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23 Marzo 2006

Meno tasse e più equilibrio fiscale

Fonte: L'Unione Sarda

NUORO. «Il Berlusconi showman, attore e battutista sta dando il meglio di sé. L’ultima l’ha riservata al manifestante no global a Genova». Dietro la calma del docente universitario (è ordinario di sociologia dei fenomeni politici, a Bologna), Arturo Parisi nasconde un temperamento sanguigno e la tenacia del sardo che non gioca in difesa.

«In questo differisco da Prodi, lui si considera un diesel», dice il capolista dell’Ulivo alla Camera in Sardegna. E così senza mai abbassare la guardia ribatte agli affondi del centrodestra su tasse, cuneo fiscale e governabilità.


Difende Soru «che ha il merito di aver portato finalmente la Sardegna, come realtà unitaria e non come somma di territori, al centro della politica regionale e nazionale». E contrattacca accusando il premier che «tra una battuta e l’altra si propone di radicalizzare il confronto sino a trasformarlo in scontro».


Dunque state preparando i panini “tasse e mortadella”?
«Questo lo dice Berlusconi, ma se vogliamo stare alla battuta propagandistica dico che non c’è pane senza lavoro. È per questo che il centrosinistra mette al centro della sua proposta il problema dell’occupazione. Su questo il governo Berlusconi ha suonato le campane a morto».


L’Istat dice che l’Isola in un anno ha perso mille posti di lavoro. Qui la Giunta è di centrosinistra.
«È vero, ma non dimentichiamo che le danze sono guidate dalla politica del governo. La vera responsabilità va ricercata nella modalità con cui Palazzo Chigi e la maggioranza di centrodestra hanno governato».


Più concertazione avrebbe salvato più di un posto di lavoro, obiettano sindacati e forze politiche.
«Soru interpreta il passaggio delicato di un cambiamento politico e istituzionale profondo. È in corso un processo di cambiamento e allo stesso tempo di apprendimento del quale partiti, sindacati e cittadini debbono essere protagonisti attivi. Allo stesso tempo al centro dell’azione politica è forse come mai in passato la Sardegna nel suo insieme, sia che si parli di servitù militari, di compartecipazione ai tributi erariali, di energia, di decoder o di continuità territoriale».


Il ministro Tremonti è certo che con voi gli Italiani saranno più poveri.
«Tremonti parla del futuro per far dimenticare che gli italiani sono oggi più poveri. Basta ripassarsi il contratto, sottoscritto solo da Berlusconi, con i suoi cinque punti fra cui la riduzione delle tasse. Il primo ad essere stato disatteso. Ma il peggio è che ad essere disatteso è stato il sesto punto».


Lo ricordi lei qual è
«La promessa di non ricandidarsi se in questi cinque anni non avesse rispettato il contratto».


Il governo dice di aver ridotto le tasse.
«Il governo ha fatto solo una partita di giro. Ha trasferito su Comuni ed enti locali una parte della pressione fiscale. Come se alla fine i soldi non uscissero sempre dalla stessa tasca».


Ma voi aumenterete le tasse?
«Non ci sarà un aumento, ci sarà un riequilibrio secondo il principio della sussidiarietà. L’opposto della concezione che ha il centrodestra. Per Berlusconi le tasse sono un furto che lo Stato perpetra ai danni del cittadino. Salvo poi accorgersi che è aumentata la spesa pubblica e il debito è tornato dopo tanti anni a ricrescere».


Cuneo fiscale ridotto di cinque punti. Come farete?
«Intervenendo su tutte le voci. Compreso il sistema pensionistico. Il peso fiscale contributivo va alleggerito, e soprattutto va fatto in tempi celeri altrimenti l’economia del Paese non si rimette in moto. Certo sappiamo che non sarà facile visto il disastro dentro il quale siamo finiti».


Un disastro anche la riforma elettorale?
«Non c’è dubbio. Come dice Calderoli “una porcata pensata per impedire il governo del Paese sapendo che sarebbe passato in altre mani”. Credo fondamentale il recupero di una logica maggioritaria».


Sarà d’accordo Bertinotti?
«Ho parlato di logica maggioritaria. Bisogna ristabilire un rapporto diretto tra elettori ed eletti che è saltato con questa riforma. Va contrastata la tendenza alla frammentazione».


Parliamo dell’Unione: cosa accomuna lei a Luxuria?
«Un programma politico che abbiamo dettagliato nei particolari anche se sappiamo che esistono punti sui quali la pensiamo diversamente, come è normale nella vita e in democrazia. Vladimiro Guadagno, come è giusto chiamarlo, ha dimostrato per altro di essere meno radicale e molto più equilibrato di come lo si vuole fare apparire».


Le vostre priorità.
«Rimettere in moto la crescita, e ridare credibilità al Paese. Riaffermare il suo ruolo come protagonista in Europa».