioni così distanti sul piano dei valori, è una domanda ineludibile. Parlo dei valori, non dei comportamenti. Di questi si interessano i magistrati. E nessuno è al riparo nè da colpe nè da errori. Ecco perchè ritengo necessario un ripensamento radicale”.
Lei crede che nelle larghe intese il Pd possa perdere la sua anima?
“Se si pensa alla profonda contrapposizione dalla quale eravamo partiti, e ancor più al modo in cui ci siamo arrivati resto convinto che sarebbe stato meglio un governo istituzionale di scopo. Si è deciso invece per un governo politico, e nel tempo si è perso di vista lo scopo. La ricostituzione delle condizioni che consentissero ai cittadini di scegliere e all’Italia di ripartire, cominciando innanzitutto dalla modifica della legge elettorale”.
Non la vede in vista?
“No. E meno che mai in un mese, prima cioè che la Consulta si pronunci il 3 dicembre. Come si può fare in pochi giorni quello che non si è fatto negli anni?”.
Una partita già persa?
“Una partita disperante. Pensi come sarebbero andate le cose se l’anno scorso la Consulta avesse accolto 
la richiesta sottoscritta da 1 milione e 200 mila firme, e avesse ascoltato l’appello dei cento costituzionalisti che l’avevano sostenuto. Siamo invece ancora all’alternativa di allora. Tra la sopravvivenza del Porcellum e il rischio di un Porcellum peggiore, una legge che priva i cittadini della possibilità di decidere del governo del paese senza restituire il diritto di eleggere i propri rappresentanti.”
Il nuovo segretario del Pd farà la differenza?
“Già il fatto che su questo Renzi abbia aperto con chiarezza una sfida è un passo avanti.”