Caro direttore,
leggo sul “Corriere della Sera” di un presunto “tavolo segreto Parisi-Capezzone” a proposito del confronto tra l’Unione e i Radicali.
Mi consenta almeno di sorridere. Non fosse altro per il fatto che ho conosciuto e incontrato Daniele Capezzone per la prima e unica volta nella mia vita mercoledì scorso in occasione dell’incontro ufficiale dell’Unione con i Radicali al quale ho preso parte in rappresentanza della Margherita in assenza di Francesco Rutelli impegnato all’estero.
Mai come questa volta un confronto politico si è svolto in tutti i suoi episodi alla luce del sole, documentato dalle agenzie, ripreso dalle telecamere, e spesso raccontato addirittura in diretta grazie a Radio Radicale: con posizioni note sin dall’inizio da parte di tutti. Quelle mie personali sono le stesse che ho esposto nel mio partito e che ho rappresentato a nome del mio partito.
Capisco che l’eccesso di scena possa essere il migliore alimento per i retroscena,e fermarsi all’informazione possa sembrare banale. Ma le posso assicurare che l’unica verità è come poche altre volte quella sotto gli occhi di tutti. Se si ha la pazienza e la voglia di andare oltre le apparenze: quelle delle argomentazioni che vengono dall’esterno e dal passato della politica e quelle del fantasioso teatro della comunicazione alle quali ci ha abituato da sempre Pannella non è difficile ritrovare le cause vere del fallimento del confronto con i radicali.
La verità è che se l’accordo con i Radicali non è stato possibile, questo è stato solo per ragioni politiche. Per il fatto cioè che i Radicali tardano a rendersi conto che il nostro sistema è ormai di tipo bipolare e per poter giocare in esso un ruolo compiuto bisogna scegliere se stare “qui o lì”.
Pretendere di non stare né qui né lì, o sia qui che là, e addirittura rifiutarsi di spiegare politicamente perchè si sta qui e non si sta là non è più accettabile.
Non saremmo giunti al punto al quale purtroppo, ripeto, purtroppo siamo giunti, se i Radicali avessero capito in tempo che non era ammissibile l’impostazione che hanno dato troppo a lungo al confronto, guidata nella pratica dalla ricerca del “miglior offerente”, e nella teoria dalla pretesa che noi avremmo dovuto accettare di considerarci equivalenti e fungibili con quel “Silvio” che noi consideriamo il nostro principale avversario e un pericolo per la democrazia del nostro Paese.
Questo è quello che ho detto nel corso di un confronto che ho cercato di svolgere in modo rigoroso, ed esigente ma leale e aperto, del quale è possibile a chiunque ricostruire ogni passaggio.
Se un errore abbiamo fatto è semmai quello di non avere segnalato con la dovuta forza e tempestività l’inaccettabilità di questo tipo di comportamento da parte dei Radicali. Ma l’abbiamo fatto per il profondo rispetto che portiamo loro, nonostante la consapevolezza della loro “diversità ” e nonostante il fastidio spesso prodotto dal loro “modus operandi”.
A che serve,e soprattutto a chi serve continuare a inventarsi una storia diversa da quella realmente accaduta?
Arturo Parisi
Presidente Assemblea Federale DL Margherita